"Bisogna capovolgere gli stereotipi. Qui non c'è nessuna mercificazione o sfruttamento del corpo - dice Domenico "Megu" Chionetti, animatore della Comunità di San Benedetto al Porto che organizza la tappa genovese del concorso - L'emancipazione è un percorso collettivo: la persona trans è spesso vittima di pregiudizi estetici e si ritrova ancora oggi a lottare per piacere a se stessi e agli altri"
Ne parlava spesso Don Gallo, erano già i tempi della malattia e dell’eredità spirituale. “Portiamo Miss Trans anche in Liguria“, diceva. Ha fatto appena in tempo a vederla accendersi, quella fiamma, nell’estate del 2012. Poi un vuoto di due anni, come quello lasciato a Genova dal prete di strada. Troppo grande per essere colmato da una festa. Perché questo è, Miss Trans. Una festa. Un concorso di bellezza con tutti i crismi che incorona la princesa più bella della Liguria. E torna sabato 8 agosto con una nuova location – la Rosa dei Venti, al Porto Antico -, una giuria di 15 elementi, tra scrittori, politici, giornalisti e artisti. E, soprattutto, loro, le 15 miss che si contenderanno le 5 fasce in palio. Oltre alla vincitrice, saranno anche premiate miss Femminilità, miss Trans Web, miss Simpatia e miss Pin up: l’omaggio a chi ha qualche curva in più da esibire e nessuna paura di mostrarlo a chi ancora oggi giudica, marchia, a volte alza persino le mani in nome del pensiero unico eterosessuale. È accaduto su un autobus. Uno sguardo di troppo, l’insulto (“Gay di m…”), infine l’agguato del branco. Così un 40enne si è ritrovato di colpo su un tavolo operatorio con un cranio da ricostruire. Siamo nel 2015, a Genova, “città dei diritti”.
“La scaletta era già pronta: avrei voluto partire dalla tolleranza, dall’apertura della nostra città – racconta, ancora scossa, Sarah Hermanns , trans pure lei e presentatrice della serata – Adesso è tutto da cambiare…”. Ma è un attimo, poi ci ripensa, quasi voglia respingere fisicamente l’idea. “No, no, no… è un caso isolato. Genova resta una città tollerante“. Non è, invece, un caso isolato la tappa ligure di Miss Trans 2015, all’interno di un fitto calendario nazionale che porterà la vincitrice a contendersi il titolo di transessuale più bella d’Italia, sabato 5 settembre, al Gay Village di Roma.
Il messaggio, certo. I diritti, ancora oggi negati alle persone LGBT, che attendono invano una legge sulla omofobia, da quasi due anni chiusa in un cassetto del Senato. Ma, quando sabato, alle 21, si accenderanno le luci sul palco, sarà gara vera. D’altronde è così che tutto è cominciato, 23 anni fa, a Torre del Lago con un concorso nato in polemica con Miss Italia e l’espulsione di una concorrente scoperta transessuale. Gareggiare in un concorso di bellezza diventa la strada più rapida verso l’emancipazione. Sociale o estetica, che differenza fa? Sono due facce della stessa medaglia. “Bisogna capovolgere gli stereotipi. Qui non c’è nessuna mercificazione o sfruttamento del corpo – dice Domenico “Megu” Chionetti, animatore della Comunità di San Benedetto al Porto che organizza la tappa genovese del concorso – L’emancipazione è un percorso collettivo: la persona trans è spesso vittima di pregiudizi estetici e si ritrova ancora oggi a lottare per piacere a se stessi e agli altri. Il Gallo lo chiamava ‘diritto al piacere’… Il diritto, negato, a trovare godimento in ciò che si fa e, perché no, anche dal punto di vista fisico”.
Quando diceva queste cose, don Andrea sapeva bene il casino che avrebbe fatto scoppiare. Lo aspettava, sigaro in bocca, quasi fosse un effetto collaterale necessario per smuovere le cose. Eppure non avrebbe mai immaginato che, anni dopo, gli avrebbe dato ragione persino la Corte di Cassazione con una sentenza che di recente ha riconosciuto la possibilità di cambiare i dati anagrafici senza un intervento chirurgico sugli organi genitali. “Una rivoluzione – la definisce Rossella Bianchi, storica princesa di Don Gallo e presidente dell’omonima associazione – Miss Trans sarà l’occasione per ribadire questo diritto acquisito fondamentale, in verità passato un po’ in sordina. Nessuno ne sa nulla, cascano sempre tutti come pere dall’albero”.
Ma è solo l’ultimo tassello in ordine di tempo di un puzzle dei diritti omotransessuali che, lentamente, si va componendo. Con Genova a tirare le fila: ad aprile, l’iniziativa del doppio libretto per gli studenti universitari transgender; poi la prima, storica, trascrizione di un’unione civile omosex avvenuta all’estero. “Le leggi cominciano ad esserci. A volte manca la capacità, o la volontà, di farle rispettare” osserva Rossella, che tre anni fa era stata tra i giurati che hanno incoronato la siciliana Alessia Bergamo (in seguito eletta Miss Trans Italia). Sarà lei la reginetta in carica fino alla mezzanotte di sabato, quando Genova saluterà la sua nuova “bambola di seta (…) di nome Princesa”. E non è soltanto un verso di De Andrè.