Riassunto della puntata precedente: Furbilandia ormai affondava nella desolazione creata dai negromanti della parola (Sylvius Ganassa e l’apprendista Matteus), al servizio dei draghi Smaug (Sergio M., lo sbulinato bounty killer della FIOM in torta con il biteste caruccio John&Lapo, Emma M. siderurgica ferrigna ma birignaosa, Flavio B. manager di non si sa che cosa e vacanziero permanente…) che nascondono nei loro forzieri le ricchezze accumulate per spoliazione, tenendo sotto il cinico tallone delle loro zampe ungulate il piccolo popolo furbilandese. Solo la spada fatata della politica, sepolta da un incantesimo malefico negli anfratti della montagna Echissenefrega, poteva sconfiggere l’orrore liberando la terra desolata.
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Seconda parte:
Ormai l’apprendista stregone Matteus stava mostrando evidenti segni di impazzimento; tra l’evocazione maldestra di scope di saggina devastatrici, che si moltiplicavano assumendo le faccette di Debora Serracchiani, Maria Elena Boschi con l’aggiunta di Marianna Madia, e disastri vari creati per pura imperizia peracottara. Sicché l’uso di formule magiche apprese da druidi anglofoni (tipo job act o spending review) non coglionava più neppure chi gli aveva dato inizialmente fiducia: i signori di Bruxelles e Berlino, già impietosi sbertucciatori di Sylvius Ganassa, ora sbadigliavano ostentatamente alla logorrea pretenziosamente insignificante dell’erede (con l’acca aspirata) del vecchio praticone in smargiassate e truschini; gli insegnanti esasperati e alla fame ne mettevano l’effigie dietro la lavagna, con in testa il cappello da somaro. Già destrorsi, questi ultimi ora iniziavano a guardare con interesse e simpatia un guerriero che in passato li metteva in ansia con le sue parole rudemente metalmeccaniche: il ramingo Mauritius Landins.
Di fatto i guardiani vecchi e nuovi della desolazione ormai risultavano a tiro di sputo: segno che era giunto il momento di provare a cambiare qualcosa.
Ma solo la riappropriazione dell’arma fatata e decisiva – la spada magica della politica – avrebbe potuto sconfiggere nemici tanto potenti. Per questo occorreva affrontare il viaggio periglioso verso la montagna stregata.
Eppure il piccolo popolo di Furbilandia non ce l’avrebbe mai fatta da solo. Un po’ perché disarmato, molto in quanto ormai aveva perduto la propria credibilità come libero/liberatore a seguito dei suoi passati compromessi a tirare a campare con draghi e maghi malefici.
Solo la chiamata a raccolta di una “Compagnia della spada” poteva portare a termine siffatta impresa. Una nuova alleanza tra gli elfi venuti dalle (cinque) stelle, i fanti difensori dei diritti del lavoro (al grido “Articolo 18”) e la piccola gente che intendeva (“possibile”) farla finita con un passato di ingloriosi compromessi rinominandosi “società civile”.
Ma le difficoltà di una tale operazione restavano enormi. Da una parte incombevano i sospetti elfici nei confronti di chi poteva tornare in ogni momento a subire i richiami della foresta dell’opportunismo; inducendo una sorta di insularità che non dialogava altro che con se stessa, all’insegna del motto “uno vale uno, tutti gli altri sono nessuno”. Anche se la dedizione a un’idea assoluta di purezza confinava il popolo dalle lunghe orecchie in rete nell’enclave monacale di Gran Burrone.
Dall’altra i rinati “possibilisti” erano sempre a rischio di imbarcare zavorre di reduci da mille naufragi e altrettanti protagonismi inconcludenti, che li avrebbero condannati a loro volta a un rapido quanto inevitabile naufragio (sulla rotta tracciata tempo addietro da un ingombrante masochista sicano, ora dato per disperso nei paraggi dello sbiancato Crocetta: Antoninus Ingroiax).
Chi avrebbe potuto federare una tale accozzaglia centrifuga? Nonostante l’urgenza di compiere l’impresa decisiva per la salvezza delle contee.
Occorreva trovare un nuovo mago Gandalf. Per poco più di un istante ci aveva provato Rodotà il grigio, maestro di saggezza rispettato da tutti fino a quando non era sembrato voler mettere il naso nell’orticello pentastellare.
Veti incrociati e insofferenze reciproche continuavano a bloccare la costituzione della Compagnia. Intanto nere ombre andavano addossandosi…
(continua)