In media le passività del 2014 ammontano a 19.108 euro contro i 19.251 euro dell'anno precedente. La flessione è determinata da un "comportamento economico più misurato" che, però, ha avuto anche ricadute negative su consumi e investimenti
Più risparmio e meno indebitamento per le famiglie italiane che nel 2014, secondo i dati della Cgia di Mestre, registrano un calo delle loro passività. In media, ammontano a 19.108 euro contro i 19.251 euro del 2013. A determinare la flessione anche “la contrazione dei prestiti attuata dalle banche a partire dal 2011″, a seguito del quale le famiglie negli ultimi anni di crisi “hanno assunto un comportamento economico più misurato“, privilegiando il risparmio. L’indebitamento medio considerato dalla Cgia include, fra l’altro, mutui per la casa, prestiti per l’acquisto di un auto/moto e in generale di beni mobili, credito al consumo e finanziamenti per la ristrutturazione di beni immobili.
Le famiglie più indebitate? In Lombardia – Nel 2014 le famiglie più esposte con le banche erano quelle lombarde, con al primo posto i residenti della provincia di Milano con un passivo di 27.643 euro, seguiti dai nuclei familiari di Monza-Brianza con 27.442 euro e Lodi con 26.783. Invece, negli ultimi posti della graduatoria nazionale, sono stati individuati gli abitanti della provincia di Vibo Valentia con un debito di 8.426 euro, quelli di Enna con 8.249 euro e i meno indebitati d’Italia sono risultati i nuclei familiari della provincia sarda dell’Ogliastra con esposizioni verso le banche di 8.232 euro.
“Premesso che le aree provinciali più gravate dai debiti sono quelle che presentano i livelli di reddito più elevati – spiega Paolo Zabeo, responsabile del centro studi della Cgia – è evidente che anche in queste zone tra gli indebitati vi sono molti nuclei appartenenti alle fasce sociali più deboli. Tuttavia – aggiunge -, le forti esposizioni bancarie di questi territori, soprattutto a fronte di significativi investimenti avvenuti negli anni scorsi nel settore immobiliare, non destano particolari problemi che, invece, si riscontrano in altre aree del Paese, in particolar modo nel Mezzogiorno”. In sostanza la maggiore incidenza del debito sul reddito “si riscontra nelle famiglie economicamente più deboli, vale a dire in quelle a rischio esclusione sociale. Seppur in calo, queste ultime potrebbero ritornare a crescere di numero, visto che gli effetti della crisi hanno accentuato, anche da noi, il divario tra poveri e ricchi”.
Aumento dei depositi bancari – Dall’inizio della crisi al 2014 la Cgia ha registrato un aumento del debito medio nazionale del 34,2%, anche se dopo il picco massimo raggiunto nel 2011 (506,2 miliardi di euro) le passività verso le banche sono progressivamente calate. L’inflazione, invece, nello stesso periodo di tempo è cresciuta del 13,6%. “Tra il 2011 e il 2014 – prosegue Zabeo – i depositi bancari dei consumatori sono passati da 756 a 875,6 miliardi di euro, registrando una variazione del +15,8%“. A condizionare le scelte delle famiglie sono stati “gli effetti della crisi e la paura che la situazione generale” potesse peggiorare ulteriormente. L’aumento del risparmio, però, ha portato con sé il calo dei consumi. “Meno acquisti” e “meno investimenti“, “con evidenti ricadute negative per le attività commerciali e artigianali che, nella stragrande maggioranza dei casi, vivono dei consumi del territorio in cui operano”.