Proteste delle opposizioni sul calendario dei lavori. Sel: "La forzatura della Vigilanza è un blitz improvviso. Si poteva eleggere il nuovo consiglio a settembre". Secondo indiscrezioni la presidenza andrà a una donna
Il 4 agosto si riunirà la commissione di Vigilanza Rai per votare i componenti del nuovo consiglio di amministrazione. In questi giorni molte sono state le proteste dei parlamentari del Movimento 5 Stelle, di Sinistra ecologia e libertà e della Lega Nord che si sono opposti al calendario, durante l’ufficio di presidenza della Vigilanza. “L’accordo c’è. Magari è un accordo di ‘do'”, ha detto Roberto Fico, presidente della commissione di Vigilanza Rai in quota 5 Stelle spiegando che non ha dubbi sull’intesa raggiunta tra Forza Italia e Pd su nomi e sul presidente del Cda.
E aggiunge: “E’ un dare e avere, do ut des”, lasciando emergere l’idea che – sono convinti i pentastellati – sia risorto quindi il patto del Nazareno. Secondo i calcoli, quattro membri del Cda saranno in quota al Pd (di cui uno potrebbe essere destinato alle sigle minori), poi due al centrodestra e uno al Movimento 5 Stelle. E al Tesoro spetta indicare due componenti. Tra questi nominati uno sarà eletto presidente. Per l’elezione occorre il voto dei due terzi della commissione di Vigilanza.
“La forzatura della Vigilanza è un blitz improvviso – ha spiegato il coordinatore di Sel, Nicola Fratoianni – Si poteva eleggere il nuovo consiglio a settembre, anche con la Gasparri, ma dando il tempo di presentare i curriculum e rendere possibile l’accesso a cariche così importanti anche a chi non ha un rapporto diretto con le forze politiche”. E i pentastellati sono al lavoro per cercare di coinvolgere la base: “Troveremo uno strumento che è nelle nostre corde”, ha aggiunto Fico. Ma i tempi necessari per un sondaggio in rete sul blog di Beppe Grillo potrebbero non esserci. Dalle sedi di Pd e Forza Italia non sono giunti commenti. Il totonomi è partito e tra Camera e Senato si scommette sul chi possa essere il prossimo direttore generale di Viale Mazzini, che Matteo Renzi avrebbe in mente. Per molti, da quanto emerso nei corridoi di Montecitorio, sarà una donna.