Una lettera al vetriolo è arrivata sulla scrivania di Erasmo D’Angelis, direttore della nuova edizione de L’Unità. Il mittente è Massimo Mucchetti, ex vicedirettore del Corriere della Sera, dal 2013 senatore del Partito Democratico.

“Caro direttore – è l’incipit della missiva – perché non ti fai un paio di giri da noi, ai gruppi Pd del Senato e della Camera”. Poi l’affondo. “Sai i primi giorni della tua direzione hanno suscitato un certo stupore in chi crede che un giornale italiano – anche un giornale di partito – non debba mai dare impressione di imitare la Pravda. E invece il commento di oggi alla bocciatura della delega al governo sul canone Rai ha indotto un mio vecchio collega a chiedermi: Ma quel Frulletti lì non sarà mica stato a scuola da Cernenko?. Cernenko, capisci, non Stalin o Breznev: Cernenko”.

“Il direttore de l’Unità – ho ricordato all’immemore – è passato dalla redazione del Manifesto – continua Mucchetti spietato – i brividi dell’eresia li ha provati in gioventù. Adesso segue l’etica della responsabilità. I lettori vanno formati, non informati; vanno galvanizzati, mica depressi”.

Piccata la replica di D’Angelis: “Carissimo Massimo, io ti vorrei tanto al giornale e in giro per le feste dell’Unità. Vuoi mettere con i divanetti del Senato. Forse al nostro vecchio collega dalle stravecchie frequentazioni converrebbe comprare e leggere ogni giorno l’Unità, magari abbonarsi. Perché gli eretici oggi sono coloro che non rallentano e non fermano le riforme, quelle riforme che proprio tu, da grande giornalista quale sei, invocavi un giorno sì e l’altro pure e con grande energia e autorevolezza dalle colonne del tuo giornale”.

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