La vedova e la figlia di Kurt Cobain implorano il tribunale di Seattle di non pubblicare nuove foto del cantante morto, e il giudice dà loro ragione. Secondo il Seattle Times si è momentaneamente conclusa l’ennesima puntata del film complottista sulla morte del leader dei Nirvana che vede da una parte il giornalista Richard Lee e dall’altra gli eredi del musicista trovato cadavere l’8 aprile 1994 nella sua casa di Seattle. Per la polizia dello stato di Washington l’uomo si suicidò con un colpo di fucile da caccia, mentre per Lee, che segue il caso da oltre vent’anni, sussiste una teoria cospirazionista che ha come protagonista il governo americano autore del possibile omicidio di Cobain.
Per supportare questa ipotesi il giornalista ha citato in giudizio la città e il dipartimento di giustizia di Seattle chiedendo di pubblicare alcune foto del cadavere e della scena del delitto in loro possesso fino ad oggi rimaste segrete che conterrebbero prove irrefutabili dell’omicidio di Cobain. Le autorità cittadine si sono subito opposte sostenendo che il materiale mai pubblicato deve rimanere sigillato per il bene della privacy della famiglia. L’attrice e cantante Courtney Love, vedova di Cobain, e la figlia Frances Bean Cobain, hanno scritto alla corte ricordando l’impatto fisico e psicologico che la pubblicazione delle foto avrebbe sulla loro vita. La Bean, oggi 23enne, ha scritto: “La pubblicazione di queste fotografie sarebbe un ennesimo shock fisico e psicologico per me e mia madre. Viviamo con la paura ogni giorno perché riceviamo un flusso costante di minacce di morte da persone molto disturbate che sono ossessionate dalla morte di mio padre. Una volta uno stalker ha fatto perfino irruzione nella mia casa mentre ero in vacanza, e mi ha seguito per tre giorni. L’uomo poi spiegò che doveva rimanermi a fianco perché l’anima di mio padre era entrata nel mio corpo”. Courtney Love, oggi 51enne, ha dichiarato: “Vengo quotidianamente chiamata ‘assassino’ e ricevo minacce di morte da moltissimi individui ossessionati e fedeli alla teoria della cospirazione che mi vede in qualche modo coinvolta nella morte di mio marito. La pubblicazione di queste immagini esacerberebbe questa folle attività e metterebbe ulteriormente in pericolo la mia sicurezza”.
Il responso della corte a favore degli eredi di Cobain e dalla città di Seattle sembra però essere motivato da un semplicissimo vizio di forma. Il giudice Teresa Doyle ha stabilito infatti che Richard Lee non ha depositato la sua causa seguendo la giusta procedura, quindi non permettendo alla città e alle autorità di Seattle il tempo sufficiente per rispondere alla sua richiesta di pubblicare le foto. Un cavillo formale che non ha affatto fermato Lee nelle sue intenzioni, tanto che dopo pochi minuti dalla sentenza sfavorevole, il giornalista indipendente, che ha girato diversi documentari sulla morte di Cobain programmati in tv e visibili in parte anche in rete, ha subito dichiarato che ripresenterà la richiesta seguendo le indicazioni del giudice Doyle: “Certo che lo rifarò”, ha dichiarato al Seattle Times, “Non ho mai sentito di un caso in cui una questione di tale importanza pubblica sia stato respinto a causa di circostanze così banali”.
Nel 1995 Courtney Love aveva ottenuto il permesso dal tribunale di Seattle di tenere con sé gli appunti del suicidio scritti dal marito Kurt. Nel 2013 la polizia di Seattle ha fatto pubblicare alcune immagini inedite dalla scena della morte di Cobain. In una appare una scatola contenente quella che sembra essere droga, un cucchiaio, alcune siringhe e un accendino. In un’altra ci sono alcune effetti personali del cantante dei Nirvana, tra cui il portafoglio con la patente, un pacchetto di sigarette e un paio di occhiali da sole. Il nuovo set di immagini, quello che Richard Lee vorrebbe divenisse pubblico, sembra contenere immagini più dure tra cui quella dell’effetto del colpo di fucile sul corpo di Cobain. Sia Courtney Love che Frances Bean sostengono di non aver mai visto queste nuove foto.