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Legalizzazione cannabis, il successo clamoroso di una petizione costringe il Parlamento inglese a discutere la proposta

In nemmeno una settimana, da martedì 21 luglio, quando la raccolta firme ha preso il via, la pagina web è stata letteralmente presa d’assalto al ritmo di 15mila firme al giorno. Nel testo della petizione ideata da James Richard Owen si chiede la legalizzazione della produzione, la vendita e l'uso di cannabis

di Davide Turrini

Arrivano 168mila 573 firme a favore della cannabis e il Parlamento britannico mette in agenda la discussione di una possibile legge ad hoc per liberalizzarla. La petizione all’inglese per legalizzare la marijuana ha ampiamente superato le 100mila firme richieste dal regolamento parlamentare per diventare ufficialmente materia di confronto in aula. Tanto che la Camera dei Comuni, secondo il sito web dell’Independent, ha stabilito che il tema sarà dibattuto nel prossimo mese di settembre.

In nemmeno una settimana, da martedì 21 luglio, quando la raccolta firme ha preso il via, la pagina web è stata letteralmente presa d’assalto al ritmo di 15mila firme al giorno. Nel testo della petizione ideata da James Richard Owen si chiede la legalizzazione della produzione, la vendita e l’uso di cannabis: “Legalizzare la cannabis potrebbe portare un guadagno di 900milioni di sterline in tasse ogni anno, un risparmio di oltre 400milioni di sterline per le indagini di polizia e creare oltre 10.000 nuovi posti di lavoro”. “È una sostanza più sicura dell’alcool e ha molti usi terapeutici – continua il comunicato della petizione – Si ritiene sia stata utilizzata dagli esseri umani per oltre 4000 anni. Ed è inoltre stata resa illegale nel Regno Unito nel 1925”.

“Ci sono circa tre milioni di fumatori adulti di cannabis nel Regno Unito e non credo che sia giusto che il governo criminalizzi questa enorme fetta di società”, ha spiegato al Guardian l’ideatore della petizione James Owen, uno studente di economia presso l’Università di Aberystwyth. Nel marzo scorso sull’isola di Man, un costruttore edilizio, tal Martin Kewley, è stato fermato dalla polizia perché in possesso nel comodino di casa di una sterlina e sessanta di erba. Morale della favola: l’uomo è stato condannato a sei mesi di libertà vigilata, ma ciò che più ha fatto discutere giornali e opinione pubblica è stato che i costi giudiziari per avviare la causa contro Kewley sono ammontati a ben 5mila sterline. “Dopo la legalizzazione in Uruguay e in molti stati degli Stati Uniti, ma soprattutto in tempi di tagli alle spese governative, la gente non vuole spendere soldi pubblici per operazioni di polizia su qualcosa che si ritiene pressoché innocuo”, continua Owen. Infatti, nonostante la cannabis venga utilizzata in diversi farmaci nel Regno Unito, è comunque illegale possederla, coltivarla e distribuirla. Inoltre trafficare in questa sorta di droga di “serie B” può comportare fino a 14 anni di carcere e a multe dalla tariffa illimitata.

La petizione che in pochi giorni ha avuto un successo oltre ogni aspettativa, è nata poche ore dopo l’annuncio della polizia di Durham, città nel nord est dell’Inghilterra, che ha deciso di non perseguire più come criminali i piccoli produttori e i fumatori di cannabis, al fine di dare priorità nell’uso delle risorse economiche contro la criminalità più grave. Una decisione che ha subito fatto tuonare il ministro della Giustizia inglese, il conservatore Mike Penning: “La coltivazione della cannabis rimane illegale”. Ma il dado è tratto: la depenalizzazione dei reati riguardanti la marijuana sembra dietro l’angolo. Pochi giorni fa in Italia è stato presentata un proposta di legge bipartisan depositata in aula dal deputato Benedetto Dalla Vedova, dove viene chiesta la possibilità di detenzione di cannabis in modica quantità per uso ricreativo. La proposta ha raccolto la firma di 218 parlamentari. Tra le altre misure previste anche il permesso di coltivare piante in casa fino a un massimo di cinque e la vendita al dettaglio in negozi dedicati forniti di licenza dei monopoli di stato.

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