I trasferimenti “opachi” di denaro sono strettamente connessi a traffici illeciti come quello dei migranti. Che a loro volta spostano soldi all’estero attraverso la rete dei money transfer, un vero e proprio circuito bancario ombra difficile da controllare. A evidenziarlo è stato Stefano Screpanti, capo del terzo Reparto operazioni della Guardia di Finanza, in audizione al comitato Schengen nell’ambito dell’indagine conoscitiva sull’impiego di lavoratori immigrati nelle attività industriali, produttive e agricole. “La platea dei soggetti obbligati negli anni si è ampliata”, ha ricordato Screpanti. Oggi abbiamo “un bacino stimato in 400mila operatori che producono ogni anno 60mila segnalazioni di operazioni sospette”.
Ma “nel presidio antiriciclaggio occorre confrontarsi con la diffusione di nuove tecnologie informatiche che hanno aiutato lo sviluppo di canali di pagamento alternativi, tra cui i money transfer. Canali in molti casi gestiti dai membri delle principali comunità etniche presenti in Italia che operano anche in Paesi dove non esiste una legislazione antiriciclaggio o dove è assente un regolare circuito bancario. Questo sistema permette di trasferire denaro contante tra operatori tra loro collegati e localizzati nelle più disparate aree geografiche, assimilabili a dei veri e propri sportelli bancari e finanziari, nati per agevolare le rimesse in patria degli immigrati”.
Nelle sue indagini la Guardia di finanza ha riscontrato “un nesso tra le transazioni finanziarie da e verso l’estero e l’Italia e i traffici di migranti nel nostro Paese. Sono emersi casi di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, come testimoniato da un’indagine portata aventi al gruppo” della Guardia di finanzia di Catania. Ed è stata scoperta “una società per delinquere transnazionale operativa in Egitto, Siria e Italia costituita per procurare l’ingresso via mare sul territorio nazionale di cittadini extracomunitari”.
Tra i casi di illeciti più rilevanti, Screpanti ha ricordato che in un’indagine della Procura di Firenze “è stato accertato il trasferimento illecito di 4,5 miliardi di euro dall’Italia alla Cina, posto in essere dal 2007 al 2010, tramite alcune agenzie di money trasfer”. E dopo 4 anni di indagine “è stata emesso un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 287 soggetti, di cui 24 tratti in arresto e 263 denunciati a piede libero“.
Le normali rimesse verso l’estero effettuate tramite il money transfer “si sono attestate nel 2014 intorno ai 5,3 miliardi di euro” e “la Romania è stato il primo Paese beneficiario con il 16,5% dei trasferimenti. Seguono la Cina con il 15,4% e il Bangladesh con il 6,8%”. Il picco era stato raggiunto nel 2011 con una massa di transazioni sopra i 7,7 miliardi di euro.