Quella che era la più grande piazza di scambio della valuta virtuale è fallita l'anno scorso. Mark Karpeles, ex amministratore delegato, aveva denunciato che un attacco hacker aveva causato la "scomparsa" dell'equivalente di 350 milioni di dollari. Ma le autorità giapponesi lo accusano di aver manipolato i conti
Aveva denunciato un furto di bitcoin per l’equivalente di circa 350 milioni di dollari attribuendolo a “un attacco hacker“. Ma secondo le autorità giapponesi è stato lui, Mark Karpeles, fondatore di quella che prima del crac era la più grande piattaforma al mondo per lo scambio della moneta virtuale, a falsificare i dati sul saldo disponibile nei “borsellini virtuali” dei circa 127mila clienti, causando la perdita. Per poi dichiarare la bancarotta della sua Mt.Gox. Così sabato il 30enne ex amministratore delegato è stato arrestato a Tokyo, dove vive e dove era basata la società, con l’accusa di frode. Rischia di essere condannato a un massimo di 5 anni di carcere o al pagamento fino a 500mila yen (circa 3.600 euro).
A febbraio 2014 aveva annunciato il blocco dei prelievi sostenendo che un virus informatico aveva attaccato il sistema causando la scomparsa di circa 850mila unità di moneta virtuale. Quando aveva dichiarato bancarotta, Karpeles aveva detto detto di aver perso 750mila bitcoins dei suoi clienti e 100mila propri. Ma poi qualche settimana dopo aveva sostenuto di aver “ritrovato” altri 200mila bitcoin in un portafoglio digitale. Secondo l’accusa, avrebbe in realtà falsificato il saldo del suo account portandolo a un milione di dollari.