L'idea è venuta a due trentenni della provincia di Lecce: Antonio Pierri e Stefano Rosato, ingegnere il primo, analista programmatore il secondo. I medici interessati a partecipare al progetto si registrano sul sito www.letsweed.com e vengono inseriti su una mappa geolicalizzata, attraverso cui gli utenti possono trovare con un click lo specialista più vicino a loro
La prima startup in Italia per promuovere l’utilizzo terapeutico della cannabis. Let’s weed è “un’esortazione a rompere i tabù, ad andare contro le ipocrisie tipicamente italiane”, come spiegano i fondatori. Ma soprattutto uno strumento utile e pratico per mettere in contatto pazienti, medici e centri che credono in questo tipo di cure alternative. L’idea è venuta a due trentenni della provincia di Lecce: Antonio Pierri e Stefano Rosato, ingegnere il primo, analista programmatore il secondo.
“Stavamo vedendo una puntata del programma Le Iene sull’argomento, e abbiamo cominciato a interessarci della questione”, racconta Antonio a ilfattoquotidiano.it. “Sbaglia chi pensa sia la solita trovata di due ‘fattoni‘: mangiamo sano, facciamo sport tutti i giorni e non fumiamo. Per noi essere in salute è molto importante”. E di questo appunto si tratta: “Curarsi con la cannabis, sotto la supervisione di un medico specializzato, è un diritto alla salute che il nostro Paese ostacola. Per alcune malattie molto gravi come la sclerosi multipla e il Parkinson, ma anche meno serie come l’asma o l’ansia cronica, queste sostanze possono fare miracoli. Non sono droghe ma medicine”, aggiunge il fondatore.
Il funzionamento della startup è molto semplice: i medici interessati a partecipare al progetto si registrano sul sito www.letsweed.com e vengono inseriti su una mappa geolicalizzata, attraverso cui gli utenti possono trovare con un click lo specialista più vicino a loro. A questi dovrebbero aggiungersi in futuro anche i Cannabis Social club: al momento in Italia ne esiste solo uno, quello di Racale (proprio in provincia di Lecce) dell’associazione Lapiantiamo. Sono in corso di apertura altri due centri, a Roma e a Foggia, e presto potrebbero nascerne altri, specie se il Parlamento riuscirà a trovare un accordo sulla legge per la liberalizzazione della marijuana.
“Seguiamo con speranza l’iter del ddl, potrebbero cambiare tante cose. È il momento che anche la politica dia il suo contributo”. Intanto, però, Antonio e Stefano sono pronti al lanciare il loro portale: per il momento il sito è ancora in versione “coming soon”. “Ma ci siamo quasi”, spiegano. “Abbiamo aperto da poco più di un mese le iscrizioni e la risposta è stata entusiasmante: oltre mille utenti registrati, che ci scrivono, ci chiedono informazioni e ci spingono ad andare avanti”. Anche l’adesione dei professionisti è incoraggiante: fra i medici che si sono registrati c’è Paolo Poli, primario della Terapia del dolore di Pisa che da solo cura 800 pazienti provenienti da tutta la Penisola. “Ma i dottori che credono in questa cura e prescriverebbero la marijuana sono tantissimi. Purtroppo la legge li ostacola”.
Sul portale (e presto sarà sviluppata anche una app per mobile) pazienti, medici e centri potranno non soltanto trovarsi ed essere messi in contatto, ma interagire con più funzioni: porre domande e fornire risposte, lasciare recensioni sui club, trovare descrizioni degli specialisti ed esperienze utili ai propri casi clinici. “Puntiamo a diventare il punto di riferimento in Italia per l’utilizzo terapeutico della cannabis”, conclude Antonio. “Ci piacerebbe anche trovare dei partner di sostegno, perché per il momento stiamo facendo tutto da soli. Ma ciò che ci interessa è che il più alto numero di pazienti e medici si registrino sul nostro sito. Più saremo a credere in questo progetto, più potremo crescere”.