Alexis Tsipras incassa la fiducia del partito e il via libera a proseguire i negoziati per il terzo pacchetto di aiuti. Domenica non si terrà il referendum interno a Syriza proposto dal premier giovedì, come alternativa a un congresso straordinario da tenersi a settembre per definire le strategie future. Il comitato centrale nella notte ha approvato ad ampia maggioranza la linea di Tsipras, mentre è risultata minoritaria la linea dei suoi contestatori, gli esponenti dell’ala sinistra, favorevoli all’abbandono delle trattative. La resa dei conti è rinviata all’autunno, quando il nuovo memorandum, se tutto va secondo i piani, sarà già stato firmato. Per l’immediato, il mandato del governo a trattare con la troika non è in discussione. E proprio venerdì i colloqui con i rappresentanti di Ue, Bce e Fondo monetario internazionale, affiancati dal responsabile del fondo salva Stati Esm, sono saliti di livello: finiti gli incontri tecnici, sono iniziati i vertici tra il ministro delle Finanze Euclid Tsakalotos e i funzionari di più alto livello delle istituzioni creditrici. Il ministro ha fatto sapere che “c’è stata convergenza su alcune questioni e non su altre”. L’Fmi ha ribadito che non parteciperà al terzo piano di salvataggio fino a quando i partner europei non si impegneranno alla ristrutturazione del debito e il Paese non avrà attuato le riforme strutturali promesse.
Intanto Tsipras si è presentato in Parlamento per rispondere all’interrogazione presentata dall’opposizione socialdemocratica sul cosiddetto “piano B” messo a punto da Yanis Varoufakis. Piano reso pubblico nei giorni scorsi dallo stessi economista, su cui ora pendono accuse di alto tradimento e violazione dei dati personali dei cittadini. Il premier ha ammesso di aver dato “personalmente” ordine all’ex ministro delle Finanze di preparare una exit strategy da utilizzare se i negoziati con i creditori fossero falliti. Ma il progetto, ha sostenuto, non è mai stato quello di portare la Grecia fuori dall’euro.
Abbiamo agito “in modo responsabile”, ha detto Tsipras, sostenendo che anzi “avreste dovuto criticarci se i piani di emergenza non li avessimo avuti”. Quanto alla Grexit, se qualcuno ci ha pensato sono stati semmai i creditori internazionali: “Se i nostri partner e creditori avessero preparato un piano per la Grexit, non dovevamo forse noi, come governo, preparaci a difenderci?”.