In una sequenza de Il vento di primavera, diretto nel 2010 da Roselyne Bosch, viene ritratto un ligio cittadino di Parigi che, avvicinandosi a un gendarme in bicicletta, gli bisbiglia, indicando con il movimento del capo alcune mamme e i loro piccoli che stanno giocando in un giardinetto pubblico: non hanno il diritto di restare in quel luogo perché sono ebrei, nascondono infatti la loro stella gialla appiccicata sugli abiti.

Fare la spia era un atto di grande responsabilità civica, dimostratasi poi apoteosi dell’inciviltà umana, durante il periodo storico raccontato con sentimento e maestria nel film, interpretato tra gli altri, da Jean Reno e Gad Elmaleh nei panni di un ex ufficiale, diventato poi dirigente pubblico. Un uomo che non si perdona di non aver saputo agire in anticipo per tentare di salvare la sua famiglia dal diabolico male dell’Olocausto che nel film si svolge anche all’interno del Velodromo d’Inverno, il circuito coperto per gare di ciclismo vicino alla Torre Eiffel dove nel 1942 vennero rinchiuse tredicimila persone, per lo più bambini, vecchi e donne tutti vittime dei rastrellamenti.

I delatori, pronti a segnalare le stelle gialle allora furono molti, moltissimi. Tutti complici di quella immane tragedia. Ma la loro funzione non sembra mai essersi esaurita nei tempi. Anzi oggi possono avere un ruolo fondamentale, ad esempio per intercettare i “clandestini che vagano nel nostro Paese, che  prenderanno la residenza e vorranno mangiarci addosso, spremendo i servizi sociali”.

“Ognuno di noi è responsabile per il  futuro del nostro Paese e deve vigilare affinché non venga mai meno il vincolo di lealtà, di fiducia che ci lega gli uni agli altri” si legge nella nota apparsa sul serio nella bacheca Facebook del gruppo politico promotore dell’iniziativa.

Ebbene, che gli esponenti del centro-sinistra nel corso di questi anni si siano dimostrati (e continuino ad esserlo), assolutamente carenti di intelligenza e lungimiranza politica per affrontare le questioni migratorie e regolamentare i flussi, come imporrebbe un Paese moderno, è un fatto. Ma che, nel 2015, ancora ci sia gente che usa gli appelli, come al tempo delle leggi razziali, non è solo anacronistico – di un’epoca di cui non sentiamo certamente la mancanza – ma anche becero.

Eppure non è una novità, visto che gli ultimi anni della Lega di Bossi sono stati contraddistinti dalle cosiddette iniziative spontanee e “fantasiose”, promosse dai sindaci e stimolate dall’allora ministro dell’Interno Bobo Maroni. Alcuni esempi: bonus bebè solo per italiani, premi scolastici per soli bimbi italiani, alloggi per sole famiglie italiane etc…etc…

Gli stolti hanno però la forza della perseveranza. Tengono duro, non mollano e soprattutto non hanno mai vergogna. Possono contare sull’indifferenza di chi a volte è così presuntuoso da non volersene occupare.

Io credo che gli stolti non vadano sottovalutati e tanto meno lasciati liberi di fare. Mai.

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e.reguitti@ilfattoquotidiano.it

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