Cosa accade durante la stagione estiva per la stragrande maggioranza delle famiglie con figli disabili?
Niente.
Dovrebbero, in un Paese civile, far discutere i risultati dell’inchiesta dell’Unitalsi di Roma che rileva come la maggioranza dei disabili trascorre nella più totale solitudine i giorni delle ferie estive.
Ferie da che cosa ?
Dal lavoro che i disabili non hanno, dal tempo scuola sempre più affidato alla benevolenza dei Tar e alle tasche delle famiglie che possono spendere migliaia di euro per un ricorso legittimo?
Qualche giorno fa in un centro commerciale della mia città ho incontrato una famiglia dell’associazione tutti a scuola che mi ha raccontato che quel luogo è diventato per la loro figlia con difficoltà motorie il posto ideale perché privo di quelle insopportabili barriere architettoniche che le passeggiate cittadine comportano.
Certo , le associazioni provano a offrire risposte al “vuoto” del tempo libero dei disabili ma queste sono invariabilmente, come osserva acutamente il rapporto della Unitalsi, insufficienti.
Le scuole desolatamente chiuse, l’assenza di risorse degli enti locali e l’incapacità degli amministratori a sostenere le famiglie dei disabili, rappresentano la regola di questo tempo.
Da dove ripartire ?
Dalle esperienze virtuose delle associazioni, da una rigorosa anagrafe dei bisogni che i territori dovrebbero fornire ad una politica sciatta e distratta.
Forse siamo ancora in tempo per invertire il declino sociale al quale molti sembrano rassegnati.
Non è mai troppo tardi per accorgersi che le famiglie dei disabili il lusso della rassegnazione non possono permetterselo, nonostante il Ferragosto.