Convegno (1)

In questo blog ho parlato talvolta dei convegni scientifici, ricevendo reazioni anche piuttosto accese: “Turismo a spese del contribuente”, “eventi inutili nell’era di Internet” eccetera. Concordo che ci siano veramente troppi convegni con ampia sovrapposizione; a volte mi viene anzi il sospetto che sia una strategia yankee per frustrare noi poveri ricercatori europei :-) Ricordo che una volta avevo faticosamente raggranellato i quattrini per un convegno a Boston; una delle comunicazioni che m’interessavano di più s’interruppe sul più bello e l’oratore annunciò: “Il resto ve lo dico il mese prossimo a San Diego”. Il commento quadrisillabico che mi sfuggì era in italiano, ma l’oratore colse il senso.

I convegni sono importanti; anche quelli generali, che raccolgono matematici di ogni genere: sono occasioni per imparare la matematica lontana dal proprio orticello, per ritrovare colleghi di altre università, tessere alte strategie, ma soprattutto per conoscere giovani ricercatori che magari ci si troverà in qualche concorso. Io però preferisco di gran lunga i piccoli convegni tematici come quello a cui ho partecipato all’inizio di luglio (stia tranquillo il contribuente italiano: ho pagato la mia trasferta con i soldi di un contratto industriale).

Ad ospitarci è l’IST Austria, giovane e favolosa istituzione interdisciplinare costruita in pieno periodo di crisi mondiale: l’Austria, nazione certo non ricca come la Germania, ha un concetto dell’utilità della ricerca diverso dal nostro. Siamo a Klosterneuburg, raggiungibile facilmente da Vienna ma sufficientemente distante da scoraggiare distrazioni estemporanee. Peccato che manchino Aniceto e Frédéric, se no ci sarebbero rappresentanti di tutti i gruppi europei di topologia persistente, oltre a qualcuno americano. Una comunità come la nostra è come un piccolo villaggio sparso per il mondo: poche centinaia di ricercatori con gli stessi problemi, gli stessi sogni, idee che si accavallano, si confrontano, s’intrecciano.

Guardo la sala e vedo colleghi per i cui articoli sono stato referee anonimo (cioè sono stato uno degli esperti consultati dalla rivista a cui avevano presentato il lavoro); ovviamente c’è chi mi guarda e pensa la stessa cosa. Un’area di ricerca come la nostra, con forte connotazione applicativa, favorisce una concorrenza accanita che però sfuma nella collaborazione o almeno nello scambio d’informazioni. Per questo è importante trovarsi di persona: per riconoscersi come colleghi più che come avversari, al di là dell’appartenenza di scuola o di nazione. E così subito si comincia a discutere, a chiedere chiarimenti dopo una comunicazione, a passare un articolo utile; quasi non ci si accorge di parlare inglese (un inglese talvolta approssimativo e con i più disparati accenti). Si riprendono contatti dopo un anno in cui ci si è sentiti per e-mail o magari per Skype; spesso c’è una vera e propria amicizia: in fondo ho molto più in comune con Tomasz, polacco trapiantato in Québec, che con i miei vicini di casa.

E poi ci sono i giovani. Sì, perché la scienza, e forse ancora di più la matematica, è roba da ragazzi! Ecco Paweł che traccia uno schema con María-José nella pausa caffè. E anche durante la gita sociale Mike non può fare a meno di dare spiegazioni, col suo accento newyorkese, a due colleghi. E poi Barbara mi riferisce con occhi scintillanti i complimenti e i suggerimenti ricevuti da Tamal dopo la sua comunicazione… Anche noi vecchi ci lasciamo trascinare da quest’atmosfera festosa.

Anche davanti alla birra serale si fa brainstorming: una volta noi italiani dovevamo subire il quarto d’ora di presa per i fondelli perché avevamo Berlusconi, ma Renzi non fa (ancora) presa sulla fantasia dei colleghi stranieri e adesso si parla subito di topologia. Vorrei che voi, cari lettori, poteste sbirciare qui e vedere cos’è veramente la ricerca: questo intenso brulichio di idee, questo entusiasmo che rivela l’assurdità dei confini; tutto molto diverso dai sensazionalismi che piacciono a molti giornalisti. Qua non ci sono sedicenti genii, ma ci sono tante persone geniali, con aria modesta e sguardo intelligente.

Riporto in Italia diversi articoli utili, un po’ di lavoro fatto con Barbara (a casa la burocrazia e la didattica vengono sempre prima della ricerca), una potenziale collaborazione con un collega russo,  la soddisfazione di aver diffuso la nostra nuova tecnica polinomiale. In aereo, come un coglione dico “Sorry” al vicino di posto romagnolo e via che si torna nella routine.

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