Lorenzo Suraci è indagato nell'inchiesta che aveva portato alla perquisizione delle redazioni dell'emittente radiofonica: interrogato dai pm si è avvalso della facoltà di non rispondere. Gli investigatori si stanno concentrando sulla figura di Nicola Tripodi, presunto boss della cosca di Vibo Valentia, dipendente di una società vicina alla radio
Dalla procura di Catanzaro c’è il massimo riserbo sulle contestazioni mosse al patron di Rtl 102.5. L’unica cosa certa è che, come scrive il Quotidiano del Sud, Lorenzo Suraci è indagato in un’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia che, già nell’aprile 2014, aveva perquisito le sedi e le redazioni dell’emittente radiofonica. Nei giorni scorsi, il sostituto procuratore della dda Pierpaolo Bruni ha notificato un’avviso di comparizione a Suraci che, assistito dai suoi legali Vittorio Virga e Sergio Rotundo, ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere.
L’inchiesta, che trae origine dall’operazione Lybra conto la cosca Mancuso, sembra essere agli sgoccioli. Un filone di quell’indagine è stata sviluppata dai carabinieri che adesso vogliono fare luce sui rapporti tra Rtl e la ‘ndrangheta. Gli accertamenti degli investigatori si stanno concentrando sulla figura di Nicola Tripodi, presunto boss della cosca di Vibo Valentia. Tripodi risulta dipendente della società Gest.i.Tel. Srl, che fabbrica apparecchiature per le telecomunicazioni, sistemi antifurto e segnalazioni antincendio. Una società gravitante a pieno titolo nel gruppo Rtl.
“Non era certo considerato alla stregua di un dipendente, ma veniva considerato dalla proprietà come un vero e proprio amico, trattato alla pari e non come un dipendente”. Questa è la descrizione che un impiegato di Rtl fa di Nicola Tripodi davanti al pm Bruni che sta indagando sulla sua assunzione per capire il motivo che ha spinto l’emittente radiofonica ad avere tra i suoi dipendenti personaggi ritenuti vicini alla pericolosa cosca di Vibo Valentia.
La dda di Catanzaro, infatti, ha accertato l’esistenza di “rapporti finanziari e societari” tra Rtl, la ditta individuale “Music & Co. Di Campennì Cosimo” e la “Campennì Ferraro Management Srl”, società che “dalle risultanze investigative – si legge nel decreto di perquisizione disposto dalla Dda – “sembrerebbero essere una sorta di concessionaria con esclusiva per ciò che attiene gli spettacoli organizzati in Calabria da Rtl”.
Nel taccuino degli investigatori, finiscono numerose e sospette operazioni bancarie, tra cui alcune transazioni di denaro in contante in uscita dai conti correnti. Operazioni che, secondo la procura, sono riconducibili ai rapporti tra la società Open Space Pubblicità Srl (concessionaria di Rtl, ndr) e Cosimo Campennì, parente dei Mancuso e titolare della sua ditta individuale e della “Campennì e Ferraro Management srl” che è fallita.
“Campennì Cosimo – si legge sempre nel decreto firmato dal pm Bruni – risulta avere rapporti di affinità con Mancuso Giuseppe in quanto figlio di Campennì Eugenio e Rizzo Domenica, sorella di Rizzo Caterina, moglie di Mancuso”. Probabilmente il magistrato avrebbe voluto dal patron di Rtl dei chiarimenti circa i rapporti societari e finanziari tra le società interessate dalla perquisizione eseguita nel 2014. Chiarimenti che, avvalendosi della facoltà di non rispondere, Lorenzo Suraci non ha fornito durante l’interrogatorio.
Riceviamo e pubblichiamo
Lorenzo Suraci
Presidente Rtl 102.5