Amedeo Castelli, di Ascoli Piceno, ha voluto cambiare vita tornando a un mestiere antico. E ora produce farine naturali, promuovendo filiera corta e materie prime autoctone. "Pensare che, dopo cent’anni, il mulino di mio nonno è ancora capace di nutrire le persone, dà una gioia immensa”
Amedeo Castelli vive ad Ascoli Piceno, ha 43 anni ed era un dirigente in carriera. Lavorava con un marchio del made in Italy conosciuto in tutto il mondo: il suo ultimo incarico era stato quello di progettare le imbottiture dei sedili dei treni Italo. Responsabile dei progetti automotive dell’azienda. Un lavoro sicuro, fisso e prestigioso il suo. “Nonostante la crisi, mi ero sistemato”.
Ma a un certo punto Amedeo ha mollato tutto per intraprendere un mestiere antico. Ha rimesso così in piedi il vecchio mulino a pietra di suo nonno, dismesso da quarant’anni. Lo sognava sin da bambino. Il richiamo irresistibile delle radici. “È stato arduo recuperare il know-how necessario: i vecchi mugnai sono tutti morti”. E non esistono tutorial dedicati su YouTube.
Il suo sogno e la sua avventura si chiamano “Antico Molino Santa Chiara”. “Il cuore ha avuto il sopravvento sulla testa, ed eccomi qui. Volevo, dovevo riprendermi la professione di mio nonno. Per farlo, ho venduto la macchina, ho ritirato tutti i miei risparmi, è stato un salto nel buio – racconta Amedeo -. Quando tre anni fa abbiamo concluso la ristrutturazione e la prima farina è uscita dall’antico mulino, la soddisfazione è stata impagabile”. I sacrifici continuano, però. “Non vado in vacanza da tre anni – prosegue – si galleggia tra le spese, non mi sto certo arricchendo. Ma lo rifarei eccome. Ogni giorno”.
Amedeo fa tutto da solo. Ogni tanto lo aiuta una ragazza. Il lavoro è duro, “ma alla fine della fiera è sempre bello quando crei qualcosa di autenticamente tuo”. Qualcosa di finito e concreto, lontano da progetti e idee virtuali. “I miei parenti e amici mi dissero: ma tu sei matto. Poi , però, nei fatti, mi hanno dato tutti una mano”.
Fare i mugnai come si faceva un secolo fa, ai tempi del web 2.0. “In un tempo lontano i mulini a pietra, e ad acqua, erano il fulcro della società, perché davano sostentamento sia alla famiglia che agli animali“, continua Amedeo. Poi, all’inizio del Novecento, “arrivarono i primi motori elettrici poi, negli anni sessanta, i mulini a cilindro. E a questo punto ci fu il pensionamento della pietra”.
Il nonno materno, Luigi, era un mugnaio. Già all’età di sei anni, nel 1917, si faceva tutti i giorni scarpinate chilometriche per andare a imparare il mestiere della vita. Il suo primo mulino era in affitto. Poi venne la Seconda guerra mondiale e Luigi partì per il fronte. Il ritorno a casa, un’esperienza di tre anni in Belgio come minatore, e finalmente, coi soldi risparmiati, nel 1953 poté permettersi un mulino a pietra tutto suo, dove lavorò fino alla pensione negli anni Settanta. Ma quel periodo segnò anche il principio della fine del concetto stesso di mulino a pietra.
Oggi Amedeo adopera esattamente lo stesso mulino che fu di suo nonno: “Cerchiamo anche di produrre qualcosa di particolare, per stare sul mercato: maciniamo grano saraceno dalla Valtellina, grani antichi”. La linea da seguire è quella della “filiera cortissima”, riscoprendo “vecchie materie prime autoctone che si coltivavano qui in zona”. E i prodotti incontrano anche i gusti dei clienti. “La gente – precisa Amedeo – sta capendo che farine troppo addizionate e sofisticate alla lunga possono fare male. E così si assiste a una rinascita di quelle completamente naturali, macinate a pietra, ricche di fibra, profumate, che non disperdono le proprietà del chicco di grano. I sapori sono come quelli di una volta”.
Anche i clienti dell’Antico Molino hanno le idee chiare. “La nostra è una clientela di nicchia. Privilegiamo la qualità alla quantità. Vendiamo al dettaglio e riforniamo diversi ristoranti locali. E questo ci riempie di gioia. Pensare che, dopo cent’anni, il mulino di mio nonno è ancora capace di nutrire le persone, dà una gioia immensa”.