“Lasciatevi sorprendere dai film in Mostra”. Al suo quarto anno da direttore artistico, Alberto Barbera sembra non stancarsi di ripetere il verbo “sorprendere” annunciando il programma ufficiale della 72ma Mostra Internazionale di Arte Cinematografica (2-12 settembre) presentato oggi a Roma. Composto da 55 lungometraggi e 16 corti scelti da oltre 3193 opere visionate, il festival lagunare appare nel suo insieme più eterogeneo dei precedenti e certamente meno rispondente ai rumors delle ultime ore ad eccezione dei quattro italiani concorrenti, che confermano le voci di corridoio. Sono infatti Marco Bellocchio (Sangue del mio sangue), Giuseppe Gaudino (Per amor vostro), Luca Guadagnino (A Bigger Splash) e l’esordiente Piero Messina (L’attesa) i nomi deputati a rafforzare la presenza tricolore del concorso (una risposta ai troppi francesi a Cannes?) composto da 21 titoli, un paio in più rispetto agli scorsi anni.
Non mancano gli Autori (Egoyan, Gitai, Kaufman, Skolimowski, Sokurov) e soprattutto le star per un tappeto rosso “scintillante” (attesi l’annunciato Depp, tutti i protagonisti di Everest e Kristen Stewart, Tilda Swinton, Ralph Fiennes, Eddie Redmayne, Juliette Binoche, Anthony Hopkins, Michael Keaton, Mark Ruffalo, Rachel McAdams mentre “sono in corso negoziazioni” per avere al Lido Robert De Niro, Leonardo DiCaprio e Brad Pitt ovvero i divi protagonisti del corto di Martin Scorsese The Audition in programma fuori concorso) ma sono soprattutto alcuni generi di cinema “outsider” a stupire nella corsa al Leone d’oro. Tra questi l’opera sperimentale di e con Laurie Anderson (Heart of a Dog) che è l’unica donna a concorrere accanto all’australiana Sue Brooks, il film di animazione Anomalisa di Kaufman & Johnson e il documentario Behemoth del videoartista cinese Zhao Liang.
“Anche dall’America abbiamo scelto opere non scontate e piuttosto disturbanti” ha sottolineato Barbera mettendo in evidenza il suo tentativo di cavalcare il precario equilibrio di “non andare contro nessuno senza assecondare tutti. In 4 anni di direzione artistica, penso abbiate capito il tipo di progetto che abbiamo provato a costruire per questo festival. Per esso abbiamo rivendicato una forte identità che attraversi la complessità del cinema contemporaneo ma anche che si distanzi dagli festival altri “concorrenti” “. E sulla concorrenza ormai spietata nel mondo dei cine-festival ha proprio puntato l’attenzione il presidente della Biennale Paolo Baratta: “Ormai si opera in una crescente concorrenza, un fattore non sempre percepito nella giusta misura e che rende sempre più difficile mantenere in Italia uno dei principali cine-festival mondiali. Benché Venezia resti riconosciuta come uno degli appuntamenti principali dell’anno nella stagione autunnale, abbiamo dovuto cambiare parecchie cose per rimanere fedeli a noi stessi. In questo senso, voglio accentuare la necessità avvertita dalla Biennale tutta e in particolare dalla Mostra cinematografica di espandere la propria esperienza di contatto con le opere d’arte come primaria funzione culturale di un’istituzione come questa”.
Espansione e ottimismo seppur nella fatica hanno fatto da contraltare alla conferenza stampa alle parole, invece, durissime avute da Barbera verso il cinema nostrano assai trascurato dallo Stato. “Non basta avere eccellenze a Cannes e Venezia per dire che il cinema italiano goda di buona salute. Direi che siamo in profonda crisi, specie sul lato produttivo: con le stesse risorse di due anni fa si producono il doppio dei film (250 contro 125) e tutto questo va a scapito della qualità”. La presenza dal Belpaese comunque è – sulla carta – anche qualitativa alla Mostra 2015: accanto ai quattro citati, due titoli sono in concorso a Orizzonti (Italian Gangster di Renato De Maria e Pecore in erba dell’esordiente Alberto Caviglia) e tre nel fuori concorso (il doc Gli uomini di questa città non li conosco di Franco Maresco, il doc L’esercito più piccolo del mondo di Gianfranco Pannone e – attesissimo – il film postumo del compianto Claudio Caligari, Non essere cattivo, terminato da Valerio Mastandrea che ne è anche il produttore esecutivo). Importante, per le eccellenze annoverate, la sezione dedicata quest’anno ai documentari: il taiwanese Tsai Ming-liang, gli americani Frederick Wiseman e Noah Baumbach e l’ucraino Sergei Loznitsa si aggiungono ai nostri Pannone e Maresco a comporre un gruppo di titoli di indubbio interesse. Quanto alle nazionalità rappresentate spiccano al solito gli USA (19 film di cui 5 in concorso) e la Francia anche se il numero di 23 racchiude anche le coproduzioni francesi: nella realtà, i veri autori transalpini quest’anno in concorso sono solo 2). In riferimento, infine, al tema portante dei film della 72ma Mostra, Barbero ammette: “Non abbiamo riscontrato tematiche ricorrenti; l’unico aspetto che mi sembra accomunare diverse opere selezionate è che si ispirano a storie realmente accadute”.