Zonaeuro

Grecia, così 120 anni fa un altro falco tedesco piegò Atene ‘violatrice del diritto’

Il barone Adolf Marschall von Bieberstein, nato cento anni prima di Wolfgang Schäuble e laureato come lui in legge a Friburgo, fu il primo grande oppositore del "lassismo" greco. Dopo la sconfitta del Paese ellenico nella guerra greco-ottomana del 1897 impose una commissione finanziaria di controllo per la "riscossione controllata e forzata" dei crediti

È dalla Germania sud occidentale, quella che da Karlsruhe a Friburgo confina con la Francia all’altezza di Strasburgo, che provengono i due uomini della politica di ferro tedesca contro la Grecia. Stiamo parlando dell’attuale ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, nato nel 1942, in piena seconda Guerra Mondiale, e del barone Adolf Marschall von Bieberstein, nato a Karlsruhe nel 1842, esattamente cento anni prima del suo connazionale.

Proveniente da famiglia nobile, Marschall von Bieberstein iniziò una brillante carriera politica che lo portò ad appoggiare l’imperialismo del così detto “Cancelliere di ferro”: Otto von Bismarck. Con la caduta in disgrazia di quest’ultimo, von Bieberstein si spostò su posizioni più moderate ricoprendo incarichi di ministro degli Esteri dal 1890 al 1897, proprio durante la grande crisi finanziaria della Grecia tra il 1893 e il 1898.

Sia Schäuble sia von Bieberstein hanno conseguito una laurea in legge presso l’Università di Friburgo ed entrambi si sono trovati ad affrontare, a quasi cento anni di distanza, una crisi profonda delle finanze pubbliche elleniche. In tutti e due i casi gli uomini politici tedeschi sono stati i precursori di una dura politica contro il lassismo greco, che ha condotto all’istituzione di una commissione finanziaria internazionale nel XIX secolo e all’insediamento della troika ad Atene nel 2010.

Dopo il fallimento ellenico nel 1893, la Grecia dello scaltro primo ministro Trikoupis cercò di evitare un commissariamento da parte dei creditori internazionali capeggiati in primis da Gran Bretagna, Francia e Germania. L’ostinazione del gabinetto ellenico ad evitare un tale affronto, unita all’interesse delle grandi banche che all’epoca erano più mediatrici d’affari che direttamente esposte ai titoli di Stato greci, ebbe la meglio sulla volontà di agguerriti creditori tedeschi determinati a istituire una commissione finanziaria di controllo sulle finanze di Atene.

Dopo anni di lunghe e infruttuose trattative tra il governo ellenico e i creditori, la guerra greco-ottomana del 1897 fu un colpo di grazia per le resistenze elleniche. Sconfitta sul campo di battaglia, Atene si trovò alla mercé dei suoi creditori. Questa volta la Germania, attraverso il suo ministro degli esteri von Bieberstein, fu irremovibile: sfruttare il momento di debolezza di Atene per istituire una commissione finanziaria di controllo per la riscossione controllata e forzata dei crediti concessi al paese ellenico. La determinazione dell’uomo politico tedesco spiazzò le altre potenze, in primis Francia, Gran Bretagna e Russia, che accettarono la dura linea tedesca.

L’ambasciatore d’Italia a Berlino Carlo Lanza, in un dispaccio inviato al ministro degli Esteri Visconti-Venosta il 24 maggio 1897, scriveva che la Germania considerava la Grecia “puramente come una violatrice del diritto delle genti, a trattarla per sovrappiù col disprezzo del creditore verso il debitore che ricusa di soddisfare ai suoi impegni […]. L’opera della politica tedesca non è certo però ancora compiuta; mancano ancora due cose: una riorganizzazione delle finanze greche, la quale assicuri i titoli di credito posseduti dai tedeschi dalla bancarotta”.

Con la stessa determinazione di von Bieberstein, l’attuale ministro delle finanze tedesche Wolfgang Schäuble ha imposto la linea tedesca sul nuovo piano di aiuti per Atene, spazzando via le resistente più moderate provenienti specialmente da una Francia in profonda crisi esistenziale. Mai sottovalutare gli uomini di legge tedeschi, specialmente se laureati a Friburgo.

di Giampaolo Conte