Negli stessi giorni in cui la Terra si tuffa nel mare di polveri lasciate dalla cometa “Swift-Tuttle”, che, al contatto con l’atmosfera, disegnano nei cieli d’agosto le suggestive scie luminose conosciute come lacrime di San Lorenzo, un’altra cometa torna a far parlare di sé. È 67/P Churyumov-Gerasimenko, protagonista lo scorso novembre dello storico sbarco della missione Rosetta con il piccolo “lander Philae”. Il 13 agosto 67/P, viaggiatore cosmico dalla bizzarra forma a scamorza, raggiunge la minima distanza dal Sole, 186 milioni di chilometri, di poco superiore alla separazione Terra-Sole, che è di circa 150 milioni di km.
Incontro ravvicinato col Sole tra sbuffi di gas e polveri
Un incontro ravvicinato, definito dagli esperti “perielio”, che gli scienziati dell’Esa, l’Agenzia spaziale europea, sfruttano per studiare “da vicino” come si modifica la superficie cometaria, sempre più tormentata da sbuffi di gas e polveri man mano che la distanza dal Sole si approssima. “Il perielio è una tappa importante del calendario di ogni cometa, e ancor di più per Rosetta, perché – spiega Matt Taylor, uno degli scienziati della missione – è la prima volta che un veicolo spaziale umano segue una cometa a distanza ravvicinata mentre si muove nel Sistema solare”.
Se, in genere il viaggio delle comete verso il centro del Sistema solare le rende più affascinanti ai nostri occhi, donando a queste palle di neve sporca una coda, nel caso di 67/P il perielio porta anche qualche trepidazione, soprattutto per il destino di Philae. Disperso sulla cometa da quasi un anno in seguito al rocambolesco sbarco – gli scienziati dell’Esa non sanno ancora dove si trova – dopo un breve risveglio a metà giugno da un letargo di sette mesi. Dal 9 luglio il robottino non comunica più con la sonda madre Rosetta. Gli studiosi escludono che un getto possa averlo scagliato in orbita: troppo pesante, con le sue dimensioni simili a una lavatrice. Sospettano, però, che proprio l’aumento della turbolenza sulla superficie cometaria, dovuto al Sole, possa essere responsabile del rinnovato silenzio radio del lander.
Secondo gli esperti dell’Esa, infatti, Philae – che, in base alle immagini inviate a Terra, dovrebbe trovarsi sull’orlo di un dirupo – potrebbe essersi spostato, e le sue antenne essere in parte nascoste. “La quantità di luce che raggiunge i pannelli solari è cambiata da giugno a luglio e questo – spiega Stephan Ulamec, a capo del team di Philae – non sembra trovare spiegazioni con il corso delle stagioni sulla cometa. Nella telemetria abbiamo, inoltre, osservato che Philae si sarebbe spostato, e che l’orientamento delle sue antenne potrebbe essere cambiato. Spesso – aggiunge lo studioso – abbiamo temuto che il lander si fosse spento, ma finora ogni volta ci ha smentiti”.
Ancora ignoto il luogo dello sbarco di Philae
Al momento, comunque, non c’è modo di scoprire cosa è accaduto a Philae, né dove si trovi. Per Rosetta, infatti, è quasi impossibile stabilire un contatto adesso, proprio in ragione della grande quantità di polvere cometaria sprigionata con l’avvicinamento al Sole. Anzi, in occasione del perielio, la sonda madre deve allontanarsi dalla cometa, portandosi a una distanza di sicurezza, per non essere investita dai getti. In queste condizioni così confuse, inoltre, Rosetta potrebbe perdere l’orientamento stellare. Alcune particelle di polvere della chioma potrebbero, infatti, essere scambiate per stelle dalla sonda.
“Ci aspettiamo il picco di attività verso la metà di settembre. Questo perché la cometa – spiega Andrea Accomazzo, a capo della Divisione Missioni Interplanetarie dell’Esa – continuerà a scaldarsi anche dopo il perielio. Un po’ come l’estate, che da noi è al massimo il 21 giugno, giorno del solstizio, ma poi il caldo arriva a Luglio/Agosto. Oppure come il Sole, che è a picco a mezzogiorno, ma le ore più calde sono quelle del pomeriggio. Rosetta, comunque – rassicura lo scienziato italiano -, non corre grossi rischi: dobbiamo solo stare un po’ più lontani, volando a circa 300 km di distanza dalla cometa”. A differenza di altri corpi celesti come “Ison”, la cometa di Rosetta è, infatti, sufficientemente distante dal Sole da evitare di esserne distrutta. Gli studiosi stanno comunque monitorando la lunga frattura di 500 m che corre lungo la superficie del suo collo.
Sulla cometa molecole simili agli albori della vita terrestre
Intanto, proprio in questi giorni sono stati pubblicati in sette articoli su Science gli ultimi risultati scientifici della missione, frutto dei dati inviati da Philae dopo il suo risveglio. Il lander, analizzando le polveri sollevate con il suo sbarco, caratterizzato da diversi rimbalzi, ha scoperto che la superficie della cometa 67/P è ricca d’idrogeno, ossigeno, carbonio, e molecole organiche. Ne sono state individuate sedici, quattro delle quali mai osservate prima d’ora su una cometa. “I composti che abbiamo rilevato – spiega Ian Wright, a capo del programma di ricerca – sono senza dubbio gli stessi che hanno concorso alla formazione della vita sulla Terra”. Dalle analisi emerge, inoltre, che l’interno di 67/P è, invece, così poroso da assomigliare a una pietra pomice, a testimonianza della sua origine antica, che risale agli albori del Sistema solare.
“Questi primi dati pionieristici, raccolti direttamente sulla superficie di una cometa – spiega Jean-Pierre Bibring, principal investigator dello strumento Civa (Comet infrared and visible analyser) presso l’Institut d’astrophysique spatiale di Orsay, in Francia -, stanno modificando profondamente la nostra visione di questi corpi celesti, e fornendo informazioni sempre più dettagliate sulla storia del Sistema solare”. “È importante – aggiunge Andrea Accomazzo – vedere come la cometa evolve nella sua orbita intorno al Sole. Sicuramente, saremo in grado di analizzare come si è modificata dopo questi mesi di grande attività. Al momento, però, possiamo solo valutare se ci sono cambiamenti macroscopici, vista la distanza a cui voliamo. Per vedere i dettagli – conclude lo scienziato italiano – dovremo aspettare di tornare vicino, nella primavera del prossimo anno”. Dopo il perielio, infatti, Rosetta continuerà a seguire la sua cometa nel suo viaggio di ritorno verso i confini del Sistema solare. La accompagnerà fino al settembre 2016 quando, con delle traiettorie a spirale, dovrebbe depositarsi sulla superficie cometaria.