Undici casi di assenteismo in tre anni, nove solo dalla fine del 2014 ad oggi. E il comune di Genova inaugura la linea dura contro i fannulloni. Un collega del ballerino aveva l'abitudine di fare jogging sul lungomare invece che lavorare al mercato del pesce
L’ironia è facile, la battuta scontata. L’ultimo tango ha chiuso una carriera. La carriera di S.I., impiegato del comune di Genova presso la direzione Cultura, pizzicato durante l’orario di lavoro a impartire lezioni di ballo, appunto di tango argentino, in un club privato di Arenzano. Inevitabile conseguenza della vicenda, il licenziamento in tronco.
DAL MERCATO DEL PESCE ALLO JOGGING – Identico trattamento – la rottura immediata del rapporto di lavoro – è toccato ad R.M. un altro dipendente dell’amministrazione di palazzo Tursi. Quest’ultimo, in servizio al mercato del pesce di piazza Cavour, di preferenza il sabato mattina si assentava prima della conclusione dell’orario di lavoro e raggiungeva il lungomare di levante, all’altezza di Punta Vagno. Lì con mossa rapida si sfilava la tuta da lavoro e indossava una ben più elegante e pratica divisa da jogger e con quella procedeva all’allenamento, correndo spensierato sul bel lungomare di corso Italia. Anche per lui l’avventura oltre le regole è finita malissimo. Il vigile urbano che standogli alle calcagna aveva documentato le sue numerose e reiterate marachelle, ha presentato la documentazione relativa al palazzo di giustizia e il dipendente farfallone ha dovuto vedersela prima con il pm Cistina Camaiori e quindi col gip, con il quale ha patteggiato una condanna a nove mesi. Qualche giorno dopo si è visto recapitare la lettera di licenziamento in tronco, firmata dall’ufficio legale del Comune.
UNA PASSIONE PIÙ FORTE DEI RICHIAMI DISCIPLINARI – Il collega, lo stacanovista del ballo, non ha invece ancora concluso la propria vicenda giudiziaria. La sua condotta anomala era finita all’attenzione dei suoi superiori che lo avevano richiamato all’ordine chiedendogli di spiegare le numerose assenze dal posto di lavoro. Neppure quando è finito davanti alla commissione disciplinare interna S.I. ha ritenuto di doversi giustificare e, quel che è più grave, non ha interrotto la pratica assenteista. Soltanto quando ha ricevuto l’avviso di licenziamento ha tentato di uscire dal pasticcio in cui si era cacciato invocando come scusante il fatto che le comunicazioni scritte gli erano state inviate all’indirizzo sbagliato. Il giudice ha respinto questa giustificazione. Nel frattempo gli agenti della polizia municipale avevano scoperto la natura delle sue assenze, appunto l’abitudine di tenere corsi di tango argentino nel club della località dell’immediato ponente genovese. Ora il dipendente infedele dovrà vedersela col giudice che gli chiederà conto del suo comportamento scorretto anche sul piano penale.
La Cgil e la Cisl, nelle persone di Corrado Cavanna e Maria Teresa Marras, responsabili per la funzione pubblica, non hanno conoscenza diretta dei casi in questione e puntualizzano che i due dipendenti comunali non sono iscritti ai rispettivi sindacati: “Di fronte a casi acclarati di questa gravità, di solito il sindacato non interviene – osserva Marras – e quanto all’aspetto penale l’interessato deve affidarsi ad un avvocato di fiducia”.
A GENOVA 11 CASI IN 3 ANNI, 9 DALLA FINE DEL 2014 – La giunta Doria ha adottato il pugno di ferro nelle vertenze disciplinari più gravi. I due casi descritti di licenziamento non sono i primi che colpiscono dipendenti comunali infedeli o responsabili di serie violazioni del codice di comportamento. A maggio un dipendente della biblioteca comunale De Amicis, al Porto Antico, era stato licenziato per aver accumulato otto assenze ingiustificate dal posto di lavoro nell’arco di due anni. Sono undici gli assenteisti licenziati negli ultimi tre anni o per i quali è stata avviata la procedura di licenziamento. Nove dalla fine del 2014 ad oggi.
CHI È L’ASSESSORE DELLA “LINEA DURA” – L’assessore al personale, Isabella Lanzone, ha incarnato la linea dura dettata dal sindaco Marco Doria. “L’impronta che abbiamo voluto dare è tolleranza zero rispetto a questi comportamenti – aveva dichiarato in una precedente occasione – per rispetto del lavoro e di chi lavora e rischia di finire con l’infamante etichetta del nullafacente”. Impiegata part time alla Asl 3, Lanzone è stata protagonista di una spiacevole vicenda, aperta nel 2012. Raffiche di insulti via Facebook da parte di persone che, al riparo dell’anonimato, facevano pesanti allusioni di natura sessuale. Lanzone aveva denunciato la cosa alla magistratura. Nel giugno scorso, dopo le indagini accurate della polizia postale, sono state identificate e denunciate 37 persone (dieci delle quali donne). Professionisti, funzionari pubblici, insegnanti, disoccupati, casalinghe. Tutti coalizzati nell’attacco alla Lanzone, che aveva inaugurato una politica di “benessere organizzativo”. Attraverso il dialogo con i dipendenti di palazzo Tursi, mira ad individuare sia le sacche dove si annidano i fannulloni, sia le eccellenze nascoste fra i seimila dipendenti del comune di Genova. Riduzione degli stipendi dei dirigenti più alti in grado, revisione delle spese nelle società controllate, redistribuzione degli incentivi salariali tra le fasce meno remunerate del personale sono stati i corollari dell’azione dell’assessore.