A parlar di certe cose c’è da farsi male. Questa è una di quelle: profughi.
Dovrebbe esserci un’Italia sola, ce ne sono tre. Una è quella della solidarietà, quella dei volontari, della Guardia Costiera, dei pescatori. Poi viene un’Italia dell’organizzazione, dell’amministrazione, della cooperazione, dei flussi (migratori) di denaro (Mafia Capitale), dell’indignazione digitale. Infine c’è un’altra Italia ed è tanta e non sta né con l’una né con l’altra, ma sta aumentando: legge solo i titoli dei giornali e dei tg, fa gregge col pecoraio che l’aizza. Questa è l’Italia dei “30 euro al giorno agli immigrati”, l’Italia col cervello nella pancia, che vede il fuorigioco dalla finestra, giudica il barcone dal balcone.
Poi ci sono le parole di Papa Francesco “respingere i profughi è dichiarare guerra”, belle, ma è come sfamare gli affamati con la fede, predicare dio ma qui comando io e profugare i disperati altrove. Poi c’è l’Europa, carrozzone di stati che non c’era e se c’era dormiva, riflesso del si salvi chi può, ognuno per sé, l’Unione fa la forza, l’Europa la facciano gli altri.
Non vale la pena vivere per morire su questa Penisola, naufragare in un mare di burocrazia e corruzione, affogare nel lavoro nero, rifocillare prostituzione per sordide gastronomie di carne. Questo non è razzismo, questo siamo: terra ostile, da ricostruire. E poi… e poi niente. Mentre scrivo altri stanno affogando e alcuni italiani dando il meglio di questo Paese.