Ha patteggiato 2 anni e dieci mesi per corruzione, pena confermata dalla Cassazione, è ancora ai domiciliari ma riceverà comunque il vitalizio dopo la lunghissima esperienza da amministratore regionale. Il buen ritiro di Giancarlo Galan, ex governatore del Veneto e attuale deputato di Forza Italia (con annesso stipendio), sarà lautamente finanziato dallo Stato nonostante la condanna definitiva rimediata dopo il coinvolgimento nell’inchiesta sulle tangenti per il Mose.
Poco importa, infatti, che in ben tre gradi di giudizio si sia provato come Galan debba restituire 2,6 milioni di euro alla collettività: quella pena infatti è troppo breve per trasformarsi in una mannaia sul vitalizio dell’ex governatore.
Merito, come racconta Repubblica, della legge regionale veneta 47 del 2012 che accoglie il decreto Monti, negando ogni emolumento per i condannati per reati contro la pubblica amministrazione, “ai sensi degli articoli 28 e 29 del codice penale”, cioè le stesse norme che prevedono come l’interdizione scatti dai tre anni di pena in su. Ecco quindi che gli servizio affari legislativi del consiglio regionale Veneto si è trovato costretto a scrivere, nel parere chiesto dal presidente Roberto Ciambetti, che “non potrà non verificarsi , da parte della struttura regionale incaricata della loro esecuzione il sussistere delle condizioni per la materiale corresponsione delle diverse componenti del trattamento indennitario differito”. Cioè la Regione deve pagare Galan, che in caso contrario gli può anche fare causa.
Pronto ad incassare il vitalizio anche Renato Chisso, consigliere regionale e assessore di Galan e Luca Zaia,condannato a 2 anni e sei mesi e accusato di aver ricevuto 6 milioni di euro di tangenti. Per lui i contabili della Regione Veneto hanno già fatto i conti: 80.558,88 euro all’anno e un tfr da 96.244,87 euro. Denaro che non potrà essere sequestrato nonostante a Chisso siano stati confiscati 2 milioni di euro, mai trovati dalla Guardia di Finanza. Il motivo? I soldi del vitalizio arriverebbero successivamente rispetto alla pena.