Nel vigente monoteismo del pensiero unico gli spunti per intraprendere una riflessione critica sono marginali. Il pensiero critico fa sempre più fatica ad emergere perché soffocato da quella che Noam Chomsky ha definito la fabbrica del consenso. L’opera di intellettuali indipendenti lontani dalle moderni corti del main stream culturale al saldo dell’aristocrazia finanziaria e dell’industria globalizzata, è ripresa da piccole realtà editoriali che svolgono un ruolo di resistenza. Una nuova resistenza, seppur diversa nei modi, ma equivalente a quella dei partigiani che ci liberarono dalla ferocia nazi fascista. Oggi la violenza è esercitata dall’economica che ha vinto la politica privandola della sua funzione aggregante e culturale.
Ivan Illich, scrittore e filosofo, ma soprattutto libero pensatore austriaco, è autore di una moltitudine di opere; Ripensare il mondo è una raccolta di opinioni realizzata da più autori sul suo pensiero. La forza della riflessione di Illich, che tanto stride con quella di molti intellettuali di oggi il cui contributo sempre più è un comodo sofà per il potere dominante, è proprio la sua libertà e la sua critica alla società contemporanea.
Gustavo Esteva, il curatore del libro, nella prefazione scrive: “Un profeta (sosteneva Illich) non è colui che possiede la sfera di cristallo, ma colui che sa leggere correttamente il presente e scoprire le sue linee di forza più profonde: egli toglie i veli che lo occultano. Illich anticipò con lucidità stupefacente l’odierno disastro, la decadenza di tutte le istituzioni, il modo in cui, una dopo l’altra, hanno iniziato a produrre il contrario di ciò che vorrebbe giustificare la loro esistenza. E previde anche i modi in cui la gente avrebbe reagito davanti al disastro”.
Il dramma dei nostri tempi è la mancanza di uomini e donne che sappiano leggere la realtà, Arturo Paoli che da poco ci ha lasciati era uno di questi. I suoi scritti sono una grande eredità, un’opportunità a cui ognuno dovrebbe attingere. I testi di Illich a cui andrebbero aggiunti quelli di Georgescu Roegen, Pier Paolo Pasolini, Lorenzo Milani, Ernst Junger, Leonardo Boff sono solo alcune delle luci in grado di districarci dalle tenebre del pensiero breve che direi in maniera ingegneristica è stato edificato per trasformare i cittadini in consumatori. Il dramma dei nostri tempi è proprio il trionfo dell’effimero, di quel pensiero breve che con il passare del tempo si accorcia sempre più.
All’odierna pandemia del pensiero breve occorre intervenire con degli ospedali da campo cultuali dove vengano somministrati testi di autori che hanno contribuito ad allargare gli orizzonti del pensiero umano. Servono stimoli per produrre riflessioni e strumenti per contrastare l’ordine costituito che avanza come un battaglione invincibile nelle istituzioni, nei mass media, nelle scuole e nelle coscienze dei più dove si confeziona un’idea di società senza alternative e senza sfumature.
Anche il nostro Paese è accerchiato dai cecchini del pensiero breve: con l’abdicazione da Berlusconi a Renzi si è in perfetta coerenza con il progetto che vuole i politici oramai declassati a teatranti il cui copione è scritto da tecnocrati programmati come robot per frantumare gli ultimi diritti dei lavoratori. In tal mesto scenario è indispensabile avere un pensiero altro ed alto, una visione alternativa che possa aprire nuovi cammini di consapevolezza.
Le tante voci libere che hanno in passato reso onore al nostro Paese sono un ausilio prezioso per ricordarci che il nostro è prima di tutto il Paese di Calamandrei e non delle Boschi, di Berlinguer e non di Renzi, di Pertini e non di Napolitano (e della sua versione taciturna incarnata da Mattarella), di Tortora e non della De Filippi, di Biagi e Montanelli e non di Vespa e Fede, di La Pira e non di Salvini e di Bendetto Croce che fu senatore proprio come Antonio Azzollini. Quest’ultimo di recente salito alla cronaca perché accusato di associazione a delinquere e per aver con poca eleganza intimato a delle suore: “Da oggi in poi comando io, se no vi piscio in bocca”. Il partito del giovane presidente che tra le varie aveva promesso di rottamare la vecchia classe politica, ma, proprio come fece la Lega con la richiesta di arresto per Nicola Cosentino, ha votato contro lasciando ad Azzollini la poltrona senatoriale.
Per arginare le barbarie del pensiero breve e della menzogna istituzionalizzata serve un risveglio culturale e un senso di orgoglio. Prima che sia troppo tardi. Prima che si apra una cupa fase di decadenza nella quale sembra stia sprofondando l’occidente in generale e il nostro Paese in particolare.