Inserire Roberto Baggio tra i 20 calciatori più sopravvalutati di sempre è una castroneria allucinante, eppure qualcuno lo ha fatto (il Daily Telegraph: 12esimo). Il concetto di “sopravvalutato” è però oltremodo soggettivo, e dunque possono finirci tutti. Proprio tutti. Perfino il Divin Codino. Anche noi ci siamo divertiti a stilare una classifica (altrettanto discutibile, ovviamente).
Qualche regola. I candidati dovevano essere italiani, in attività e appartenenti a queste categorie: sport, musica, cinema, letteratura, spettacolo. Per alzare il livello abbiamo limitato la presenza delle starlette televisive (Barbara D’Urso sarebbe stata troppo facile) e tolto dal lotto i giornalisti (anche per il rischio di finire noi stessi in classifica). Niente politici, perché Renzi avrebbe stravinto a mani basse.
Per essere “sopravvalutati” occorre poi avere un pubblico considerevole: non aveva senso inserire meteore. Anche per questo abbiamo scomodato personaggi molto famosi, ma divisivi e con un livello di detrattori decisamente alto: troverete così Ligabue e Jovanotti, amati da tanti ma reputati sopravvalutati da altrettanti. Non sempre, o non necessariamente, chi è nella lista è ritenuto sopravvalutato da questo giornale.
Stupore per certi giudizi della Rete
Con un certo stupore, in Rete e non solo, compaiono tra i sopravvalutati anche Nanni Moretti, Roberto Benigni e Paolo Sorrentino: è la conferma di come si entri nel regno della soggettività, e di come talora si confonda la sopravvalutazione con l’essere antipatici (Moretti può risultare odioso, ma è un grande regista; Carlo Conti può non essere simpatico, ma il presentatore lo sa fare. E via così).
Qualche riga sui 20 nomi. Siani sta a Troisi come la Boschi a Nilde Iotti. Balotelli sta dissipando tutto quel che aveva, che forse non era poi così tanto. Allevi, quando raggiunse la fama, era criticato da pochi (Uto Ughi, Edmondo Berselli). Adesso, ancor più dopo l’inno orripilante per la Serie A, ha quasi meno estimatori della Fornero. Accorsi ha sempre diviso, e in alcuni film (Radiofreccia) ha convinto eccome, ma dopo 1992 le sue quotazioni sono abbastanza crollate.
Lui è convinto del suo talento, altri meno
Massimo Ghini è assai convinto del suo talento, altri – in tutta onestà – un po’ meno. Il rapper Moreno è (per fortuna) ancora ignoto ai più, ma è stato scelto come emblema di quei prodotti-da-talent con un talento inversamente proporzionale alla simpatia. Emma Marrone è invece più celebre, ma le perplessità restano. I Modà sanno costantemente inebriare per pochezza. Fabio Volo e Federico Moccia vendono – o vendevano – a scatafascio, ma forse la letteratura è un’altra cosa. Di Monica Bellucci non si ricordano prove attoriali accecanti, a meno che il metro di valutazione non sia la Arcuri nel noto spot per il Mahatma Marra. Idem, o quasi, per Asia Argento. Jovanotti e Antonacci hanno la dote straordinaria di fare i cantanti senza saper granché cantare, e comunque – con quel successo lì – senz’altro hanno ragione loro.
Cantare da vent’anni la stessa canzone
Ligabue fa da vent’anni la stessa canzone, peraltro neanche la migliore, e chissà se prima o poi se ne accorgeranno lui e i suoi fans (o magari il trucco è proprio quello). Silvio Muccino ha perso la zeppola, ma non ha ancora trovato il guizzo. Di Frank Matano molti ricordano i peti più che il genio, ma per quelli forse bastavano le repliche di Bombolo. Ezio Greggio sembrava il meno dotato del Drive In, eppure è quello che è durato di più. E Panariello è spesso l’unico a ridere delle sue battute. È solo un gioco, considerando che per molti anche Joyce e Fellini erano sopravvalutati: figuriamoci Siani. Buon voto, buon divertimento.
Da Il Fatto Quotidiano del 06 agosto 2015
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