Un turista polacco, un uomo di 40 anni e una adolescente hanno perso la vita a causa del nubifragio e dei successivi smottamenti. L'assessore alla protezione civile del Veneto: "Manca qualcuno all'appello". Zaia: "Episodi di questo tipo dovuti anche a colpevole disinteresse verso il territorio". La procura di Belluno apre un fascicolo contro ignoti
Prima il nubifragio, poi la massa di terra e fango che scende a valle e causa la morte di tre persone. A meno di un mese dalla tromba d’aria nella Riviera del Brenta, a San Vito di Cadore, in provincia di Belluno, un turista polacco, una ragazza di 14 anni e un uomo di 40 sono stati travolti dai detriti e recuperati da vigili del fuoco, squadre del soccorso alpino e guardia di Finanza.
Il turista straniero è stato coperto dalla valanga mentre stava uscendo dall’auto, dove si trovava insieme alla compagna, estratta viva dalle lamiere. La giovane è stata invece recuperata nella zona del cimitero di San Vito, mentre la terza vittima individuata nei pressi del fiume Boite. In realtà tutti e tre potrebbero essere di nazionalità straniera, visto che nessun italiano, né residente né turista ha finora denunciato la scomparsa di congiunti. La Procura di Belluno ha intanto aperto un fascicolo d’inchiesta, al momento contro ignoti, e le ipotesi sono di disastro o omicidio colposo.
“Si sta verificando la situazione lungo il Rusecco ed il Boite – ha detto – nei pressi delle auto travolte, per verificare se, oltre ai 3 morti, ce ne sono altri”, ha spiegato l’assessore comunale di San Vito di Cadore Andrea Fiori che ha inoltre sottolineato come siano “ingenti anche i danni materiali, in particolare intorno alla seggiovia che è stata distrutta, per cui è necessaria l’immediata dichiarazione dello stato di calamità”. E ha chiesto l’aiuto della Regione e dello Stato: “Ci devono aiutare, da soli non ce la facciamo”.
Su quanto accaduto è intervenuto anche il presidente della regione Luca Zaia che attribuisce la “frequenza” con cui avvengono “episodi di questo tipo” anche a “un colpevole disinteresse verso il territorio. La vera emergenza nazionale – ha detto – da aggredire senza se e senza ma, è la messa in sicurezza del suolo e la prevenzione del rischio idrogeologico. Avevamo visto giusto nel predicare da anni, in linea con il piano di interventi firmato dal professor Luigi D’Alpaos, meno cemento e più opere di difesa del suolo”.
L’auto travolta – La frana, innescata dall’esondazione del torrente Rusecco e scesa come già in passato dalle pendici del monte Antelao, ha invaso la statale Alemagna, isolando così anche Cortina d’Ampezzo, e ha raggiunto un’abitazione, dove non c’era nessuno, innescando allagamenti e colate di fango che hanno interessato altre case ed esercizi commerciali.
I detriti hanno invaso il parcheggio vicino alla partenza della seggiovia di San Marco, dove si trovavano alcune auto. Quattro soccorritori hanno deciso di scendere lungo il torrente e verificare che non vi fossero vetture trascinate a valle. Ed è stato all’altezza di una briglia che hanno notato l’auto della coppia di origini polacche, in bilico, con una ragazza che si sporgeva dal finestrino, incastrata.
I quattro soccorritori hanno provveduto ad estrarla, mentre arrivava una seconda squadra con la barella. La donna, che continuava a dire che con lei c’era anche il marito, è stata trasportata all’ospedale di Pieve di Cadore, mentre iniziavano le ricerche del compagno, la cui presenza è subito stata esclusa all’interno dei resti dell’abitacolo. La coppia stava dormendo in macchina, quando la frana ha trascinato la loro auto a valle assieme ad altre 4 vetture, una portata dalla massa di sassi e acqua fino a San Vito.
La frana ha anche travolto un piccolo ponte lungo la pista ciclabile di San Vito. E un’altra frana è scesa a valle nella zona di Borca di Cadore, a Cancia, dove nel luglio del 2009 un fenomeno analogo causò la morte di due persone, madre e figlio, sepolte nella loro baita da fango e sassi, ed una terza si è scaricata invece nei pressi di Auronzo, ricoprendo la strada regionale 48 delle Dolomiti. Qui il fenomeno è stato provocato dalla tracimazione del torrente Giralba.
I geologi: “Agosto-ottobre, periodo di maggiore rischio” – Il presidente del Consiglio Nazionale Geologi, Gian Vito Graziano, intervenendo sulle frane che stanno colpendo parte del Nord Italia, spiega che il periodo “da agosto ad ottobre è quello di maggiore rischio, per eventi calamitosi, soprattutto per un territorio malato come quello italiano”.
Graziano spiega che “i mari si sono riscaldati e favoriscono il mantenimento prolungato di cellule temporalesche cariche d’acqua. Ogni anno in Italia, proprio in questo periodo si verificano puntualmente eventi calamitosi”. I cambiamenti climatici “sono in atto – prosegue Graziano – e bisogna che tutti ne prendano atto al di là del fatto che sotto il profilo scientifico non sono ancora pienamente conosciuti”.
Il presidente dei geologi italiani aggiunge che “le dichiarazioni del Presidente degli Stati Uniti, Obama come quelle di Papa Francesco, sono di notevole importanza e segnano una vera svolta rappresentando un chiaro messaggio al mondo intero e soprattutto alle società occidentali, e dovranno delineare un nuovo stile di vita. Gli aspetti energetici e la difesa del territorio, sono entrambi pilastri di nuova politica ambientale basata proprio sui cambiamenti climatici”.