Stamattina abbiamo presentato il nostro pre-Rapporto sulle condizioni di detenzione, una presentazione dei lavori della prima metà dell’anno dell’Osservatorio sulle carceri di Antigone, in vista del Rapporto annuale che uscirà alla fine del ciclo completo di visite agli istituti.
È in un momento particolare che oggi diamo dati, racconti, immagini (poiché entriamo in carcere anche muniti di telecamere). Un momento particolare perché, come abbiamo detto e come non ci è capitato spesso di dire, la situazione delle carceri è migliorata rispetto al passato. I detenuti erano a metà anno meno di 53.000. A metà 2010, in piena emergenza penitenziaria, erano oltre 68.000, con un tasso di affollamento che superava il 170%.
Sul versante della quantità andiamo certamente meglio. Ma sul versante della qualità c’è ancora molta strada da fare per adeguarci, o quanto meno per avvicinarci, a quegli standard internazionali che il Consiglio d’Europa e le Nazioni Unite ci prescrivono. Ci sono ancora tanti, troppi istituti dove manca l’acqua in piena estate, dove gli ambienti sono fatiscenti, dove il lavoro è quasi inesistente e assegnato secondo modalità non trasparenti, dove la stragrande maggioranza dei detenuti vive nel totale ozio forzato.
Ma quello odierno è un momento particolare anche per un altro motivo: abbiamo oggi la possibilità di cambiare tutto questo. Il governo è deciso a modificare quella legge penitenziaria che ha compiuto proprio in questo mese di luglio i 40 anni di vita. Ed è deciso a farlo ascoltando i pareri delle tante figure che in questi decenni hanno ruotato attorno al mondo del carcere, attraverso una grande consultazione – gli Stati Generali sull’esecuzione penale – che sta coinvolgendo magistrati, avvocati, amministratori, volontari, accademici. Antigone sta lavorando agli Stati Generali, ai quali ha presentato le proprie proposte articolate in 20 punti.
Le premesse per una riforma capace davvero di riportare al centro della vita carceraria quella dignità che mai dovrebbe essere tolta ad alcuna persona ci sono tutte. Due giorni fa la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati ha votato le deleghe al governo per tale riforma. Tra le altre cose, lo delega a modificare quelle norme che impediscono ai detenuti di avere una vita sessuale. Qualcosa di impensabile fino a non troppo tempo fa. Una delle norme più assurde e inutilmente vessatorie delle nostre galere può finalmente diventare solo un ricordo.
Il diritto penale deve essere mite, deve lasciare sempre la possibilità a chi ha sbagliato di rientrare a far parte della nostra società. Sono parole di Barack Obama, che pochi giorni fa ha annunciato una grande riforma del sistema penale statunitense. È questo il modello cui anche noi vogliamo oggi guardare.