“E’stato ucciso dai bracconieri”. “No, è vivo e vegeto”. E’ mistero sulla sorte di Jericho, il fratello del leone Cecil, ucciso in Zimbabwe da un dentista statunitense. “E’ con enorme disgusto e tristezza che abbiamo appena appreso che Jericho, il fratello di Cecil, è stato ucciso alle 16 di oggi” ha dichiarato in un comunicato la Zimbabwe Conservation Task Force. Che poi ha aggiunto: “Abbiamo il cuore spezzato”. Non sono stati diffusi altri dettagli sull’accaduto. Diametralmente opposta, invece, la versione di un ricercatore che lavora nel parco: all’agenzia Reuters ha assicurato che Jericho sta bene. “Mi sembra vivo e vegeto” ha detto Brent Stapelkamp, uno studioso che monitora il leone con un dispositivo Gps. “Quando ho letto il report (dello Zimbabwe Conservation Task Force, ndr) – ha spiegato il ricercatore a Reuters – ho guardato sul computer e i suoi movimenti mi sembravano regolari. Ha inviato un segnale gps dal suo collare intorno alle 20.06 (18.06 in Italia) e tutto mi sembrava a posto”. La buona notizia, poi, è stata confermata anche da una fonte del Friends of Hwange Trust, che fornisce acqua agli animali del parco. In attesa di chiarimenti, l’unica cosa certa è che Jericho aveva preso sotto la sua protezione i cuccioli di Cecil (anche se gli etologi sostengono che Jericho li avrebbe uccisi, essendo diventato il nuovo maschio alfa del branco) dopo l’uccisione del leone simbolo dello Zimbabwe da parte del dentista americano James Walter Palmer.

Dopo l’uccisione di Cecil, sospesa la caccia nello Zimbabwe
Una storia che aveva scatenato un’ondata di indignazione in tutto il mondo e provvedimenti da parte dello stato africano. Le autorità dello Zimbabwe, infatti, hanno sospeso la caccia a leoni, leopardi ed elefanti in un’area preferita dai cacciatori. In particolare, l’agenzia per i Parchi nazionali e la fauna ha stoppato l’attività venatoria con arco e freccia a meno che non venga autorizzata dal direttore. L’agenzia ha inoltre annunciato un’inchiesta sull’uccisione, probabilmente illegale, di un altro leone, avvenuta lo scorso aprile ma di cui ha avuto notizia solo questa settimana.

Lo Stato africano ha chiesto l’estradizione di Palmer
Non solo. Lo Zimbabwe ha avviato la procedura per chiedere agli Stati Uniti l’estradizione di Walter Palmer, che avrebbe versato 50mila dollari per poter partecipare alla caccia grossa vicino al parco nazionale di Hwange, nello stato africano, in cui ha colpito il leone. Cecil era seguito da un gruppo di ricercatori dell’Università di Oxford, che gli avevano messo un collare, ed era noto e amato fra tutti i visitatori del parco per la criniera nera. “Ci appelliamo alle autorità responsabili per l’estradizione di Palmer, perché possa rendere contro delle sue attività illegali“, ha dichiarato la ministra dell’ambiente Oppah Muchinguri in una conferenza stampa ad Harare. “Vogliamo che sia processato nello Zimbabwe perché ha violato le nostre leggi. La polizia deve fare il primo passo per denunciare la vicenda al procuratore generale che a sua volta trasmetterà la richiesta agli Stati Uniti. Il procedimento è già iniziato”, ha spiegato. Una richiesta che insolitamente ha raccolto molti consensi anche negli Usa. Al punto che su We The People, la sezione del sito web della Casa Bianca in cui possono essere lanciate e firmate petizioni, è apparsa una richiesta dal titolo “Estradare Walter Palmer del Minnesota davanti alla giustizia dello Zimbabwe“. In quattro giorni ha raggiunto e superato le 210mila firme. Più del doppio di quanto necessario per ottenere una risposta dall’amministrazione Usa.

Il dentista bracconiere ha fatto perdere le sue tracce
Palmer ha chiesto scusa per le sue azioni attribuendone la responsabilità alla guida che lo ha accompagnato nel safari, Theo Bronkhorst, liberato su cauzione ieri nella capitale di Harare dove è stato incriminato per omissione di prevenzione di una caccia illegale. Lo stesso Bronkhorst ha dichiarato in un’intervista che Palmer voleva uccidere anche un elefante – con una zanna da almeno 28 chili – ma non ne ha trovato uno “grande abbastanza”. Travolto dalle polemiche e dalle proteste, il medico ha chiuso la sua clinica e fatto perdere le sue tracce. Ha mandato avanti un suo incaricato a prendere contatto con le autorità americane, nella speranza che si calmi la bufera di polemiche nella quale è finito per la sua passione per la caccia grossa. Ma col passare di giorni la collera degli animalisti in tutto il mondo non si è placata, anche perché intanto sono state diffuse diverse foto in cui Palmer mostra orgoglioso numerosi altri suoi trofei, come un leopardo e altri magnifici animali selvaggi da lui uccisi. Ed è anche emerso che alcuni anni fa era già finito nei guai per aver ucciso un orso negli Usa. Ora la vicenda di Jericho – se dovesse essere confermata la sua morte – rischia di gettare altra benzina sul fuoco.

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