Sto guardando sport su Sky con mio figlio tredicenne, pausa pubblicitaria e compare Rocco Siffredi che promuove i film hot di Sky. La recitazione è pessima, deve essere meglio sul set dei porno. Hot è più neutro di porno, così come escort è più neutro di prostituta o prostituto.
Ci guardiamo perplessi. Sia chiaro, ognuno ha il diritto di guardarsi i porno che vuole: la sessualità è affare privato se non lede le persone: abusi, stupri, pedofilia, insomma tutto quanto riguarda la violazione della libertà della persona sono reati gravi e ogni psicoterapeuta ne incontra le conseguenze nelle pazienti; per lo più accade alle donne, ma non solo.
I nonni prendevano i calendarietti dei barbieri con fanciulle un po’ discinte. Io sono della generazione che per vedere una donna nuda sbirciava riviste semiclandestine in edicola: un mio amico comprava Le ore sostenendo che doveva fare una ricerca. La sessuofobia cattolica copriva le gambe delle Kessler, un pretore di Lodi sequestrava tutto, immagino che lo eccitasse parecchio. Per fortuna è arrivato il sessantotto, ma anche allora c’erano aspetti prescrittivi: in certi ambienti se non facevi l’amore con tutti eri un represso o una repressa.
L’Italia naturalmente era ed è disomogenea, esiste tutta la gamma che va dalla repressione alla promiscuità e cresce la sessualità consapevole. Sembra quasi che arrivino da Marte le proposte di castità ai giovani. Ma con chi credono di parlare?
Progressi ce ne sono stati, vi è meno intolleranza verso i gay, ma siamo ancora ben lontani dalla fine del problema. Mika raccoglie solidarietà per il manifesto con scritte omofobe, ma il frustrato che lo insulta ha un suo seguito. Spero di vivere abbastanza perché non si debba parlare più neanche di tolleranza rispetto agli orientamenti sessuali, così come non si giudica e manco ci interessa troppo il colore dei capelli o lo sport praticato da Tizia o Caio. Le parole di Papa Francesco: “Chi sono io per giudicare i gay” sono rivoluzionarie nella chiesa. E avranno fatto sobbalzare cento cardinali.
Quello che vedo come psicoterapeuta sono le conseguenze della scissione marcata tra affettività e sessualità, e anche la paura della sessualità vista come performance. La ricerca degli afrodisiaci è antica quanto il mondo. Come ogni scissione interna crea sofferenza, e poiché la sessualità è il motore della continuazione della vita, non è scissura di poco conto. Banalizzare il sesso è una fesseria, e anche i rivoluzionari che la paragonavano a bere un bicchiere d’acqua quando ha uno ha sete avevano capito poco.
E’ il corpo che si possiede, si considera l’altro un territorio da saccheggiare, o un bene nostro inviolabile. I ragazzi che hanno ucciso un coetaneo per gelosia coniugavano il sesso col possesso da difendere con la violenza da ogni intrusione. “Avere o essere” e “Arte di amare” di Erich Fromm dovrebbero essere libri di testo dalle medie in poi. Libri che non invecchiano. Nell’adolescenza le prescrizioni del gruppo hanno un peso importante come tappa verso l’autonomia. Gli ormoni girano, i corpi sono maturi per la sessualità, le sollecitazioni visuali continue, ma la personalità è ancora fragile, cerca punti di riferimento. In Inghilterra il problema delle molte gravidanze di adolescenti è stato affrontato con un programma educativo geniale, Teens e toddlers, teenager che si prendono cura di bambini piccoli al nido che hanno bisogno di particolari attenzioni: questo sviluppa in loro la responsabilità, l’amore, la possibilità anche di prendersi cura proiettivamente del bambino interiore e mostra anche le conseguenze del sesso troppo casual: si parla con loro di intelligenza emozionale, gestione della rabbia, comportamenti a rischi, salute sessuale. I risultati sono ottimi.
“Fare sesso” è l’espressione che sancisce la separazione tra sessualità e affettività: certo, si può pensare che è meglio che niente, come diceva Woody Allen in L’amore e guerra: “Il sesso senza amore è ben povera cosa, ma in questi tempi di guerra…” Esistono poi quelle che lo scrittore Monteiro chiamava poeticamente amicizie colorate, che è molto meglio di “trombamico”, e qui c’è comunque la base dell’amicizia, che è affettività grande. Rocco Siffredi come educatore sessuale mi sembra non qualificato.
Io mi auguro che i miei figli facciano l’amore quando si sentono pronti, in un bel posto, sobri, con qualcuno o qualcuna a cui vogliono bene, magari per sei mesi soli.