A confermare lo scambio di identità è stata la Zctf e il centro di ricerca della Oxford University, che monitora alcuni animali del Parco nazionale Hwange, in Zimbabwe. Intanto, a difendere Walter Palmer sono intervenuti altri colleghi: "E' un povero Cristo che non ha fatto nulla di illegale"
Dopo il tam tam sui social network si chiarisce il mistero sulla sorte di Jericho, indicato in un primo momento come il fratello del leone Cecil, ucciso in Zimbabwe da un dentista statunitense in una battuta di caccia. La vicenda del leone assassinato aveva sollevato un’ondata di indignazione in tutto il mondo, ulteriormente cresciuta dopo la dichiarazione di Zimbabwe Conservation Task Force: “E’ con enorme disgusto e tristezza che abbiamo appena appreso che Jericho, il fratello di Cecil, è stato ucciso alle 16 di oggi”. Parole che hanno infiammato la rete, ma che poi sono state smentite: Jericho non è stato ucciso e non è nemmeno fratello di Cecil. Lo hanno assicurato le autorità responsabili dei parchi e della fauna dello Zimbabwe che per tranquillizzare le associazioni animaliste insorte e tutti coloro che hanno mostrato su Internet il proprio sdegno, hanno mostrato una foto del leone, chiarendo che è monitorato grazie a un collare satellitare.
A loro si è aggiunto un professore alla Oxford University, David MacDonald, a capo della Wildlife conservation research unit, che dal 1999 monitorava gli spostamenti del leone più amato del Parco nazionale Hwange attraverso un gps. Tra di loro, ha assicurato il ricercatore, “non c’era alcun legame di sangue”, anche se spesso “i leoni maschi formano una sorta di coalizione con altri esemplari al fine di marcare al meglio il loro territorio e tenere alla larga altri maschi. Il 42% di questi gruppi è composto da leoni non legati geneticamente tra loro”.
Dal canto suo, la Zctf (Zimbabwe Conservation Task Force) ha preso atto dell’errore e ha scritto sul suo profilo Facebook: “Ci scusiamo per aver annunciato la morte di Jericho, ma le nostre fonti erano attendibili. E’ stato un caso di scambio di identità. Anche se siamo sollevati dal fatto che lui sia vivo, siamo comunque tristi perché un altro leone è stato ucciso”. Una nuova protesta sul social network è esplosa quindi contro la Zctf che ha aggiunto: “Siamo consapevoli che molte persone saranno arrabbiate con noi, ma vi preghiamo di non scrivere insulti su questa pagina”.
E sempre sulla piattaforma di Mark Zuckerberg sono iniziate ad arrivare anche dichiarazioni in difesa del dentista americano di 55 anni Walter Palmer. La cacciatrice americana Sabrina Corgatelli, dopo che si è diffusa la notizia della decapitazione del leone Cecil, ha postato una foto in cui esibisce ai suoi piedi il suo trofeo, una giraffa. Poi ha postato in risposta alle critiche e alle minacce che le sono state rivolte sul suo profilo citando un passo della Genesi: “Ogni cosa che si muove e vive, sarà cibo per te. Così come ti ho dato le piante, ti ho dato tutto”.
E dall’Italia uno dei pochi cacciatori italiani che organizza battute in Africa, il medico Giuseppe Arangio, all’Adnkronos ha commentato: “Palmer è un povero Cristo che non ha fatto nulla di illegale. Ha solo avuto la disgrazia di ammazzare quel preciso animale. Anche se è un tipo di caccia che a me non piace e che ritengo stupida, c’è stata una mala informazione che lo ha messo in croce”. Secondo Arangio infatti l’età di Cecil non tutelava più l’animale: “Non si possono uccidere leoni sotto i sette anni di età, ma Cecil aveva 13 o 14 anni, aveva finito il suo ciclo riproduttivo”. Inoltre, nella caccia regolare “ci sono sempre al seguito un professional hunter e un rappresentante del governo che controlla che le leggi vengano osservate”.
In Italia le battute di caccia di questo genere non attirano molti cacciatori per via dei prezzi proibitivi: “Ci sono circa trenta agenzie in tutta la Penisola, ma in molti preferiscono rivolgersi agli esperti sul posto perché si risparmia”, ha spiegato il medico italiano. Una battuta come quella del dentista americano che è costata 50mila dollari “può costare anche 70.000 dollari”, ha continuato Arangio, perché la legge prevede la licenza per il leone e una battuta di caccia di almeno 21 giorni, pagando circa 1.500 dollari al giorno.
Intanto le autorità dello Zimbabwe hanno accusato un altro americano di aver ucciso un altro leone. Si tratta di Jan Casimir Seski, un medico di Murrysville, in Pennsylvania. L’animale che ha catturato era protetto, da quanto risulta, e sarebbe stato ucciso durante una caccia illegale con arco e freccia ad aprile.