Estate al verde per i partiti politici. La brutta notizia, stavolta, arriva dal Senato. Che, sulla scia di quanto deciso appena qualche giorno fa alla Camera, ha congelato l’erogazione della rata dei rimborsi per le spese elettorali e per il cofinanziamento dell’attività politica. Con una delibera adottata dal Consiglio di presidenza (tutti favorevoli, astenuti i Cinque Stelle) che ha, di fatto, accolto la relazione del questore Antonio De Poli (Area Popolare), l’organismo di Palazzo Madama ha stabilito che all’erogazione dei contributi si potrà procedere solo quando la Commissione per il controllo sui rendiconti dei partiti, finora impossibilitata ad adempiere alle sue funzioni per carenza di personale, avrà comunicato gli esiti delle sue verifiche sui bilanci del 2013. Una procedura che richiederà almeno quattro mesi. Ovviamente escludendo agosto.
Una situazione della quale, come già accaduto a Montecitorio, anche il Senato ha dovuto occuparsi. Per valutare la possibilità o meno di procedere al pagamento della rata in assenza del giudizio della Commissione. Dal quale, peraltro, dipende anche l’irrogazione di eventuali sanzioni pecuniarie commisurate alla gravità delle possibili irregolarità riscontrate nei rendiconti. Sanzioni che devono essere comunicate ai presidenti di Camera e Senato per consentire ai due rami del Parlamento di decurtare dalle rate dei rimborsi da erogare l’ammontare delle sanzioni stesse. Insomma, in mancanza di tale comunicazione è di fatto impossibile determinare l’ammontare esatto della rata da corrispondere al partito.
Anche perché, le sanzioni previste dalla legge variano in base alle infrazioni commesse. Si va dalla perdita dell’intero contributo pubblico in caso di mancata trasmissione del rendiconto o di documenti espressamente richiesti dalla legge, a sanzioni pecuniarie di diverso ammontare, commisurato alla gravità dell’infrazione. In questo secondo caso, la sanzione non può superare i due terzi dell’importo complessivo del contributo pubblico. Pur di salvare almeno una parte del bottino, i tesorieri dei partiti avevano provato ad avanzare una proposta: corrispondere almeno un terzo della rata (essendo la sanzione massima irrogabile dei due terzi) in attesa del giudizio della Commissione. Ma, come già accaduto a Montecitorio, anche il Consiglio di presidenza di Palazzo Madama ha risposto picche. “Sia perché il giudizio di regolarità e di conformità” è formalmente “condizione imprescindibile per l’erogazione dei contributi”, come ha argomentato il questore De Poli nella sua relazione, “sia perché non è comunque da escludersi che, una volta conclusosi, il procedimento di controllo sui rendiconti del 2013 possa dare un esito negativo, risultando per ciò stesso di impedimento ad ogni pagamento”. Comportando cioè la perdita totale del contributo.
Insomma, osservazioni simili, risultato analogo. Il verdetto è unanime, alla Camera come al Senato. Dove il Consiglio di presidenza si è limitato ad approvare il nuovo piano di ripartizione dei contributi a titolo di rimborso per le spese elettorali sostenute dai partiti e movimenti politici nel 2013, nonché a titolo di cofinanziamento relativo all’anno 2015, ma senza autorizzare alcuna erogazione. Un riparto, peraltro, al momento puramente teorico visto che per la sua definitiva convalida si dovrà comunque attendere l’esito dei controlli della Commissione. Insomma, con il bis del Senato, per le forze politiche la modifica legislativa resta l’unica strada percorribile per incassare i soldi senza attendere i tempi necessari per i controlli.
Un’ipotesi più che probabile secondo Laura Bottici, questore in quota Movimento 5 Stelle e componente del Consiglio di presidenza di Palazzo Madama. “Colpisce la fretta con la quale, tanto al Senato quanto alla Camera, è stata emanata questa delibera – spiega a ilfattoquotidiano.it la senatrice che durante la votazione si è astenuta – Che senso ha approvare oggi un piano di riparto se il via libera all’erogazione della rata non potrà avvenire prima dei prossimi cinque mesi? Non vorrei che si trattasse di una mossa propedeutica al colpo di spugna che si profila già alla Camera dei deputati, dove la deputata del Pd Teresa Piccione ha presentato un emendamento per evitare di esaminare fatture e scontrini dei bilanci dei partiti del 2013. Se così fosse, dal momento che il riparto è già stato approvato, eliminando di fatto i controlli sulle spese, i partiti potrebbero passare all’incasso senza aspettare i tempi della Commissione”.