“Non ripeteremo gli errori del passato”. Così si congedava Davide Rovera, il manager che il presidente della Lombardia Roberto Maroni ha catapultato due anni fa da un’azienda di antifurti del Varesotto ai vertici di Lispa, fiore all’occhiello delle tecnologie informative lombarde. “Nessuna proroga del servizio, faremo una gara europea. Ci metto la faccia”. Ma il presidente di Lombardia Informatica, 225.791 lordi l’anno, l’ha appena persa.
Due mesi fa, in un colloquio di due ore al terzo piano di via Taramelli, gli veniva chiesto di spiegare le falle nei sistemi di sicurezza e di protezione della privacy emerse da un audit interno sul servizio farmaceutico affidato in appalto allo stesso fornitore, la società Santer Spa. Il documento, uscito dal perimetro della azienda pubblica e consultato da ilfattoquotidiano.it, enumerava 56 non conformità agli standard minimi di sicurezza. Alcune così gravi da dovervi porre “immediato rimedio”. Un risultato preoccupante, anche perché la gestione del servizio che dovrebbe tutelare i dati sulla salute di 10 milioni di lombardi costa loro la bellezza di 600mila euro al mese, una montagna di soldi che da dieci anni finiscono sempre alla stessa azienda: dal 2005 per quattro anni, con proroga di due, e di nuovo nel 2012 con scadenza 31 dicembre 2015.
Ma siamo già oltre quella data, perché tempo due mesi e Rovera ha deciso di prorogare la commessa, passando sopra le inchieste della stampa e pure sopra l’istruttoria che, in seguito a quelle notizie, il Garante della Privacy ha aperto sul farmaceutico, acquisendo contratti, documenti e verifiche che sono tuttora al vaglio dei funzionari dell’Authority. E la Regione Lombardia gli va dietro senza batter ciglio, deliberando il contratto milionario.
“Paradossalmente – diceva Rovera il 28 maggio scorso a ilfattoquotidiano.it – domani non potrei escludere neppure volendo la società dal bando, anche se ha corrisposto il servizio in modo non sempre adeguato, tanto che gli ho comminato penali e riaddebitato i costi dell’audit”, prendendosela poi con il meccanismo delle gare che “non ci dà strumenti di selezione”. Ma si vede che neppure servono perché la preoccupazione è svanita come neve al sole: il 28 luglio Rovera ha siglato la proposta di proroga di un anno che porta altri 8 milioni di euro in dote al fornitore. Niente gara europea in vista, dunque.
Ma non è tutto. Con la stessa delibera il presidente di Lispa premia due volte Santer, affidandogli anche l’attività di verifica delle ricette e dell’emissione dei rimborsi farmaceutici. Si chiama “Un team per le Asl” e vale altri 5,6 milioni. Sale così a 38 milioni di euro il totale degli affidamenti in conto Regione Lombardia. Singolare anche la tempestività. La proposta di proroga, come detto, viene definita il 28 luglio e il 31 luglio la giunta Maroni sforna già la delibera: tre giorni dopo. Quando serve, la politica corre.
La vicenda si trascina dunque diverse zone d’ombra. Alcune sono sotto il faro del Garante, altre potrebbero illuminarsi nel giro di pochi mesi dall’interno della società pubblica. Il tema delle “proroghe facili”, come rivela il Corriere, è già stato oggetto di un duro scontro nel consiglio di gestione di Lombardia Informatica, composto da Rovera e i consiglieri Antonietta De Costanzo e Giacomo Jotta. “Entrambi – si legge in un verbale del 14 maggio – ribadiscono la necessità di attuare una più attenta pianificazione delle gare, invitando il presidente ad adottare tutti i possibili correttivi al fine di sgravare il consiglio dalla pesante responsabilità di dovere approvare estensioni contrattuali”.
Non è un appunto da poco. Lombardia Informatica è una gigantesca stazione appaltante: acquista dall’esterno quello che offre, tanto che su 190 milioni di euro di fatturato quasi 120 vengono spesi per comprare sul mercato i servizi. Il suo mestiere è proprio quello di preparare i capitolati delle gare pubbliche e controllare la qualità delle prestazioni acquistate, nella speranza che gli appalti vengano poi gestiti al meglio e che i servizi acquistati siano a prezzi vantaggiosi. Cosa che non sembra accadere da tempo, senza che i responsabili e i beneficiari ne siano toccati.
Rovera però risponde per le rime ai colleghi consiglieri. “Il presidente, nel replicare alle osservazioni formulate, ricorda la più volte ribadita carenza di organico nell’area preposta alla gestione delle gare. E fa rilevare che la mancata approvazione delle necessarie estensioni contrattuali provocherebbe l’interruzione di servizi di interesse pubblico, causando disagi enormi alla Regione Lombardia”.
Carenza di organico? Quasi non fosse lo stesso che autorizza ogni mese il pagamento di 500 dipendenti, 466 per l’esattezza. Interruzione di servizi di interesse pubblico? Sarà, ma il bando è corredato da una tabella che rende tragicomica ogni preoccupazione. Riporta lo stato di avanzamento delle attività connesse alla gestione della spesa farmaceutica oggetto del rinnovo. Ebbene si scopre tra le righe che alcune Asl sono ferme al 2005, un gap temporale di un decennio che rende bene l’idea di quanto siano cogenti le esigenze di riaffidare il servizio al fornitore “storico”.
Resta infine il mistero dei tempi: e cioè perché mai, avendo ancora sei mesi per istruire una gara pubblica, si sia preferito procedere alla proroga (con la reazione da record di soli tre giorni), premiando ancora chi così poco ha brillato nei servizi resi, tanto da arrivare a un deferimento all’autorità di controllo. Il sospetto? Che del vecchio adagio si sia scelto ancora l’uovo oggi. Perché la gallina domani, il Garante, non la garantisce più.