È stato dunque presentato a Milano O generosa!, l’inno commissionato dalla Lega Calcio Serie A a Giovanni Allevi, che accompagnerà il campionato italiano per tutta la stagione. Già dalla notizia, il compositore ascolano è stato subissato da una valanga di feroci critiche.
Devo confessare una cosa: la quantità ciclopica di anatemi che lo hanno colpito nelle ultime ore stanno riuscendo nell’ardua impresa di rendermelo simpatico. E non credo c’entri più di tanto l’animo da bastian contrario. Trovo semplicemente pretestuosi gli attacchi; o, almeno, fuori luogo.
Mi spiego meglio. E parto da più lontano.
È oramai polemica conosciuta quella col violinista Uto Ughi, che anni fa definì le composizioni di Allevi musicalmente risibili. Ughi affrontava il discorso – con ovvie competenze, non serve che lo ribadisca io qui – dal punto di vista strettamente tecnico e di linguaggio, di originalità, e si lamentava principalmente per la mole di energia mediatica “sprecata” nei confronti di Allevi, in occasione di un’esibizione al Senato della Repubblica: «Che spettacolo desolante! Vedere le massime autorità dello Stato osannare questo modestissimo musicista». Ughi definì la musica di Allevi “risibile”. Vero: la musica di Allevi è codicologicamente risibile.
Già, perché la musica classica punta all’uso di una grammatica particolare – quella musicale – fatta di morfemi e unità minime di significato esclusive. Con quelle unità minime bisogna saper comunicare. Ed emozionare.
In un luogo istituzionale, quello in cui dovrebbero sedere i nostri rappresentanti migliori, è bene far esibire chi strutturalmente padroneggia meglio il mezzo di espressione a cui ci si riferisce, in questo caso la musica classica: tutto ciò che accade in lì dovrebbe essere eccellente ed esemplare.
Il problema è che Allevi fa pianismo pop, non musica classica: non sfrutta le unità minime di significato, ma la forza di impatto e riconoscimento di fatti musicali precostituiti ed estremamente conosciuti. Come un poeta che riempie le poesie di citazioni già sentite. Allevi sfrutta le icone musicali ben presenti nell’immaginario collettivo – siano esse ritmiche o, soprattutto, melodiche –, le giustappone, le mischia, ne fa un pastiche postmoderno che dribbla il virtuosismo e la capacità tecnica di inventare dal niente figure significanti.
Lo si capisce anche solo vedendo il video delle prove col coro per l’inno: lui ha in testa riferimenti iconici precisi, non parla mai di linguaggio, di codice. Si spiega per strutture prefabbricate comunicative: «Come Michael Jackson, come i Queen, deve essere più rinascimentale».
Sia chiaro: ci vuole capacità anche in questo. Ma è una capacità diversa. Quindi: se lo fai suonare in un luogo tanto importante, delicato e istituzionale spacciandolo per qualcosa che non è, io, che sono universalmente riconosciuto come uno dei massimi esponenti mondiali di ciò che stai spacciando, me la prendo; me la prendo un bel po’, e giustamente.
E ora torniamo al calcio. Cosa è stato chiesto ad Allevi? Un inno che accompagni l’apertura di ogni partita di pallone. Oserei dire – sicuramente peccando d’imprecisione iperbolica –, quasi un jingle introduttivo, un po’ come quegli stacchetti che ascoltiamo in tv al rientro dalla pubblicità d’intervallo. Non so precisamente a cosa servirà. Probabilmente per l’entrata delle squadre in campo.
So solo che ciò di cui c’era bisogno era qualcosa di sicuro impatto: perché quello si aspetta in quel momento chi segue il calcio.
Allevi, dunque, era il più adatto compositore italiano a cui chiedere quest’inno. La musica è di grande e facile impatto; il testo è addirittura forse anche meglio, perché parlare di onestà e valori dello sport oggi in Italia è addirittura scandaloso e di certo inverosimile, come Cassano che canta «siam pronti alla morte».
Purtroppo invece è prassi comune catalogare artisti, persone e opere per partito preso: se sei di qua sei giusto; se sei di là no. In Italia funziona troppo spesso così. Vietato ragionare criticamente sulle cose e capire che spesso non è tutto bianco o tutto nero.
Suppongo che anche questo scritto subirà il medesimo meccanismo: i sostenitori di Allevi ce l’avranno con me perché, come Ughi, ho definito la sua musica “risibile”; tutti gli altri anche, perché lo difendo.
Sarà molto divertente, però.
Paolo Talanca
Critico musicale
Musica - 29 Luglio 2015
‘O Generosa!’, giù le mani da Giovanni Allevi
È stato dunque presentato a Milano O generosa!, l’inno commissionato dalla Lega Calcio Serie A a Giovanni Allevi, che accompagnerà il campionato italiano per tutta la stagione. Già dalla notizia, il compositore ascolano è stato subissato da una valanga di feroci critiche.
Devo confessare una cosa: la quantità ciclopica di anatemi che lo hanno colpito nelle ultime ore stanno riuscendo nell’ardua impresa di rendermelo simpatico. E non credo c’entri più di tanto l’animo da bastian contrario. Trovo semplicemente pretestuosi gli attacchi; o, almeno, fuori luogo.
Mi spiego meglio. E parto da più lontano.
È oramai polemica conosciuta quella col violinista Uto Ughi, che anni fa definì le composizioni di Allevi musicalmente risibili. Ughi affrontava il discorso – con ovvie competenze, non serve che lo ribadisca io qui – dal punto di vista strettamente tecnico e di linguaggio, di originalità, e si lamentava principalmente per la mole di energia mediatica “sprecata” nei confronti di Allevi, in occasione di un’esibizione al Senato della Repubblica: «Che spettacolo desolante! Vedere le massime autorità dello Stato osannare questo modestissimo musicista». Ughi definì la musica di Allevi “risibile”. Vero: la musica di Allevi è codicologicamente risibile.
Già, perché la musica classica punta all’uso di una grammatica particolare – quella musicale – fatta di morfemi e unità minime di significato esclusive. Con quelle unità minime bisogna saper comunicare. Ed emozionare.
In un luogo istituzionale, quello in cui dovrebbero sedere i nostri rappresentanti migliori, è bene far esibire chi strutturalmente padroneggia meglio il mezzo di espressione a cui ci si riferisce, in questo caso la musica classica: tutto ciò che accade in lì dovrebbe essere eccellente ed esemplare.
Il problema è che Allevi fa pianismo pop, non musica classica: non sfrutta le unità minime di significato, ma la forza di impatto e riconoscimento di fatti musicali precostituiti ed estremamente conosciuti. Come un poeta che riempie le poesie di citazioni già sentite. Allevi sfrutta le icone musicali ben presenti nell’immaginario collettivo – siano esse ritmiche o, soprattutto, melodiche –, le giustappone, le mischia, ne fa un pastiche postmoderno che dribbla il virtuosismo e la capacità tecnica di inventare dal niente figure significanti.
Lo si capisce anche solo vedendo il video delle prove col coro per l’inno: lui ha in testa riferimenti iconici precisi, non parla mai di linguaggio, di codice. Si spiega per strutture prefabbricate comunicative: «Come Michael Jackson, come i Queen, deve essere più rinascimentale».
Sia chiaro: ci vuole capacità anche in questo. Ma è una capacità diversa. Quindi: se lo fai suonare in un luogo tanto importante, delicato e istituzionale spacciandolo per qualcosa che non è, io, che sono universalmente riconosciuto come uno dei massimi esponenti mondiali di ciò che stai spacciando, me la prendo; me la prendo un bel po’, e giustamente.
E ora torniamo al calcio. Cosa è stato chiesto ad Allevi? Un inno che accompagni l’apertura di ogni partita di pallone. Oserei dire – sicuramente peccando d’imprecisione iperbolica –, quasi un jingle introduttivo, un po’ come quegli stacchetti che ascoltiamo in tv al rientro dalla pubblicità d’intervallo. Non so precisamente a cosa servirà. Probabilmente per l’entrata delle squadre in campo.
So solo che ciò di cui c’era bisogno era qualcosa di sicuro impatto: perché quello si aspetta in quel momento chi segue il calcio.
Allevi, dunque, era il più adatto compositore italiano a cui chiedere quest’inno. La musica è di grande e facile impatto; il testo è addirittura forse anche meglio, perché parlare di onestà e valori dello sport oggi in Italia è addirittura scandaloso e di certo inverosimile, come Cassano che canta «siam pronti alla morte».
Purtroppo invece è prassi comune catalogare artisti, persone e opere per partito preso: se sei di qua sei giusto; se sei di là no. In Italia funziona troppo spesso così. Vietato ragionare criticamente sulle cose e capire che spesso non è tutto bianco o tutto nero.
Suppongo che anche questo scritto subirà il medesimo meccanismo: i sostenitori di Allevi ce l’avranno con me perché, come Ughi, ho definito la sua musica “risibile”; tutti gli altri anche, perché lo difendo.
Sarà molto divertente, però.
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(Adnkronos) - Un Napoli a due facce batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte parte bene, soffre nella ripresa e liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa tre punti d'oro. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
(Adnkronos) - Un Napoli a due facce batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte parte bene, soffre nella ripresa e liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa tre punti d'oro. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
(Adnkronos) - Un bel Napoli batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa tre punti d'oro. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
(Adnkronos) - Un bel Napoli batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa i tre punti. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
Roma, 21 dic (Adnkronos) - Il concerto di Natale alla Camera "Morricone dirige Morricone", registrato questo pomeriggio nell'Aula di Montecitorio, sarà in onda su Rai 1, a cura di Rai Parlamento, lunedì 23 dicembre alle 15.30. Alla stessa ora sarà trasmesso anche sulla webtv della Camera e sul canale satellitare. Lo rende noto la Camera.
L'evento è introdotto dal Presidente Lorenzo Fontana. Il Maestro Andrea Morricone esegue molte delle celebri composizioni del padre Ennio. Il programma, introdotto dall'Inno italiano, abbraccia i brani più famosi, da "Gli Intoccabili" a "The Mission". A interpretare le musiche sono: l'orchestra Roma Sinfonietta, con la direzione del Maestro Andrea Morricone e il Coro Claudio Casini dell'Università di Roma Tor Vergata diretto dal Maestro Stefano Cucci. La direzione artistica è a cura di Luigi Lanzillotta.
Roma, 21 dic (Adnkronos) - “Le dimissioni del capo del Dap Giovanni Russo sono il segno evidente del fallimento delle politiche del governo sul carcere a fronte delle tragiche condizioni in cui versano". Lo dice Riccardo Magi.
"Sovraffollamento, suicidi, abusi, condizioni disumane indegne per un Paese europeo. Ed evidentemente sono anche il frutto del fatto che la linea portata avanti dal sottosegretario Delmastro Delle Vedove non ha favorito una visione e un approccio ai problemi del carcere compatibili con la Costituzione. Nordio riferisca in aula al più presto in aula e spieghi se sulle carceri vuole cambiare rotta o proseguire su questa linea disastrosa”, conclude il segretario di Più Europa.
Roma, 21 dic (Adnkronos) - "Le dimissioni di Giovanni Russo dal vertice del Dap sono una conferma del fallimento di una politica carceraria di questo Ministero, di questo Governo". Lo dicono la responsabile Giustizia Pd Debora Serracchiani, il capogruppo dem in Bicamerale Antimafia Walter Verini e i due capigruppo dem delle commissioni Giustizia Senato e Camera Alfredo Bazoli e Federico Gianassi.
"Questi due anni hanno aggravato una situazione difficile, con il dramma dei suicidi dei detenuti, con un sovraffollamento disumano, con condizioni difficilissime anche per il lavoro della Polizia Penitenziaria. E con risposte inesistenti e ciniche da parte di Ministro e Sottosegretari. Anche le condizioni di lavoro del Dap sono state rese certamente più difficili. Chiameremo Nordio a riferire alle Camere sulla gravità ulteriore della situazione", aggiungono.