Dopo le indiscrezioni arriva la conferma ufficiale del governo afghano. “Il mullah Mohammad Omar, leader dei talebani, è morto nell’aprile del 2013 in Pakistan”, ha fatto sapere il presidente Ashraf Ghani in un comunicato pubblicato sul sito web della presidenza e diffuso tramite il suo account Twitter. Il portavoce dell’intelligence afghanan, Hasib Sediqi, ha confermato la notizia aggiungendo che la guida spirituale è morta in un ospedale di Islamabad probabilmente di tubercolosi. La notizia della scomparsa del leader talebano stata ritenuta “credibile” anche dagli Usa e il portavoce della Casa Bianca Eric Schultz ha riferito che la presidenza era a conoscenza dei report sulla sua morte.
Il mullah Omar era uno degli uomini più ricercati al mondo. Le sue tracce si persero durante la guerra in Afghanistan che portò alla caduta del regime dei talebani, insediatosi nel ’96 e crollato nel 2001. Una fuga misteriosa a bordo di una motocicletta. E tutta la sua vita, in realtà, è sempre stata avvolta dal mistero (leggi). Su di lui pendeva una taglia di dieci milioni di dollari offerti dagli Stati Uniti a chiunque fornisse informazioni utili al suo ritrovamento. La guida spirituale dei talebani, infatti, era ricercata per aver protetto Osama Bin Laden, e la rete terroristica di Al-Qaida, prima e dopo gli attentati dell’11 settembre 2011.
Lo scorso 15 luglio il sito web del movimento “Emirato Islamico dell’Afghanistan” ha diffuso una dichiarazione attribuita al mullah Omar in cui per la prima volta, dopo 14 anni di guerra, si annuncia l’apertura a colloqui di pace con il governo di Kabul, ribadendo al contempo l’obiettivo di “porre fine all’occupazione delle forze straniere”. Per venerdì prossimo è previsto a Islamabad, capitale del Pakistan, il secondo appuntamento dei colloqui fra emissari dei talebani ed esponenti del governo di Kabul per l’avvio del tormentato processo di pace. “Il governo dell’Afghanistan crede che la strada per i colloqui di pace sia più spianata che mai, perciò invita tutti i gruppi armati di opposizione ad approfittare dell’opportunità e unirsi al processo di pace”, si legge ancora nel comunicato del governo di Kabul.
I talebani, in occasione del 19° anniversario della sua nomina a comandante supremo, avevano pubblicato una biografia di 19 pagine del capo dei talebani per smentire le voci della sua morte.
Le ultime in ordine di tempo risalgono alla scorsa settimana quando Fidai Mahaz, gruppo nato da una scissione all’interno del movimento dei talebani, ha diffuso la notizia dell’uccisione del mullah Omar che risalirebbe a due anni fa.
Secondo il presunto portavoce di Fidai Mahaz, Qari Hamza, il leader dei talebani sarebbe stato ucciso nel luglio del 2013 “dal mullah Akhtar Muhammad Mansoor”, numero due del mullah Omar, “e da Gull Agha”. Lo scorso anno circolavano notizie sulla concessione da parte del mullah Omar al Mulllah Akhtar Mohammed Mansoor di tutti i poteri in materia di processo di riconciliazione. Lo scorso novembre la Direzione nazionale per la sicurezza (Nds, i servizi afghani) ha fatto sapere che è “possibile” che il mullah Omar sia morto.
Per l’Nds, il movimento dei talebani è ormai diviso in tre fazioni, due guidate dal mullah Qayum Zakir e dal mullah Agha e un’altra composta da elementi “neutrali”. Nel tempo non sono mancate neanche voci, messe in circolazione da fonti governative afghane, secondo cui il mullah Omar sarebbe detenuto dalle forze pakistane nella città di Karachi. Il movimento dei talebani è in crisi anche per la penetrazione del sedicente Stato Islamico (Is) in Pakistan e Afghanistan.