Era nell’aria da giorni, eppure la chiusura del Cocoricò di Riccione, uno delle discoteche più frequentate d’Italia e più note d’Europa, in meno di 24 ore si è trasformata in un caso che varca i confini della Romagna. Con i pro e i contro lo stop, allineati su sponde opposte. A difesa dei gestori del locale romagnolo, obbligato a sospendere le attività dopo la morte di un ragazzo di 16 anni per ecstasy, si è schierato il Silb, associazione associazione legata alla Confturismo, che riunisce discoteche e locali da ballo. Il presidente, Maurizio Pasca, definisce quello del questore “un intervento senza precedenti e inutile, perché il problema sta in un legge vecchia di quasi un secolo, che non incentiva i gestori a collaborare con la polizia“.

La sua non è solo una difesa della categoria. Pasca si spinge oltre e guarda la vicenda dal punto di vista della legge. “Scriverò al ministro Alfano perché venga cambiato l’articolo 100 del Testo unico di pubblica sicurezza, quello che ha portato sospensione delle attività del Cocoricò per 4 mesi. Risale al 1931, all’epoca del Fascismo, ed è nato con altri scopi. Non ha senso che oggi sia applicato alle discoteche”. Una modifica, a suo parere, avrebbe effetti direttamente sulla gestione interna dei locali notturni, aumentando le denunce degli spacciatori che stanno a bordo pista. “Ci sono molti proprietari che collaborano per stroncare la vendita di pasticche e droga. Ma c’è anche chi non lo fa, perché ha paura che poi il questore gli chiuda il locale. Tanti sono cauti e non segnalano proprio per questo motivo. Di sicuro cambiare il Tulps porterebbe a maggiore collaborazione”.

Pasca conosce bene il Cocoricò, e il manager (dimissionario), Fabrizio De Meis. Proprio con lui, poche settimane fa, aveva partecipato a un’iniziativa nella comunità di San Patrignano, organizzata per promuovere “un divertimento sano”. E come lui parla di “assenza di mezzi” per combattere lo spaccio interno ai locali. “Se fossi a conoscenza delle responsabilità della gestione del Cocoricò nella morte del 16enne, sarei il primo a chiederne l’espulsione dalla nostra associazione. Ma non è così. Hanno imposto la serrata di 4 mesi solo per mettere a posto le coscienze. In questo modo però non si combatte la droga, ma si va solo a colpire 200 dipendenti e le loro famiglie. Oggi tocca al Cocoricò, domani sarà un altro locale. Se vogliono uccidere intrattenimento notturno lo dicano. I ragazzi andranno in luoghi improvvisati e abusivi con maggiori pericoli”.

Dall’altra parte c’è però chi plaude alla mossa del questore Maurizio Improta. “Il provvedimento del questore è esemplare così come avevamo auspicato”, ha detto il sindaco di Riccione, Renata Tosi, alle agenzia di stampa. “Anche alla luce dell’indagine della Guardia di finanza sull’evasione fiscale, si capisce che non tutto era a mia conoscenza e le dimensioni del quadro in cui si sono mosse le forze dell’ordine sono notevoli. Per quanto mi riguarda, il fondamento per un tale provvedimento c’era già con la tragedia che ha coinvolto un ragazzino di 16 anni. Da oggi deve partire un’adeguata riflessione per capire, con la cittadinanza, con le forze politiche e anche con i gestori, come si sia arrivati a questo punto”.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Tari, a San Giovanni in Persiceto sconto del 25% per chi usa pannolini lavabili

next
Articolo Successivo

Chiusura Cocoricò, manager: “Non risolve problema droga. Ora 200 famiglie rimarranno senza lavoro”

next