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Christian Rosso è il lavoratore dell’ATAC sottoposto a una sanzione punitiva, la sospensione del servizio, per avere esercitato il suo diritto di informazione e di denuncia in relazione alle vicende dell’azienda. La sua colpa? Aver reso pubblico un video in cui contrasta il tentativo di addossare i disservizi del trasporto pubblico a Roma ai lavoratori.

In un recente documento(“ATAC: le cifre dello scandalo”) i COBAS avevano esposto numerose vicende e realtà che individuano i veri motivi di tali disservizi. Vediamone alcuni punti. La Parentopoli di Alemanno, ovvero l’immissione di ben 854 persone nei ranghi del personale amministrativo dell’ATAC, andando ad appesantirne il bilancio e a indebolirne le capacità operative. Le spese esorbitanti pagate per la manutenzione (pezzi di ricambio pagati oltre 20 volte il loro valore commerciale), situazione denunciata da un dirigente in seguito licenziato. Lo scandalo delle consulenze per 2,4 milioni attribuite a società nella quale figuravano come soci occulti dei dirigenti ATAC. Le spese effettuate per una nuova sede, progetto poi abbandonato dopo aver pagato somme ingenti. L’attribuzione, a uno dei componenti del collegio sindacale dell’Azienda di un ingente compenso. Il coinvolgimento di dirigenti dell’Azienda nello scandalo “Mafia Capitale”. L’inspiegabile chiusura dell’azienda incaricata dei giri turistici, Trambus Open, che pure prometteva sicuri introiti.
Si tratta di casi estremamente inquietanti, per lo spreco di denaro pubblico e la conseguente impossibilità di garantire ai cittadini romani e ai visitatori della città un trasporto pubblico adeguato. Su questi casi andrebbero immediatamente aperte inchieste conoscitive a livello politico, amministrativo e penale, al fine di verificare la fondatezza di quanto sostenuto dai lavoratori che per essere interni alla realtà aziendale, si presumono esserne i migliori conoscitori. Tanto più che gli stessi lavoratori denunciano le condizioni di invecchiamento dei veicoli e dei convogli, lo scarso rispetto delle condizioni di sicurezza lavorativa sia dal punto di vista sanitario che da quello del pericolo di aggressioni, nonché la gravosità degli orari di lavoro cui sono costretti.
Il documento citato si chiude con alcune richieste pienamente condivisibili nell’ottica del risanamento, sia etico che finanziario dell’ATAC:
1. l’azzeramento del CdA e del gruppo dirigente di Atac, riducendo ai minimi termini il numero e le retribuzioni delle figure dirigenziali;
2. l’azzeramento di ogni privilegio sindacale e il rientro in servizio operativo di tutti i “distaccati sindacali” oggi a carico delle casse aziendali;
3. l’allontanamento di tutti coloro che sono stati inquisiti e/o condannati per Parentopoli o altre inchieste giudiziarie;
4. il potenziamento dell’organico del settore operativo;
5. l’avvio di un inchiesta sugli appalti e lo sperpero di denaro pubblico avvenuto negli ultimi dieci anni in Atac;
6. il ritiro dell’accordo dello scorso 15 luglio , lesivo di diritti fondamentali dei dipendenti di Atac;
7. il drastico aumento dei capitoli di spesa su qualità e sicurezza del servizio.
La linea prescelta dal governo capitolino sembra invece quella più comoda, da sempre perseguita dalle classi dominanti: rovesciare sui lavoratori, con la complicità della stampa compiacente, le gravi responsabilità della situazione, non senza far ricorso allo stantio e diffamatorio refrain brunettiano dei “fannulloni”. Si aggiunga l’obiettivo della privatizzazione del trasporto pubblico, vista come panacea di tutti i mali, nel migliore stile neoliberista, laddove il fallimento non è del “pubblico” in quanto tale , ma va imputato a un gruppo dirigente preciso.
Per aver portato avanti con coerenza e coraggio questi temi Christian Rosso, tentando con il suo video il doveroso dialogo diretto con l’utenza inviperita, è stato sanzionato dai vertici dell’ATAC. Marino e il  neonominato Assessore ai trasporti, già  noto per essere un talebano della TAV, Stefano Esposito, fanno i pesci in barile. Un motivo in più  per mandarli a casa alle prossime inevitabili elezioni comunali romane.

E’ evidente come il necessario risanamento della situazione romana non possa prescindere dalle richieste e dalle conoscenze dei lavoratori direttamente impegnati, in situazioni molto difficili per responsabilità di vertice, a fornire servizi essenziali alla città. Per dirla con un saggio proverbio popolare “Il pesce puzza dalla capa”. Tagliare la capa diventa necessario e urgente per restituire efficienza al trasporto pubblico e a molti altri servizi, che invece si vogliono continuare a fare incancrenire per avallare l’ipotesi della privatizzazione.

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