Il congedo parentale a ore, novità introdotta dal Jobs act, è già bloccato ancora prima di partire. Perché questo strumento prenda il via, infatti, bisogna aspettare la solita circolare dell’Inps. Che però, a distanza di quasi due mesi dall’approvazione del decreto, non è ancora stata pubblicata. E l’istituto di previdenza, contattato anche da ilfattoquotidiano.it, non dà chiarimenti sui tempi di uscita. Così i neogenitori continuano ad aspettare senza alcuna certezza. Con l’aggravante che in questo caso ogni giorno che passa aggrava il danno per il cittadino: la misura, infatti, ha carattere sperimentale per il solo 2015. Se lo strumento tarda a partire, dunque, la possibilità di usufruire del beneficio si riduce sensibilmente. Una beffa. Di qui i numerosi sfoghi di papà e mamme delusi sulla pagina Facebook dell’Inps.

Il congedo parentale a ore è previsto dal decreto del Jobs act sulla conciliazione tra vita e lavoro, entrato in vigore lo scorso 25 giugno. Si tratta della possibilità di astenersi dal lavoro per prendersi cura del proprio bambino, percependo una retribuzione ridotta. Se prima questo periodo si poteva contare solo su base giornaliera, ora è possibile anche su base oraria. Nel dettaglio, si può richiedere il congedo per un numero di ore di ore pari alla metà dell’orario medio giornaliero: per esempio, se una giornata lavorativa è di 8 ore, si può fare domanda per quattro ore. Il congedo sarà retribuito al 30% (fino ai 6 anni di età del bambino), non può essere cumulato con permessi o riposi e il lavoratore deve fare richiesta all’azienda almeno due giorni prima.

Questa norma, dunque, è diventata legge il 25 giugno. Eppure, i genitori italiani hanno dovuto aspettare il 21 luglio per avere delle novità al riguardo: un messaggio dell’Inps annunciava che la procedura per fare la richiesta era online sul sito dell’istituto. Diversi utenti hanno provato a compilare il modulo, ma senza successo. Pochi giorni dopo, il 27 luglio, è arrivata la conferma che qualcosa non andava. Dalla pagina Facebook “Inps per la famiglia”, l’istituto ha avvisato che “al momento la procedura è stata sospesa in attesa della pubblicazione della circolare che chiarirà tutti i vostri dubbi”. Palpabile lo sconforto degli utenti, soprattutto quando, con il passare dei giorni, il documento non usciva. “Se continuiamo con questi tempi sarà impossibile usufruirne”, si lamenta una mamma. “Il vostro comportamento – le fa eco un’altra utente – è una chiara lesione all’esercizio di un nostro diritto“. E ancora: “Continuerò, ogni giorno, tutti i giorni, a chiedere quando deciderete finalmente di dare applicazione a una legge in vigore. E continuerò, ogni giorno, tutti i giorni, a chiedere come mai, in caso di ritardo di un cittadino nel versamento dei contributi, voi applicate le sanzioni, quelle stesse sanzioni da cui sembra che il vostro ritardo sia esente”.

Ma il congedo parentale a ore non è l’unica novità del Jobs act a scontare evidenti ritardi. Anche la Naspi, la nuova indennità di disoccupazione, stenta a decollare. In questo caso, la procedura è stata sbloccata, seppure in ritardo. Infatti il relativo decreto è stato approvato il 20 febbraio e l’ammortizzatore sociale doveva partire dal 1 maggio. Ma nei fatti il processo per la liquidazione delle prestazioni era pronto solo a metà luglio. Eppure i soldi tardano ancora ad arrivare nelle tasche di chi ne ha diritto. Come raccontato da Il Fatto Quotidiano il 28 luglio, chi ha provato a chiedere spiegazioni agli operatori Inps si è sentito rispondere che le domande di maggio e giugno saranno evase dal 16 luglio, quelle di giugno dal 9 agosto e quelle di luglio dal 17 agosto. E, una volta conclusa la pratica, bisognerà aspettare dieci giorni per il pagamento. Insomma, gli operatori hanno lasciato poche possibilità agli utenti: “Per avere i soldi di luglio e agosto bisognerà arrivare a settembre e ottobre”.

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