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Messico, inferno neoliberale

Il Messico è certamente il paradiso di chi non gradisce la stampa indipendente (compresi certi politici nostrani che vorrebbero poter erogare ossigeno solo a chi è loro gradito). Basti pensare che nel solo Stato di Vera Cruz sono stati uccisi 14 giornalisti nel corso del governo di Javier Duarte de Ochoa, e che il 31 luglio, meno di due settimane fa, sono stati torturati e uccisi a Città del Messico il fotogiornalista Rubén Espinosa, unitamente all’attivista Nadia Vera, alla studentessa Yesenia Quiroz Alfaro e ad altre due donne, Nicole Simon e Alejandra. Secondo le organizzazioni che si occupano di libertà di stampa la maggior parte delle uccisioni di giornalisti sono dovute a organi dello Stato.

Nel mirino di questi organi e dei poteri criminali che prosperano in combutta con loro vi sono del resto tutti i cittadini che osino in qualche modo alzare la testa, reclamando i loro legittimi diritti. Basti pensare che sono ben 164mila i civili uccisi nel Paese negli ultimi sette anni e che dal 2006 ad oggi sono sparite, secondo i dati del governo, oltre 30mila persone. Ventidue studenti sono stati fucilati in base a un ordine scritto dell’Alto comando militare, il 30 giugno 2014. Altri 43 sono spariti ad Iguala il 26 settembre 2014 e mai più ritrovati. Questa la risposta delle istituzioni messicane a chi osa mettere in questione l’ordine neoliberale.

Questi ed altri dati sono contenuti in un appello, firmato fra gli altri da Dario Fo e da Don Ciotti, che chiede all’Unione europea di interrompere le relazioni con il Messico, sulla base della cosiddetta clausola democratica contenuta nell’Accordo commerciale tra l’Unione e il Messico, che resta a tutt’oggi inapplicata.

Gli interessi economici delle multinazionali europee impegnate a sfruttare le risorse messicane sono evidentemente più importanti della vita di decine di migliaia di persone, per non parlare degli oltre due milioni di sfollati interni e delle decine di milioni di persone assoggettate alla dittatura della criminalità.

Il governo messicano, si sia trattato del Pri (Partito rivoluzionario istituzionale) o del Pan (Partito azione nazionale), ha sempre del resto dimostrato di seguire alla lettera le indicazioni degli organismi che governano il pianeta per conto della finanza. E il NAFTA, accordo di libero commercio con gli Stati uniti che ha trasformato il Paese nel regno delle multinazionali e del lavoro nero, è con ogni evidenza l’antesignano e il modello di altri trattati, quelli mai stipulati con molti Stati latinoamericani e quello che il capitale internazionale vorrebbe imporre all’Europa, il cosiddetto TTIP.

E’ quindi improbabile che l’Unione europea, che costituisce sempre di più un’organizzazione a servizio di questo stesso capitale, prenda un qualsiasi provvedimento per chiedere il rispetto dei diritti umani elementari oggi violati in Messico. Meglio continuare, come Mogherini insegna, prendersela con il Venezuela, dove la stampa e i media “democratici” non esitano a ricorrere a fotomontaggi e a inventare notizie su presunti assalti ai centri commerciali, come ha fatto la CNN, che in seguito ha dovuto scusarsi.

Così va il mondo. I giornalisti autentici come Ruben Espinosa vengono torturati e uccisi dagli sgherri dello Stato e/o della criminalità. I pennivendoli del capitale possono continuare impunemente a spargere falsità diffamatorie per incantare i gonzi che ancora ci credono.

L’appello citato si conclude con il seguente invito: “Chiediamo all’Italia e all’Unione Europea che si sospendano tutte le relazioni (politiche e commerciali) con il Messico fino a quando non si farà luce sui gravi casi di omicidio, violenza e sparizione forzata di persone. I paesi dell’Unione Europea devono applicare l’embargo agli investimenti in Messico e chiudere le loro ambasciate, così come si è fatto nel caso di altri paesi che non osservano l’obbligo del rispetto dei diritti umani e del diritto alla vita dei propri cittadini”. Che faranno Gentiloni e Mogherini? Si accettano scommesse