Dopo la lettera aperta del CEO di Mozilla, milioni di utenti hanno potuto verificare il sistema di aggiornamento di Windows 10. Il trucchetto per favorire il nuovo Edge di Microsoft c’è e si vede.
Le proteste di Chris Beard, Chief Executive Officer di Mozilla, erano state tempestive. In una lettera aperta inviata il 31 luglio e indirizzata all’amministratore delegato di Microsoft Satya Nadella, Beard aveva messo sotto accusa il sistema di aggiornamento di Windows sostenendo che fosse pensato a tavolino per favorire la scelta del nuovo browser Edge a scapito dei concorrenti, primo tra tutti Mozilla Firefox. Ora che gli aggiornamenti stanno interessando milioni di persone, gli utenti Windows hanno potuto sperimentare in prima persona la procedura e verificare la fondatezza delle lamentele di Beard. E il giudizio è senza appello: il CEO di Mozilla ha ragioni da vendere.
Nella sua lettera aperta, Beard aveva lamentato che “la procedura di aggiornamento sembra essere stata progettata per fare piazza pulita delle scelte fatte dai clienti sulle modalità di utilizzo di Internet per sostituirle con quelle che vuole Microsoft”. In particolare, il CEO di Mozilla lamentava il fatto che l’impostazione di un browser predefinito diverso da Edge richiede molti più passaggi rispetto al passato, pubblicando anche un video che indicava la procedura per scegliere Firefox. In realtà, ciò che lascia perplessi è il fatto che l’impostazione del nuovo Edge come browser predefinito è in netta dissonanza con tutta la filosofia che ispira l’aggiornamento.
Quando si aggiorna a Windows 10 (Ilfattoquotidiano.it lo ha fatto partendo da Windows 7) la procedura impressiona per la capacità di mantenere con la massima precisione tutte le impostazioni scelte con il vecchio sistema. Una volta avviato Windows 10 ci si ritrova con gli stessi programmi, le stesse impostazioni per l’avvio automatico, le stesse identiche associazioni tra tipi di file e software, stesso sfondo del desktop e preferenze. Persino le icone sul desktop non vengono spostate di un pixel. L’unica vera differenza è che viene modificato il browser predefinito. Chi apre un link da un’email o da qualsiasi altra applicazione, quindi, si ritrova catapultato su Edge. Una furbata che tradisce il desiderio di Microsoft di promuovere il suo nuovo browser, ma che soprattutto va a scontrarsi con il rispetto delle scelte dell’utente. Senza contare che, almeno in Europa, Microsoft con questioni del genere è già rimasta scottata.
Vero che, quando si avvia un browser diverso, da Firefox a Chrome, Windows chiede se lo si voglia impostare come browser predefinito. Anche qui, però, si intravede un po’ di malizia. Al posto di applicare immediatamente l’impostazione, il clic per la scelta del browser conduce alla finestra di impostazione delle app predefinite. Qui bisogna scorrere l’elenco, quella del browser è l’ultima voce, e selezionare l’icona di Edge per modificarla. Insomma: in quanto a intuitività e immediatezza, gli sviluppatori di Redmond si sono ben guardati dal dare il massimo.
Nella risposta alla lettera di Beard, Microsoft si è dichiarata disposta a cambiare la procedura “se gli utenti lo chiederanno”. Forse varrebbe la pena di farlo prima. Sarebbe una buona idea non solo sotto il profilo dell’eleganza e del fair play, ma anche per evitare guai con l’Unione Europea, che in passato ha già bastonato l’azienda di Nadella con una multa miliardaria legata proprio alla scelta del browser.