L’intervento chirurgico per la ricostruzione degli organi genitali maschili in caso di disturbo dell’identità di genere “ha finalità di cura”, per l’agenzia delle Entrate. Di conseguenza il 19% della spesa può essere detratto dalle tasse. Lo riporta Il Sole 24 Ore, che spiega come il ministero della Salute, dopo esser stato interpellato dall’agenzia, abbia chiarito che “il disturbo dell’identità di genere è catalogato tra i disturbi mentali del Dsm-IV (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) e ne viene definito affetto, per l’ottenimento del consenso per il cambio di sesso, solo chi non ha psicopatologia associata”. L’intervento, per il ministero guidato da Beatrice Lorenzin, “è necessario solo nel caso in cui occorre assicurare al soggetto uno stabile equilibrio psicofisico” quando la “discrepanza tra il sesso anatomico e la psico-sessualità determini un atteggiamento conflittuale di rifiuto dei propri organi sessuali”.
Per ottenere la detrazione è necessario, aggiunge il quotidiano, che “dalla fattura del centro medico risulti la descrizione della prestazione”.