
A volte sono delinquenti classici, ma sempre più spesso sono anche funzionari statali infedeli di varia nazionalità: tutti trovano a Londra, e nei suoi legami con le dipendenze della Corona Britannica, sedi di paradisi fiscali, una lavatrice compiacente per miliardi di sterline di denaro sporco frutto di corruzione, tangenti e furti.
Secondo Donald Toon, direttore della sezione Crimini Economici della National Crime Agency, “il mercato delle case a Londra è stato stravolto dal denaro riciclato e i prezzi sono portati artificialmente al rialzo da delinquenti stranieri che intendono mettere al sicuro nel Regno Unito i proventi dei loro reati”.
Una tassa introdotta nel 2013 in capo alle società che possiedono nel Regno Unito case di valore superiore ai 2 milioni di sterline ha fruttato al Tesoro cifre di tutto rispetto e, significativamente, sono state le proprietà nei ricchi quartieri londinesi di Westminster, Kensington e Chelsea a fare la parte del leone, fornendo l’82% della cifra.
Il mese scorso il problema è stato affrontato da Channel 4, in una trasmissione intitolata “Dalla Russia con i contanti”. Protagonisti del filmato relativo al titolo, due giornalisti che hanno interpretato le parti di Boris, funzionario disonesto del governo russo, e della sua amichetta Nastya, per la quale Boris cerca una residenza a Londra, in un quartiere alla moda.
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Altri interpreti, ma a loro insaputa, registrati da telecamere nascoste, gli agenti immobiliari consultati dalla coppia che, pur messi al corrente del fatto che Boris ha bisogno di condurre in modo anonimo la transazione, in quanto il denaro non è suo ma è stato sottratto fraudolentemente al governo russo, non interrompono la trattativa, ma, anzi, in alcuni casi si spingono a suggerire alcuni studi legali in grado di fornire consigli su come nascondere l’identità dell’acquirente attraverso una società offshore o un trust.
Nel programma viene spiegato che da una decina d’anni esiste una legge per cui gli agenti immobiliari, come anche le banche, i commercialisti, gli avvocati e altre figure professionali, nei casi di sospetto o conclamato riciclaggio, come quello di Boris, sarebbero tenuti a trasmettere un Rapporto di Attività Sospetta alla National Crime Agency, ma, nel filmato, nulla sembra più lontano dalle intenzioni degli impiegati delle agenzie immobiliari consultate.
Solo qualche mese fa Tranparency International ha pubblicato una serie di dati: 36.000 proprietà a Londra sono state acquistate da società registrate in paradisi fiscali che non forniscono l’identità dei titolari. In molti casi la scelta sarà anche stata dettata da ragioni di riservatezza del tutto legittime, ma resta il fatto che l’unità della Metropolitan Police di Londra specializzata nell’analisi dell’impiego dei proventi di corruzione ha fatto notare che il 75% delle proprietà riconducibili alle persone oggetto di indagini penali per corruzione risultano in capo a società offshore anonime.
Strettamente collegato al fenomeno del riciclaggio di denaro attraverso l’acquisto di case a Londra non è solo l’abnorme aumento del loro prezzo, divenuto assolutamente proibitivo per un comune mortale, ma anche il cosiddetto problema delle “case vuote” che sta determinando il decadimento dell’economia di interi quartieri e la chiusura di molte attività. I nuovi proprietari infatti non abitano le loro case, a volte dimenticano persino di ritirare le chiavi, che restano a lungo nei cassetti dei venditori. Lo scopo dell’acquisto è infatti l’aumento di valore degli immobili: viverci o farci vivere qualcuno non è necessariamente contemplato nei progetti dell’acquirente tipo.
Curiosamente l’ormai tragico problema di trovare una casa che, in proprietà o in affitto, per i londinesi pare ogni giorno più inattingibile, è diventato una specie di cavallo di battaglia per un personaggio che proprio non ci si aspetterebbe di trovare in groppa a questo destriero.
“Oggi a Londra centinaia di migliaia di persone sono bloccate in alloggi provvisori o nelle liste d’attesa per le case popolari e, allo stesso tempo, i super ricchi di tutto il mondo comprano case a Londra come fossero lingotti d’oro, come beni che devono acquistare sempre maggiore valore, non come case in cui vivere. In una città che soffre una crisi abitativa quelle case vuote potrebbero ospitare 55.000 persone. E’ scandaloso ed è giunto il momento di agire con durezza. I proprietari non residenti dovrebbero vivere nella casa che possiedono o venderla. Niente intrighi o scappatoie per farla franca”.
All’accorato appello manca solo “senzatetto di tutta Londra unitevi!” non fosse che l’autrice del manifesto risulta essere la probabile candidata del partito Laburista alle elezioni del prossimo anno per la carica di sindaco di Londra: l’ex ministro per le Olimpiadi Tessa Jowell, che può vantare un marito espertissimo proprio nella creazione di società offshore, l’avvocato David Mills, ben noto in Italia per i rapporti con Silvio Berlusconi e per il processo che ne è scaturito. Naturalmente nessuno può muovere un appunto all’avvocato Mills per quello che i suoi clienti combinano con le società che lui ha creato per loro, ma risulta difficile credere che sua moglie ne abbia scoperto solo di recente le conseguenze e le ricadute sui suoi concittadini.
Ines Tabusso
Blogger
Mondo - 13 Agosto 2015
Londra: affitti, riciclaggio e lo scandalo delle case vuote
A volte sono delinquenti classici, ma sempre più spesso sono anche funzionari statali infedeli di varia nazionalità: tutti trovano a Londra, e nei suoi legami con le dipendenze della Corona Britannica, sedi di paradisi fiscali, una lavatrice compiacente per miliardi di sterline di denaro sporco frutto di corruzione, tangenti e furti.
Secondo Donald Toon, direttore della sezione Crimini Economici della National Crime Agency, “il mercato delle case a Londra è stato stravolto dal denaro riciclato e i prezzi sono portati artificialmente al rialzo da delinquenti stranieri che intendono mettere al sicuro nel Regno Unito i proventi dei loro reati”.
Una tassa introdotta nel 2013 in capo alle società che possiedono nel Regno Unito case di valore superiore ai 2 milioni di sterline ha fruttato al Tesoro cifre di tutto rispetto e, significativamente, sono state le proprietà nei ricchi quartieri londinesi di Westminster, Kensington e Chelsea a fare la parte del leone, fornendo l’82% della cifra.
Il mese scorso il problema è stato affrontato da Channel 4, in una trasmissione intitolata “Dalla Russia con i contanti”. Protagonisti del filmato relativo al titolo, due giornalisti che hanno interpretato le parti di Boris, funzionario disonesto del governo russo, e della sua amichetta Nastya, per la quale Boris cerca una residenza a Londra, in un quartiere alla moda.
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Altri interpreti, ma a loro insaputa, registrati da telecamere nascoste, gli agenti immobiliari consultati dalla coppia che, pur messi al corrente del fatto che Boris ha bisogno di condurre in modo anonimo la transazione, in quanto il denaro non è suo ma è stato sottratto fraudolentemente al governo russo, non interrompono la trattativa, ma, anzi, in alcuni casi si spingono a suggerire alcuni studi legali in grado di fornire consigli su come nascondere l’identità dell’acquirente attraverso una società offshore o un trust.
Nel programma viene spiegato che da una decina d’anni esiste una legge per cui gli agenti immobiliari, come anche le banche, i commercialisti, gli avvocati e altre figure professionali, nei casi di sospetto o conclamato riciclaggio, come quello di Boris, sarebbero tenuti a trasmettere un Rapporto di Attività Sospetta alla National Crime Agency, ma, nel filmato, nulla sembra più lontano dalle intenzioni degli impiegati delle agenzie immobiliari consultate.
Solo qualche mese fa Tranparency International ha pubblicato una serie di dati: 36.000 proprietà a Londra sono state acquistate da società registrate in paradisi fiscali che non forniscono l’identità dei titolari. In molti casi la scelta sarà anche stata dettata da ragioni di riservatezza del tutto legittime, ma resta il fatto che l’unità della Metropolitan Police di Londra specializzata nell’analisi dell’impiego dei proventi di corruzione ha fatto notare che il 75% delle proprietà riconducibili alle persone oggetto di indagini penali per corruzione risultano in capo a società offshore anonime.
Strettamente collegato al fenomeno del riciclaggio di denaro attraverso l’acquisto di case a Londra non è solo l’abnorme aumento del loro prezzo, divenuto assolutamente proibitivo per un comune mortale, ma anche il cosiddetto problema delle “case vuote” che sta determinando il decadimento dell’economia di interi quartieri e la chiusura di molte attività. I nuovi proprietari infatti non abitano le loro case, a volte dimenticano persino di ritirare le chiavi, che restano a lungo nei cassetti dei venditori. Lo scopo dell’acquisto è infatti l’aumento di valore degli immobili: viverci o farci vivere qualcuno non è necessariamente contemplato nei progetti dell’acquirente tipo.
Curiosamente l’ormai tragico problema di trovare una casa che, in proprietà o in affitto, per i londinesi pare ogni giorno più inattingibile, è diventato una specie di cavallo di battaglia per un personaggio che proprio non ci si aspetterebbe di trovare in groppa a questo destriero.
“Oggi a Londra centinaia di migliaia di persone sono bloccate in alloggi provvisori o nelle liste d’attesa per le case popolari e, allo stesso tempo, i super ricchi di tutto il mondo comprano case a Londra come fossero lingotti d’oro, come beni che devono acquistare sempre maggiore valore, non come case in cui vivere. In una città che soffre una crisi abitativa quelle case vuote potrebbero ospitare 55.000 persone. E’ scandaloso ed è giunto il momento di agire con durezza. I proprietari non residenti dovrebbero vivere nella casa che possiedono o venderla. Niente intrighi o scappatoie per farla franca”.
All’accorato appello manca solo “senzatetto di tutta Londra unitevi!” non fosse che l’autrice del manifesto risulta essere la probabile candidata del partito Laburista alle elezioni del prossimo anno per la carica di sindaco di Londra: l’ex ministro per le Olimpiadi Tessa Jowell, che può vantare un marito espertissimo proprio nella creazione di società offshore, l’avvocato David Mills, ben noto in Italia per i rapporti con Silvio Berlusconi e per il processo che ne è scaturito. Naturalmente nessuno può muovere un appunto all’avvocato Mills per quello che i suoi clienti combinano con le società che lui ha creato per loro, ma risulta difficile credere che sua moglie ne abbia scoperto solo di recente le conseguenze e le ricadute sui suoi concittadini.
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Caltanissetta, 18 mar. (Adnkronos) - Il collaboratore di giustizia Pietro Riggio, ex agente di Polizia penitenziaria, avrebbe avuto dei contatti con un uomo della Cia, che avrebbe fatto da "garante" per "i progetti" della criminalità organizzata. A rivelarlo è lo stesso Riggio, proseguendo la sua deposizione al processo a carico di due generali dei Carabinieri, due ex investigatori antimafia, Angiolo Pellegrini e Alberto Tersigni, accusati di depistaggio. Per la Procura di Caltanissetta, rappresentata in aula dal pm Pasquale Pacifico, i due ufficiali oggi in pensione, avrebbero depistato le indagini per riscontrare le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Pietro Riggio. I due, in particolare, avrebbero intralciato, secondo l’accusa, il lavoro dei pubblici ministeri, che stavano cercando riscontri alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia nisseno Pietro Riggio sulla strage di Capaci. Alla sbarra anche l’ex poliziotto Giovanni Peluso, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa. Tersigni, 63 anni e l’82enne Pellegrini hanno lavorato a lungo per la Dia. Pellegrini è stato anche uno storico collaboratore del giudice Giovanni Falcone.
Alla domanda del Procuratore aggiunto Pacifico se ha mai conosciuto "un soggetto di nome Roger D'Onofrio?", Riggio ha risposto: "Sì. Mi è stato presentato da Giuseppe Porto", un detenuto che il collaboratore ha conosciuto in carcere. "In una occasione - racconta Riggio - andai a Benevento presso lo studio dell'ingegnere Antonio D'Onofrio. Roger D'Onofrio era anziano, ultrasettantenne. Porto disse che era il nostro 'garante' per tutte le operazioni che dovevamo fare. Era un appartenente ai servizi segreti americani in Italia, era della Cia. Mi fu detto da Porto".
E poi Pietro Riggio aggiunge: "Stavamo progettando la realizzazione di un pastificio per dare una parvenza legale e giustificare i movimenti di Porto e altri soggetti in territorio di Caltanissetta". A quel punto, il pm Pacifico ha chiesto il riconoscimento fotografico di D'Onofrio a Riggio. E gli mostra un album fotografico. "Sì, D'Onofio è al numero 10", dice Riggio.
Roger d'Onofrio era un agente della Cia. Italiano di origini, nel 1983 D'Onofrio era stato coinvolto in un traffico d’armi verso il Medio Oriente. Lo 'spione' degli americani il 2 dicembre 1995 venne arrestato. L’ipotesi era che avesse svolto un ruolo nel commercio di armi dalla Croazia, fatte arrivare in Italia via Albania.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "La risoluzione del Pd, frutto di un lavoro condiviso positivo, contiene un messaggio chiaro, l'invito a rafforzare il percorso di costruzione dell'autonomia strategica dell'Europa". Lo ha detto Piero De Luca, deputato e capogruppo del Pd in commissione politiche europee, a margine della riunione dei gruppi congiunti dem sulla risoluzione Ue.
"Ribadiamo la linea chiara sulla politica estera con il pieno sostegno all'Ucraina e il rilancio di un'azione diplomatica di pace che veda protagonista l'Europa. Condanniamo la guerra commerciale dei dazi invitando ad evitare illusorie scorciatoie bilaterali, ed chiediamo al governo di avviare il percorso per raddoppiare le risorse del prossimo bilancio pluriennale europeo, così come di lavorare a nuovi investimenti con debito comune, sulla scia del Next Generation per rilanciare la competitività e difendere il nostro modello sociale di welfare".
"Abbiamo poi rivolto al Governo l'invito a promuovere investimenti congiunti necessari per realizzare l’autonomia strategica nella sicurezza comune, a coordinare le capacità industriali, a rafforzare l'interoperabilità dei sistemi difesa, verso un esercito comune. In tal senso, è importante lavorare nel corso del negoziato sul Libro bianco per cambiare gli elementi di criticità del Piano di riarmo, per condizionare tutte le spese, gli strumenti e gli investimenti alla pianificazione, allo sviluppo, all’acquisizione e alla gestione di capacità comuni per evitare riarmi nazionali privi di coordinamento, ma ponendo invece le basi per la costruzione di una vera e propria difesa europea".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Rafforzare le nostre capacità di difesa significa occuparsi di molte più cose rispetto al potenziamento degli arsenali". Occorre quindi un approccio a 360 gradi, perché "senza difesa non c'è sicurezza, senza sicurezza non c'è libertà". Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nelle comunicazioni al Senato in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "L'invio di truppe italiane in Ucraina non è mai stato all'ordine del giorno così come riteniamo che l'invio di truppe europee proposto da Francia e Regno Unito sia un'opzione molto complessa, rischiosa e poco efficace". Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nelle comunicazioni al Senato in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Poste Italiane amplia la diffusione del servizio di richiesta e rinnovo del passaporto negli uffici postali, che da oggi è attivo anche in 12 uffici di Milano, 12 di Napoli, 3 di Bergamo e in 4 comuni della provincia di Firenze. Milano, Napoli e Bergamo si aggiungono quindi a Roma, Bologna, Verona, Cagliari, Aosta, Catanzaro, Perugia, Venezia, Matera, Modena, Monza e Brianza, Reggio Calabria, Reggio Emilia, Sassari, Treviso e Vicenza dove il servizio è disponibile già da alcuni mesi. Il servizio, si legge in una nota, è stato esteso inoltre in 88 uffici postali nei Comuni della provincia di Milano, in 42 della provincia di Napoli e in 121 della provincia di Bergamo: tutti inclusi nel progetto Polis di Poste Italiane, l’iniziativa rivolta ai 6.933 Comuni al di sotto di 15 mila abitanti che permette ai cittadini l’accesso digitale ai servizi della pubblica amministrazione direttamente dagli uffici postali. In totale, sono circa 14 mila le richieste di passaporto presentate nei 388 uffici postali abilitati delle grandi città in cui è disponibile il servizio. Ad esse si aggiungono le circa 25 mila richieste presentate nei 2.052 uffici postali dei Comuni inclusi nel progetto Polis
Ottenere il rilascio o il rinnovo del passaporto è un’operazione estremamente semplice. Grazie alla Convenzione firmata tra Poste italiane, Ministero dell’Interno e Ministero delle imprese e del made in Italy, infatti, agli interessati basterà consegnare all’operatore del più vicino ufficio postale del proprio Comune un documento di identità valido, il codice fiscale, due fotografie, pagare in ufficio il bollettino per il passaporto ordinario della somma di 42,50 euro e una marca da bollo da 73,50 euro. In caso di rinnovo bisognerà consegnare anche il vecchio passaporto o la copia della denuncia di smarrimento o furto del vecchio documento. Grazie alla piattaforma tecnologica in dotazione agli uffici postali abilitati, sarà lo stesso operatore a raccogliere le informazioni e i dati biometrici del cittadino (impronte digitali e foto) inviando poi la documentazione all’ufficio di Polizia di riferimento.
Per richiedere il rilascio del passaporto negli uffici postali delle grandi città è necessaria la prenotazione che si può fare registrandosi al sito di Poste Italiane. Il nuovo passaporto potrà essere consegnato da Poste Italiane direttamente a domicilio. Negli uffici postali Polis è possibile ritirare certificati anagrafici e di stato civile, certificati previdenziali, certificati per le pratiche di volontaria giurisdizione. Ad oggi sono stati erogati già 55 mila documenti. I nuovi servizi sono forniti dagli uffici postali allo sportello, nelle sale dedicate o tramite totem digitali che permetteranno al cittadino di eseguire le richieste in modalità self.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Sulla questione immigrazione "non dimentico il nostro impegno sulle soluzione innovative, come tra tutte, in prima battuta, il protocollo Italia-Albania che il Governo è determinato a portare avanti, anche alla luce dell'interesse e del sostegno mostrato da sempre più nazioni europee. Penso sia chiaro a tutti che se nella nuova proposta di Regolamento si propone di creare centri per i rimpatrii in Paesi terzi è grazie al coraggio dell'Italia, che anche su questo ha fatto da apripista". Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nelle comunicazioni al Senato in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "La mediazione trovata nel Pd dimostra che non occorre alcun congresso: se i democratici discutono e si confrontano tra loro, si trova la sintesi migliore". Così la deputata Paola De Micheli a margine del dibattito nell’assemblea congiunta dei gruppi parlamentari Pd sul Rearm e il conseguente voto a Senato e Camera.
"Questa posizione unitaria del Pd ci rimette dentro la discussione in corso in Europa sulla difesa e sull’integrazione europea, dibattito in cui il Partito democratico deve stare e ha il compito storico di indirizzarlo, in quanto delegazione più numerosa del Partito socialista europeo. E il Pd ha anche il compito di tenere la barra dritta sulla necessità di un’Europa unita e forte e di una difesa comune europea perché, come sottolineato oggi dalla segretaria Schlein, le destre assecondano le spinte nazionaliste che sempre hanno portato verso i conflitti e non verso la pace. In questo momento il governo Meloni è senza direzione, diviso sull’Europa e incapace di essere credibile nel cuore della politica continentale”.