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Mia Khalifa e le altre, le curve pericolosissime del porno islamico

Il sesso inteso come modo di combattere le limitazioni che in alcune sue esternazioni fondamentaliste l'Islam impone alle donne, sarà sì una via interessante verso la rivoluzione, ma anche un modo per diventare molto ma molto famose

Scherzare con l’Islam è pratica rischiosa, ciò nondimeno c’è chi continua imperterrito a fare satira, per fortuna. C’è chi fa satira e c’è chi ha deciso, consapevolmente o meno, di andare anche oltre. Il nome Mia Khalifa potrebbe non dirvi molto, anche se ultimamente è piuttosto inflazionato sul web e nei social. Si tratta di una giovane libanese naturalizzata americana diventata piuttosto popolare nel momento che ha deciso di entrare nel mondo del porno e di farlo indossando l’hijab, il velo con cui le donne islamiche si coprono il capo. Titolo dell’opera d’esordio della nostra, Mia Khalifa is cumming for dinner. Trama piuttosto esile ma efficace. Mia si ritrova con sua madre, interpretata da Juliana Vega, e il fidanzato a cena, e la cosa finisce a letto. Apriti cielo. Scandalo. Fatwa contro Mia, in realtà sì libanese ma cristiana. Scandalo, fatwa e Mia che nel giro di poco è diventata personaggio più ricercato all’interno di PornHub, nonché tra i nomi più in ascesa nel mondo del porno USA. Al punto che il suo è diventato un genere, il hijab porno, cioè il porno col capo coperto dal velo. Qualcosa che ha fatto scatenare le ire dei fondamentalisti islamici. E qualcosa che ha attirato l’attenzione di altri produttori del settori a luce rosse.

Così il 5 agosto è uscito il primo lungometraggio ispirato da Mia Khalifa e dal suo amoreggiare col velo, Women of the Middle East. Film prodotto da Kelly Madison e che propone cinque differenti situazione in cui sesso e Islam hanno modo di incrociarsi. Cinque situazioni in cinque contesti differenti, perché ovviamente la polemica va ricercata, ma i rischi reali vanno tenuti lontani. La Madison, che ha cavalcato alla grande l’onda lunga scatenata da Mia Khalifa, ha voluto colorare di impegno la sua opera, andando a suggerire, senza troppa convinzione, a tutte le donne di liberarsi dall’oppressione del velo. Il tutto comodamente seduta nel suo studio a Los Angeles. In realtà a giocare di anticipo su tutte, mettendoci la faccia e rischiando davvero la pelle è stata un’artista tedesca di origini turche che ha fatto del sesso il proprio modo per scardinare il bigottismo dei suoi compatrioti e per tentare di liberare, seppur in maniera discutibile, la donna da regole maschiliste imposte da uomini. Si tratta di Reyhan Sahin, meglio nota come Lady Bitch Ray. Rapper e attrice, Lady Bitch Ray ha sconvolto con le sue rime il pubblico turco di stanza in Germania, certamente non trovando nella sponda tedesca un appoggio incondizionato. Il suo decalogo della vagina, le sue canzoni con testi infarciti di riferimenti porno, da Suck it, a Fuck me, passando per Bitchism, titoli che dicono gia’ tutto, le sue foto e i suoi video sono stati una costante provocazione, al punto che anche lei, come in seguito Mia Khalifa, ha ricevuto minacce di morte e ostracismo da parte della propria comunità. Lei non ha direttamente tirato in ballo l’Islam, a differenza di Mia e delle attrici del film prodotto dalla Madison, tutte mediorientali e il cui casting, per stessa ammissione della produttrice, è stata la parte più difficile del film, ma il suo essere di origini turche è stato visto per i tanti turchi tedeschi come un oltraggio alla propria religione e alla propria cultura.

Il nome Sahin, del resto, è stato i seguito legato a un altro scandalo legato all’eros. La modella Sila Sahin, nota come wag, cioè fidanzata del nazionale tedesco Ilkay Gundogan, ha infatti posato per la versione tedesca di Playboy. Senza veli e per di più in una location chiaramente arabeggiante. Il tutto è stato accompagnato da dichiarazioni che non hanno lasciato spazio a dubbi, almeno sulle intenzioni, “Queste fotografie sono una liberazione dalle restrizioni della mia infanzia. Mi sento come Che Guevara, devo poter fare tutto quello che voglio.” Le polemiche non sono mancate, così come l’impennata delle quotazioni della bella Sila. Il sesso inteso come modo di combattere le limitazioni che in alcune sue esternazioni fondamentaliste l’Islam impone alle donne, sarà sì una via interessante verso la rivoluzione, ma anche un modo per diventare molto ma molto famose.