Che qualche scintilla fosse volata tra Hollande e Schäuble durante le trattative per i crediti ad Atene era risaputo. Parigi ha ingoiato solo a fatica la linea ultra-rigorista inflitta ai greci per volontà soprattutto tedesca. Ma la frattura che si è aperta è più profonda di quanto si immaginasse. La Francia di Hollande avrebbe perso fiducia nel principale partner europeo. Non è passata inosservata l’intervista di Shahi Vallée, ex consulente del ministero francese dell’economia e al Consiglio europeo, divulgata con molta visibilità dal New York Times. Una severa disanima delle responsabilità tedesche, quella di Vallée, alla quale si aggiunge una previsione disincantata. La linea dura imposta da Berlino contro la Grecia non sarebbe altro che un assaggio di quel che accadrà in futuro. Prima o poi, si arriverà a uno scontro tra Francia e Germania sui fondamenti dell’Unione europea.
A sentire Vallée non ci saranno prigionieri, né compromessi attuabili. O l’uno o l’altro. Da una parte, Berlino con la narrazione delle regole da rispettare. La Germania considera l’euro esclusivamente come un regime di cambio fisso. Del resto, l’opinione pubblica tedesca è a maggioranza convinta che la stabilità della zona euro possa essere mantenuta solo se il rigore dei conti viene rispettato.
Dall’altra parte, molto più vaga e oscillante, la linea di Parigi. La Francia, a tratti, sembra vedere nell’euro un passaggio preliminare a una politica monetaria di stampo keynesiano, una leva fondamentale per invertire la crisi e dare atto a manovre anti-cicliche. Ma perché possa funzionare, i singoli Stati devono cedere quote di sovranità. Esattamente quel che “la Francia non è disposta a fare” o ad ammettere davanti agli elettori. In mancanza di una alternativa chiara alla disciplina tedesca Parigi non è ancora in grado di costruire assieme a Italia e Spagna un’alleanza in funzione anti-tedesca.
Qualche timido tentativo da parte di Hollande in questo senso c’è stato – riconosce Vallée – sostenuto anche dall’Italia. Ma non ha prodotto grandi risultati. I partiti francesi dovrebbero cominciare a discutere degli “eventuali vantaggi di un’uscita dall’unione monetaria”. La frattura della zona euro sarebbe solo una questione di tempo. Il rischio di una lenta uscita dall’euro della Francia e di altri paesi dell’Europa del sud avrebbe conseguenze economiche disastrose. Allora tanto vale prepararsi in anticipo. L’unica alternativa al caos, sottolinea Vallée, sarebbe “un’uscita ordinata della Germania“.
Un’ipotesi, quest’ultima, che comincia a circolare pubblicamente anche nella stessa Germania. Non solo e non tanto per la presenza di una forza politica antieuro come l’AfD (Alternativa per la Germania), salita ormai intorno al dieci per cento dei consensi tra i tedeschi. Anche i mercati finanziari sembrano apprezzare l’uscita di Berlino dall’euro come l’unica soluzione alla crisi. Nessuno ritiene davvero risolutivo l’accordo raggiunto sui nuovi crediti ad Atene. Ma quel che è ancora peggio è la frattura politica interna all’Ue. “Il principio del coordinamento alla guida dell’Unione tra i diversi paesi è fallito”, ha rincarato la dose qualche giorno fa il quotidiano francese Le Monde con un’intervista a Benoît Cœuré.
“Se i capi di governo dell’eurogruppo non elaborano una struttura alternativa, la crisi della Grecia continuerà a ripetersi di nuovo”. I francesi non si rassegnano a fare da comprimari a Berlino e soprattutto non accettano la vulgata da primi della classe che vede la Germania come l’economia più potente. Un aiuto viene proprio da un economista tedesco, Heiner Flassbeck, che di recente ha smentito il punto di vista maggioritario. La Francia avrebbe fatto meglio della Germania nella zona euro. A dimostrarlo, l’indice della produttività, nettamente al di sopra di quello tedesco.