In un lungo comunicato di risposta, la maison francese fa sapere di "rispettare e condividere le emozioni della signora Birkin" e di aver iniziato un'indagine presso l'azienda texana coinvolta nel filmato diffuso dalla PETA, nel quale si mostrano le pratiche cruente finite sotto accusa. “E’ da oltre 10 anni che organizziamo visite mensili ai nostri fornitori – scrive la casa di moda - controlliamo la loro conformità con le norme di macellazione stabilite da esperti veterinari e dalla Fish and Wildlife, e le regole stabilite dalla Convenzione di Washington del 1973 che definisce la protezione delle specie in via di estinzione”
Je t’aime, moi non plus. C’è troppa crudeltà nell’uccidere i coccodrilli per creare le borse che prendono il suo nome. Così la cantante ed attrice britannica Jane Birkin ha chiesto alla celebre azienda di moda parigina Hermes di togliere il proprio nome da una delle icone più leggendarie del fashion internazionale: la Birkin bag. A sorprendere improvvisamente la 69enne interprete di Blow-up, ed infastidirla dopo trent’anni di accordo commerciale per la Birkin Bag, è stato un filmato della PETA, l’organizzazione no-profit che sostiene i diritti degli animali. Il video, su youtube da un paio di mesi, è una delle inchieste filmate che PETA compie da tempo andando a visitare in incognita allevamenti di animali che poi verranno macellati a fini alimentari o per abbigliamento in mezzo mondo. Nel video preso a pretesto dalla Birkin, vediamo subito coccodrilli uccisi e appesi contro un muro gocciolanti sangue dalle fauci, poi seguendo un allevatore dello Zimbabwe entriamo in una stanza del macello dove ad un piccolo coccodrillo viene lentamente tagliata la nuca e poi infilati dei lunghi aggeggi di metallo lungo la schiena mentre è ancora vivo. Stesso discorso, e stessa mattanza, nei minuti che seguono nell’allevamento Lone Ranger che si trova in Texas. Entrambi gli allevamenti, per bocca dei responsabili intervistati nel video dalla PETA, confermano che quella pelle di alligatore diventa prodotti Hermes, tra cui la Birkin bag.
“Dopo essere stata avvisata delle pratiche crudeli subite dai coccodrilli durante la loro macellazione per la produzione di borse Hermès che portano il mio nome, ho chiesto al gruppo Hermes di dare un altro nome alla Birkin bag fino a quando l’azienda non implementerà migliori pratiche che rispondono alle norme internazionali per la produzione di questa borsa”, ha spiegato ufficialmente Jane Birkin in una dichiarazione rilasciata dalla PETA.
“Jane Birkin ha espresso le sue preoccupazioni per quanto riguarda le pratiche della macellazione di coccodrilli. E i suoi commenti non influenzano in alcun modo l’amicizia e la fiducia che abbiamo condiviso per molti anni”, ha spiegato il gruppo Hermes in un comunicato pubblicato dal Daily Mail. “Hermes rispetta e condivide le emozioni della signora Birkin ed è rimasto scioccato dalle immagini trasmesse online. Intanto un’indagine è in corso presso l’azienda texana coinvolta nel video. Qualsiasi violazione delle norme sarà quindi sanzionata”. Hermes precisa inoltre che questa fattoria non appartiene a loro e le pelli di coccodrillo in dotazione non sono utilizzate per la fabbricazione di borse Birkin perché Hermès impone ai suoi partner i più alti standard nel trattamento etico dei coccodrilli”. “E’ da oltre 10 anni che organizziamo visite mensili ai nostri fornitori – continua la casa di moda francese – controlliamo le loro pratiche e la loro conformità con le norme di macellazione stabilite da esperti veterinari e dalla Fish and Wildlife, e le regole stabilite dalla Convenzione di Washington del 1973 che definisce la protezione delle specie in via di estinzione”.
Una Birkin bag può costare dai 6mila ai 100mila euro. Nata nel 1981 dopo uno scambio di idee e necessità tra la cantante britannica e l’allora amministratore delegato di Hermes, Jean Louis Dumas, la borsa più celebre al mondo viene continuamente indossata dal jet set internazionale sia per l’originalità del suo disegno estetico che per la sua notevole praticità. Tra chi ha atteso anche un anno per averne una, citiamo Jennifer Lopez, Victoria Beckham, Kim Kardashian e Jessica Simspon. Altre star hollywoodiane hanno anticipato la Birkin nella sua protesta contro indumenti e ad accessori di moda derivanti dall’uccisione di animali, sulla falsariga della madrina animalista Brigitte Bardot. Contro le pellicce, ad esempio, si sono spogliate Elisabetta Canalis e Pamela Andersson. Mentre Paris Hilton si è “convertita” di recente al cruelty free. Lo scorso due luglio in una vetrina di moda di Beverly Hills, la modella Bonnie-Jill Laflin, in accordo con la PETA, si è mostrata nuda con la pelle dipinta come fosse di coccodrillo.