Curiosità di Ferragosto: come mai le Tv americane disinvitano una dopo l’altra Donald Trump, candidato alle primarie del Partito Repubblicano? Imprenditore miliardario, stella della Nbc dove insegnava come fare soldi e carriera, ma appena allarga la carriera alla politica e appena fa capire cosa vuol fare quando arriva alla Casa Bianca, si spengono le luci. La “sua” Nbc è la prima a buttarlo fuori. Univision, catena di lingua spagnola, cancella i programmi dedicati a Miss America e Miss Universo: Trump è lo sponsor e i due continenti Tv non vogliono avere a che fare col suo razzismo costruttivo.
Bisogna dire che il miliardario dalle cento facce non ha cambiato la sostanza alla quale si ispirano i conservatori del vecchio partito. Repubblicani diffidenti verso l’emigrazione messicana e centro americana; repubblicani che storicamente mantengono le distanze dagli slum dei quartieri neri. È vero che Trump ha sciolto parole dure, ma la schiettezza dell’esibire i sentimenti profondi di una certa America (dal Tea Party ai cappucci del KKK) lo sta ripagando negli indici di gradimento: doppia i favoriti, Jeff eterno Bush e Marco Rubio, cubano nato a Miami. I piccoli bianchi esclusi dai giochi di Wall Street, vita tirata casa-metro-lavoro, abbracciano Trump come l’uomo che può cambiare il destino. Pane al pane: messicani stupratori e ladri rubano la speranza ai ragazzi bianchi come il latte. Attacca senza sfumature e la rabbia degli arrabbiati ne è consolata.
Allora perché il successo di un miliardario che non insegue la politica per onori e soldi; sorridente e terribilmente spiritoso quindi sgradito alla polvere delle burocrazie; perché le Tv non lo vogliono più vedere? Nelle nostre televisioni sarebbe l’ospite d’onore. Chi spara sulla povertà fa sempre spettacolo. Salvini trascina le sue ruspe da una trasmissione all’altra, campi rom e profughi con l’acqua alla gola. Accarezzato, respinto sul filo della rissa esce con la voce tonante del vitellone che sa il fatto suo. All’audience incantata dalle risse nei talk show non resistono perfino i giornalisti che mai hanno portato le borse: seri, spiritosi, preparati eppure un Salvini ogni tanto non lo perdono mai: insulti che allargano le chiacchiere al giorno dopo. Insomma se ne parla.
Allora perché le Tv Usa scelgono il silenzio? Non per eccesso di moralismo o integralismo etico. La Tv pubblica è un fiore all’occhiello, ma senza la pubblicità che ingrassa i network privati i quali fanno i conti e prendono le distanze dal Trump che affonda 50 milioni di latini: votano, soprattutto consumano e quando il miliardario alla Salvini si sbraccia sullo schermo, furibondi cambiano programma. Fughe che svuotano la pubblicità: messicani e latini possono essere qualsiasi cosa ma comprano, bevono, mangiano e rifiutano i consigli che imbottiscono le prediche di chi li insulta. Arruffapopolo rispedito ai suoi grattacieli.
Meno importante il risvolto politico: ogni volta che Trump apre bocca, Hillary Clinton guadagna voti ma la sconfitta dei Repubblicani sembra sicura e l’impegno è far galleggiare il partito per prepararlo a chissà quale rivincita. Per i Salvini vita meno complicata: Tv private a disposizione nell’ipotesi di alleanze ancora immaginarie. Rai appena ridisegnata quindi nel rodaggio che l’audience deve rallegrare. E i grillini e i Brunetta cercano la sponda dei Salvini per i fuochi di ottobre. Nell’Italia dalle alleanze misteriose, informazione e democrazia restano lontane.
Il Fatto Quotidiano, 11 agosto 2015