Nuovi grattacapi sui pedaggi autostradali per il ministro federale dei trasporti tedesco, Alexander Dobrindt. Dopo aver subìto l’avvio della procedura d’infrazione da parte dell’Europa sul suo ambizioso progetto di far pagare le autostrade solo agli automobilisti stranieri, adesso deve fare i conti con un nuovo rinvio del procedimento che l’esecutivo ha in ballo con Toll Collect, la società che gestisce il balzello sui transiti dei veicoli industriali.
Una vicenda quasi “italiana”. Per i tempi ma anche per i modi. I primi si stanno dilatando a dismisura, mentre i secondi sono interessanti perché, di fatto, lo Stato fa, almeno in parte, causa a se stesso, cioè alla Deutsche Telekom, di cui è azionista con quasi un terzo di quote (poco meno del 32%). E nonostante il contenzioso, il governo ha appena prolungato fino al 2018 la concessione alla società con la quale è ai ferri corti.
Ma andiamo con ordine. Il pedaggio per i mezzi pesanti (che dallo scorso luglio è stato esteso su circa altre mille chilometri di rete stradale tedesca) è entrato in vigore nel 2005, in ritardo di 16 mesi rispetto agli accordi con la società Toll Collect, un consorzio di cui fanno parte Daimler, attraverso la controllata Daimler Financial Services (45%) e il gruppo francese Vinci (mediante Cofiroute, 10%) oltre al colosso nazionale delle telecomunicazioni Deutsche Telekom (45%).
Dalla sua introduzione, il pedaggio ha assicurato un gettito attorno ai 40 miliardi di euro: quasi 160.000 aziende registrate per un totale di circa un milione di veicoli pesanti (oltre la metà non tedeschi) a fine 2013. Il governo federale ha sollecitato il pagamento anche di quei 16 mesi di contratto per i quali la società risulta inadempiente: tra i 5 ed i 7 miliardi di euro, interessi inclusi. Dobrindt non è il primo a provare a far cassa con questo sistema: è già il quinto ministro che porta avanti la causa. Che, hanno stimato gli esperti, quando (forse) nel 2017 si chiuderà, potrebbe essere costato ai contribuenti qualcosa come 100 milioni di euro di spese legali. E il verdetto è incerto. Perché Toll Collect era già stata sanzionata con una multa di 175 milioni di euro e praticamente da sempre il governo trattiene 8 milioni di euro al mese sui diritti a titolo di indennizzo, significa quasi un miliardo finora.
Sono proprio questi due misure che, secondo la società di gestione, non dovrebbero consentire allo Stato di avanzare ulteriori pretese. Ma considerata la cifra in ballo, la soluzione non è semplice. Il caso è stato affidato a un collegio di magistrati esperti, non più giovanissimi o di chiara fama e quindi impegnatissimi con una paurosa dilatazione dei tempi. Uno si è già tirato indietro per motivi di salute e nemmeno quello che gli è succeduto sembra godere di ottima salute.
Secondo la FAZ, la Frankfurter Allgemeine Zeitung, i legali che difendono gli interessi dello Stato sarebbero riusciti ad imporre l’intervento di un perito che dovrebbe analizzare una impressionante mole di dati: 3,3 milioni di file. In pratica ne avrebbe almeno per un anno e mezzo e potrebbe essere in grado di presentare la valutazione all’inizio del 2017. Sulla base della perizia i giudici potrebbero esprimere un verdetto che arriverebbe, se i tempi verranno confermati, non prima di 12 anni dall’inizio del contenzioso. Toll Collect, nel caso venisse introdotto anche il pedaggio per le auto, sembra tra le favorite alla sua gestione, anche se il ministro ha escluso un affidamento senza una gara europea.