Germania vuol dire auto. Non è solo una questione di luoghi comuni, ma un dato di fatto. Nel 2014 Volkswagen Group, la prima società tedesca della storia a superare i 200 miliardi di fatturato, in base alla classifica annuale di Fortune non è soltanto la più grande del paese davanti a Daimler con 129 (quarta Bmw con 80), ma anche la terza d’Europa dietro le petrolifere Royal Dutch Shell e BP. Insomma: la prima manifatturiera del Vecchio Continente. Si tratta di una conferma, perché anche nel 2013 occupava la stessa posizione, solo che mentre le prime due hanno perso il 6,6%, il colosso di Wolfsburg ha guadagnato il 2,8%. Daimler compare al sesto posto (guadagnando due piazze), preceduta dalla svizzera Glencore e dalla francese Total. Bmw è sedicesima: nel 2013 era 19esima. La prima società italiana è Eni, undicesima con 110 miliardi (nella precedente graduatoria era nella “top ten”, nona), mentre Fiat Chrysler Automobiles è tredicesima con 96 miliardi (anche senza CNH Industrial che è 91esima con 24,5 miliardi), con un avanzamento di due posizioni. PSA Peugeot Citroën è 35esima a quota 53,6 miliardi (arriva dalla 36esima piazza), Renault 51esima (41 miliardi), Volvo 73esima (31,1 miliardi).
La sintesi è che l’auto tedesca piace. E molto. Anche perché pure gli affari dei fornitori girano bene: Bosch è 41esima con 49 miliardi (era 45esima) e Continental (34,5, 68esima). ZF e Schaeffler sono fuori dalle cento, ma valgono rispettivamente quasi 18,5 e più di 12 miliardi di volumi. E ZF, che ha acquisito la rivale americana TRW, è diventato il terzo gruppo al mondo (lo si vedrà l’anno prossimo con i volumi aggregati).
I fatturati tuttavia sono solo un parametro. Sulla base della capitalizzazione di borsa Volkswagen è seconda in Germania con quasi 103 miliardi di euro dietro a Bayer, ma sommando i valori di Porsche (20° con 24,3) e Audi (14° con 33,6) passa in testa doppiando il colosso chimico. Daimler è terza a quota 91,2 e Bmw nona a 65,8.
Martin Winterkorn, ceo di Volkswagen Group (nella foto), è il manager più pagato del Vecchio Continente con 14,8 milioni nel 2014. Fra i dieci che guadagnano di più, cinque lavorano per società elvetiche (tra questi anche l’italiano Sergio Ermotti, UBS, con poco meno di 9 miliardi, tredicesimo banchiere meglio compensato del pianeta), due per le britanniche Shell e BP e due per le spagnole Iberdrola e Telefònica.
A livello mondiale, la capitalizzazione di Apple ammonta a 735 miliardi di dollari. Alle sue spalle altre quattro società americane (Google, Microsoft, Exxon Mobil e Berkshire Hathaway) e quindi la prima cinese, PetroChina (316 miliardi), che in dodici mesi è passata dal 15° al sesto posto. La prima europea è la multinazionale svizzera Novartis (11°), mentre il primo costruttore auto è Toyota, 19° come nel 2013 con 233 miliardi. Volkswagen, a quota 116, compare al 63° posto (sempre senza le controllate) con una perdita di 10 posizioni, Daimler è 78° a quota 103 (poco davanti a Boeing, 81°) e Bmw 130° (74) con una flessione di ben 27 piazze.
Sulla base dei soli fatturati, la prima società al mondo è Wal-Mart con 485 miliardi di dollari, Volkswagen Group è settima con 269 e Toyota ottava con 249 (ma il margine netto è del 5,36% per la prima e del 7,98% per la seconda). Poi ci sono Daimler, sedicesima a quota 172 (tre posizioni guadagnate), che precede la prima società italiana, che va assolutamente citata. Perché è la Exor, diciottesima (era 22esima) con 162,4 miliardi, cioè la finanziaria delle famiglie Agnelli e Nasi, che controlla sia FCA sia CNH Industrial. General Motors è 19° (156), Ford 26° (144), Fiat Chrysler Automobiles 37° (era 43°) con 126,6 miliardi (che figura già come società di diritto olandese), Honda 45° (era 41° con 115,6 miliardi), Bmw è 50° (era 59° con quasi 107 miliardi), Nissan è 53° (104) seguita al 55° posto dalla cinese SAIC (101,6) e quindi da Hyundai è 87° (84,8). Sia Exor sia FCA sono tra le società con il ritorno percentuale più basso: 0,26 e 0,59%.