Poi arriva il momento di rispettare i patti, di raccogliere consensi, anche se hanno un cattivo odore. E scatta la porcata. Soglie di punibilità per gli evasori fiscali incrementate; della serie: il 3% del fatturato non è passato, proviamone un’altra. Impunità per chi evade un’imposta inferiore a 150.000 euro (fino adesso sono 50.000); e stesso trattamento per chi omette di dichiarare ricavi per un ammontare superiore a 3 milioni (fino adesso sono 2 milioni). Per capire l’assurdità e l’immoralità di questa iniziativa governativa occorre un piccolo schema sinottico del panorama sanzionatorio penale in materia tributaria.
Esistono sostanzialmente tre modalità di evasione: fatture false (costi inesistenti: ho ricavi per 1.000 e dichiaro di aver speso 750, gli utili sono 250; ma non è vero, ho speso solo 500, gli utili sono 500); ricavi non dichiarati (ho incassato 500; ma non è vero, i ricavi sono 1.000); dichiarazione omessa (non presento la dichiarazione). Nel primo caso si commette frode fiscale (da 1,6 a 6 anni); negli altri due dichiarazione infedele e dichiarazione omessa (da 1 a 3 anni). Nel primo caso, c’è una lontana possibilità di finire in galera; negli altri due la certezza dell’impunità, sia per la prescrizione certa, sia per l’affidamento in prova alla casa di riposo dei poveri vecchi a Cesano Boscone o in strutture similari.
Poiché l’evasione di Iva e imposte sul reddito è prerogativa del popolo dell’Iva (dipendenti e pensionati vorrebbero evadere anche loro ma non possono perché le tasse gliele prelevano prima di pagarli), si è posto il problema di una decina di milioni di lavoratori autonomi che rischiavano di finire in galera. In effetti falsificare la contabilità annotandovi fatture false o omettendo di annotare incassi veri è esattamente la stessa cosa: il risultato finale (nascondere al Fisco una parte di quello che si è ricavato) è ottenuto sempre con una documentazione falsa, le fatture o la contabilità artefatta. In entrambi i casi è il Fisco che deve dimostrare la falsità, fatture e contabilità fanno fede fino a prova contraria. Dunque si tratta, sempre di frode: da 2 a 6 anni. Ma il popolo dell’Iva conta molto in Parlamento; e così, con la madre di tutti gli inciuci, già nel 2000, all’approvazione della legge penale-tributaria, si chiarì che la frode dei lavoratori autonomi, quelli che fanno il “nero”, non era frode, era dichiarazione infedele, a prescrizione assicurata.
Ci sono poi ulteriori garanzie, le soglie di punibilità: non ogni evasione costituisce reato ma solo quelle di una certa gravità. Che è giusto: il ladro di due mele non è un delinquente, quello che ruba un’automobile sì. Però con gli evasori si è esagerato: per commettere il reato bisogna aver evaso un’imposta di almeno 50.000 euro; che significa un “nero”, cioè ricavi non dichiarati di almeno 100.000 euro, pari a uno stipendio mensile di un po’ più di 8.000 euro al mese che la stragrande maggioranza degli italiani non se lo sogna nemmeno. E poi bisogna che il fatturato (cioè i ricavi) non dichiarati siano superiori a 2 milioni di euro. Che è una soglia stupida: se i costi sono elevati, il reddito effettivo può essere insignificante; se sono bassi, si concede impunità a mega evasori.
In questo panorama di favoreggiamento dell’evasione, si inserisce il rimaneggiamento dell’art. 4 della delega fiscale: triplicata la soglia di non punibilità per l’imposta evasa; aumentata di un terzo quella relativa al fatturato. Chi evade qualcosa meno di 30.000 euro al mese non dovrebbe commettere reato. Quale giustificazione avranno elaborato questi amici degli evasori per favorirli e allo stesso tempo sputtanarsi il meno possibile? Pare impossibile, ma hanno avuto la faccia di scrivere che occorre ridefinire “il rapporto tra gravità del comportamento e sanzioni comminate secondo un criterio più stretto di proporzionalità”.
Dunque incassare in “nero” 30.000 euro al mese è “proporzionalmente” meno grave che rubare una Alfa Giulietta al mese: in questo caso la pena va da 3 a 10 anni e si finisce subito in galera con arresto obbligatorio in flagranza; per l’evasione nemmeno ti processano, è fatto penalmente irrilevante.
Al di là della inaccettabile impunità per comportamenti di questo genere, soprattutto in un contesto in cui si chiedono sacrifici in cambio di promesse; leggi come questa incrementano quello che è l’handicap piu grave del nostro Paese: lo sfrenato individualismo. Il messaggio che questa legge porta con sé consiste nell’approvazione di comportamenti delittuosi in cui la parte offesa non è un altro cittadino ma lo Stato. Non è proprio quello che ci serve per essere accettati in Europa.
Il Fatto Quotidiano, 7 agosto 2015