Stretta sulle intercettazioni, limiti alla carcerazione preventiva, separazione delle carriere dei magistrati e cambio sulla formazione dei collegi giudicanti. Le condizioni di Silvio Berlusconi per tornare al tavolo delle riforme con il Pd e pensare a un patto del Nazareno bis passano per il suo tallone d’Achille: la riforma della giustizia. Secondo quanto ricostruito dal Corriere della Sera, l’ex Cavaliere sarebbe pronto a rimettersi alle spalle il gran tradimento di febbraio dell’elezione del presidente della Repubblica a patto che Matteo Renzi sia disposto a quattro interventi mirati. Italicum, elezione diretta del Senato e altri dettagli importano poco, il leader di Forza Italia ha altre richieste in testa.

“Ipotesi giornalistiche ben argomentate”, commenta il deputato Francesco Paolo Sisto a ilfattoquotidiano.it. “A me non risulta niente del genere: Berlusconi e Renzi sono in vacanza e non ci sono stati incontri. E’ chiaro però che quelli sono temi molto sensibili per Forza Italia e che su quelli saremmo pronti a dialogare”. Smentisce la ricostruzione anche il senatore Ghedini: “Non ho mai partecipato a tavoli di questo tipo in passato, né so nulla riguardo a quelli in corso. Non mi risulta sia mai iniziata una trattativa simile”.

Nella lista in questione ci sarebbero: un intervento per limitare la pubblicazione e l’utilizzo delle conversazioni nelle indagini, tema di cui il governo ha già intenzione di occuparsi; il ricorso al carcere preventivo solo nei casi di reati considerati “gravi”; la creazione di due Consigli superiori della magistratura, uno per chi giudica e uno per chi indaga; infine un intervento sui criteri di formazione dei collegi giudicanti. Per parlarne Berlusconi chiede di organizzare un tavolo di discussione tra i due partiti, proprio come quello ai tempi del primo patto del Nazareno gestito dall’avvocato e senatore Nicolò Ghedini e dall’ex presidente della Camera Luciano Violante.

La bozza della proposta sarebbe circolata tra alcuni fedelissimi e incaricato della trattativa è, scrive il Corriere, il capogruppo azzurro al Senato Paolo Romani. In vacanza a Forte dei Marmi, abbastanza vicino geograficamente al segretario Pd per non destare troppi sospetti nei suoi spostamenti, è il portavoce incaricato di ridare il via alle danze. Berlusconi ha visto che l’aria era cambiata dopo l’elezione di Monica Maggioni alla presidenza della Rai: l’accordo tra Renzi e Fedele Confalonieri per il via libera al nome proposto a sinistra ha dimostrato che il dialogo non solo è possibile, ma serve a entrambi.

Mentre la politica sotto l’ombrellone minaccia rappresaglie e barricate al rientro in Parlamento, Renzi cerca i voti che gli serviranno per far approvare la riforma del Senato a settembre. Minoranza Pd, Sel, M5S, Lega Nord e Forza Italia hanno la possibilità di far saltare il banco se compatti chiederanno l’elezione diretta della seconda Camera e il presidente del Consiglio sa che per farcela dovrà trovare una mediazione o almeno un accordo. “Ci auguriamo un approfondimento politico di Forza Italia per recuperare un legame che serve al Paese”, ha detto il capogruppo Pd Ettore Rosato. “Aspettiamo pazienti”, ha ribadito il vicesegretario Lorenzo Guerini. I democratici guardano a Forza Italia e ignorano la sinistra Pd: gli azzurri quella riforma l’hanno già votata una volta, prima che saltasse tutto, e potrebbero essere la sponda che richiederà meno compromessi sul testo. Anche perché Berlusconi ha in mente altro.

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