Il governo greco ci riprova. L’ultima trovata contro l’evasione delle tasse, salita alle stelle dopo la salita al potere di Alexis Tsipras lo scorso gennaio, consiste nello sguinzagliare per le strade “decine” di ispettori del fisco. Incaricati, riferisce l’edizione online di Kathimerini, di fare la posta davanti a negozi, bar, ristoranti, autofficine e cliniche per chiedere ai clienti di esibire la ricevuta. Se chi esce non sarà in grado di produrre lo scontrino, faranno un controllo nell’esercizio commerciale e avvierano un’indagine. La campagna è già partita e ad avere la priorità sono le destinazioni turistiche.
Il piano non è del tutto nuovo, visto che quattro mesi fa l’ex ministro delle Finanze Yanis Varoufakis progettava di reclutare come controllori in incognito gli studenti e perfino i turisti. Nel frattempo in Grecia quasi tutto è cambiato e ora Varoufakis deve addirittura affrontare una raffica di citazioni in giudizio per il suo “piano B” sull’uscita dall’euro. Ma la lotta all’evasione resta un problema irrisolto. E Atene, mentre negozia con le istituzioni il terzo piano di salvataggio, continua ad avere le casse vuote. Anche perché nei mesi di stallo delle trattative i greci hanno, appunto, smesso di pagare le tasse, facendo salire a quasi 80 miliardi i debiti fiscali. Di qui il piano di ispezioni a tappeto annunciato dal segretario generale per le entrate Katerina Savvaidou. Secondo il ministro aggiunto delle Finanze greco, Trifon Alexiadis, già lo scorso fine settimana sono state controllate 1.600 imprese e nel 23% dei casi sono state riscontrate irregolarità. Lo stesso Alexiadis ha ammesso però che mezzi e personale sono scarsi: il ministero può contare solo su 421 controllori per 37.500 situazioni da verificare e le dogane elleniche non dispongono nemmeno dei sistemi a raggi X.
Sul fronte politico, intanto, è atteso per giovedì il pronunciamento del Parlamento sulle richieste di revocare l’immunità a Varoufakis (che è ancora deputato) e consentire che sia sottoposto a processo. Dopo la citazione per alto tradimento arrivata martedì, il procuratore della Corte Suprema ellenica ha inviato alle Camere una nuova citazione. Come riferisce Protothema online, stavolta l’accusa nei confronti dell’economista è di violazione dei dati personali dei cittadini, un reato che prevede una pena sino a 20 anni di reclusione. I deputati dovranno esaminare le accuse e chiedere l’intervento di una commissione esaminatrice o avviare un’inchiesta sulle rivelazioni di Varoufakis per decidere se revocargli l’immunità e mandarlo alla sbarra. Un procuratore greco ha già avviato un’indagine, che non vede l’ex ministro come indagato ma si concentrerà su eventuali violazioni della legge sulla protezione dei dati. Varoufakis ha negato ogni accusa e ha affermato che le denunce sono un tentativo di danneggiare il governo.