Le prove del nove si sono avute nei giorni di maggiore incertezza sull’evoluzione della crisi greca e sulle prospettive delle borse cinesi. L’oro sembra proprio aver abdicato al suo storico ruolo di bene rifugio, quello che tutti comprano quando i mercati fanno paura ed è più difficile del solito immaginare cosa accadrà domani. Non che ci dovesse attendere chissà quali fiammate delle quotazioni, ma il fatto che il metallo giallo abbia addirittura accentuato il suo calo è un fatto insolito. Solo nel mese di luglio l’oro ha perso quasi il 7% del suo valore scendendo sotto i 1.100 dollari l’oncia (31,1 grammi) e realizzando la peggior performance mensile dal 2008. Nell’ultimo anno la flessione è stata del 12%, mentre rispetto al record storico del 6 settembre 2011, quando valeva 1.920 dollari, la caduta è stata del 43%.
Le quotazioni del più grande fondo di investimento (Etf) del mondo legato all’oro, l’Spdr Gold trust, sono sui valori più bassi dal settembre del 2008. Nei giorni peggiori della crisi greca persino il bitcoin, la valuta virtuale che almeno nel breve periodo è uno degli investimenti più volatili che esistano, si era ritagliato il suo momento di gloria. Scelta anche per tentare di aggirare i controlli sui capitali, la moneta digitale ha guadagnato il 10% nei 4 giorni seguiti all’annuncio del referendum sulle proposte dei creditori, toccando i 276 dollari. Per il concretissimo e sonante oro quasi un’umiliazione. Uniche voci in controcanto la zecca britannica e alcuni rivenditori on line di monete auree che negli stessi giorni hanno registrato un piccolo ed effimero boom di richieste.
L’appeal del dollaro surclassa il lingotto – Esistono però diversi motivi che spiegano la recente “sonnolenza” del metallo giallo nonostante i potenziali fattori di crisi che si sono succeduti nell’ultimo anno. Innanzitutto ci sono le attese per un prossimo rialzo dei tassi di interesse negli Stati Uniti che avrà, e in parte sta già avendo, anche l’effetto di rafforzare il dollaro. Da sempre il biglietto verde è, come l’oro, una delle opzioni di investimento per chi è in cerca di sicurezza. Se oltre alla tranquillità posso ottenere qualche guadagno aggiuntivo è facile capire quale sia l’opzione preferibile. L’oro, come tutte le materie prime, risente inoltre del rallentamento dell’economia cinese che deprime la domanda di qualsiasi commodity.
L’offerta è aumentata, ma la domanda di metallo giallo per i gioielli cala – Alessandra Lanza, partner della società di consulenza Prometeia, spiega come a zavorrare il metallo giallo siano anche altre ragioni di carattere strutturale che incidono nel perenne gioco tra domanda e offerta: “Negli anni passati, quando le quotazioni erano molto alte, si è investito parecchio per migliorare le capacità e l’efficienza estrattiva, esattamente come accade per il petrolio”. “Per contro”, continua Lanza, “nell’ultimo periodo è diminuita sensibilmente la domanda di oro per uso di gioielleria, soprattutto quella proveniente dai mercati emergenti”. Il risultato è che l’offerta è aumentata mentre la domanda continuava a scendere. Permanendo le attuali condizioni di mercato Prometeia non vede quindi una ripresa a breve delle quotazioni: i valori dovrebbero mantenersi intorno ai livelli attuali anche nel corso del 2016. Vista la situazione al momento anche la speculazione aleggia altrove. Di solito, almeno all’inizio, le masse finanziarie a caccia di guadagni si muovono infatti su spunti di realtà. Solo in una seconda fase il processo di “bolla” comincia ad autoalimentarsi.
Gli interventi delle banche centrali attutiscono la percezione del rischio – Tra i fattori da tenere in considerazione rimane quello puramente psicologico. E’ possibile che le turbolenze dell’ultimo anno non abbiano avuto proporzioni tali da scatenare una paura reale negli investitori.Si aggiunga che le politiche ultra espansive delle grandi banche centrali rendono tutto un po’ ovattato e attutiscono la percezione del rischio. Forse di fronte a un evento percepito come realmente pericoloso il metallo giallo tornerebbe a sviluppare il magnetismo di un tempo. Un’ipotesi che sarebbe meglio non testare nella pratica. Non va dimenticato che mentre infuriava e si propagava la crisi finanziaria globale l’oro venne catapultato dai circa 700 dollari dell’estate 2007 ai quasi 2mila euro del settembre 2011. Da allora è sceso parecchio ma, almeno per ora, non è più tornato sui valori pre-crisi.